CRONACA O STORIA
DELLE SETTE TRIBOLAZIONI
DELL'ORDINE DEI MINORI
   Dl
						
						ANGELO CLARENO 
						
						O DA CHIARINO
						
						Traduzione e note di 
						
						FELICIANO OLGIATI
						
						            IL
						CHRONICON seu Historia septem tribulationum ordinis minorum, scritta da Angelo
						Clareno (c. 1260/1337) tra il 1325/1330, traccia in sostanza, nei riquadri di
						sette « tribolazioni » subìte dagli « spirituali » in lotta con la « comunità
						», la storia del primo secolo francescano con colorazioni ovviamente
						partigiane, o per dire meglio «spirituali », protese verso un futuro
						adempimento delle promesse fatte da Cristo a Francesco.
						
						            Dopo
						avere recensite, in apertura, quattro biografie di Francesco ( quelle di
						Giovanni e Tommaso da Celano, di Bonaventura, di frate Leone), I'autore
						appoggia il suo discorso, oltre che a passi del Testamento e della Regola
						bollata di Francesco, a numerose testimonianze orali o scritte di compagni del
						Santo o dei loro seguaci, alcune delle quali ci sono note solo attraverso la
						sua opera, altre invece dalla Leg. per., dallo Spec., dagli  Actus-Fioretti. Notevoli soprattutto le
						citazioni dell' Intentio Regulae e dei 
						Verba s. Francisci, attribuiti a frate Leone e già trascritti dal
						Clareno nella sua Expositio Regulae fratrum minorum (ed. L. Oliger, Quaracchi
						1912). Questa attribuzione, che segue quella dell'Olivi e di Ubertino da
						Casale, mette fuori dubbio l'esistenza dei « rotuli » leonini tramandati anche
						dalla Leg. per. e dallo Spec., mentre alcune citazioni riportate sotto il nome
						di Giovanni da Celano mostrano una evidente confusione con Tommaso da Celano.
						
						            Il
						Prologo e la prima « tribolazione » del Chronicon costituiscono una specie
						di  Legenda vetus di san Francesco, già
						pubblicata sotto questo nome dal Sabatier e che successivamente M. Faloci Pulignani
						( in MF, Vl II [ 1901 ], pp. 81-119) e S. Minocchi  (La leggenda antica. Nuova fonte biografica
						di s. Francesco, Firenze 1905) hanno dimostrato essere l'originale latino di
						una leggenda in volgare. Le pagine seguenti, traducendo sostanzialmente dall'edizione
						del Chronicon curata da A Ghinato (Roma 1959) ma tenendo presente sia un
						volgarizzamento di L Malagoli (Torino 1931) che alcuni passi dell' Expositio
						Regulae del Clareno, offrono anzitutto i testi della cosiddetta Legenda vetus e
						l'inizio della seconda « tribolazione ». Per un più preciso inserimento di
						queste testimonianze, cfr. Introduzione, qui, pp. 251-259.
						
						I
						
						CIRCA LA LEGGENDA ANTICA DEL BEATO FRANCESCO
						
						2113   1. Quattro persone
						rispettabilissime hanno scritto la vita del povero ed umile uomo di Dio
						Francesco, uomini cioè illustri per scienza e santità: Giovanni e Tommaso da
						Celano, frate Bonaventura, ottavo ministro generale dopo il beato Francesco, e
						frate Leone, uomo di meravigliosa semplicità e santità, compagno dello stesso
						san  Francesco. Chi legge e medita
						diligentemente queste quattro narrazioni o vite, giungerà a conoscere in parte,
						dalle cose che legge, la vocazione, la condotta, la santità, I'innocenza, la
						vita e l'intenzione prima ed ultima dello stesso serafico uomo. 
						
						2114   Potrà
						conoscere ancora come Cristo lo amò di un amore tutto speciale e fu a lui
						benigno e familiare, purificandolo, illuminandolo e formandolo, e lo trascinò
						dietro di sé perché seguisse i suoi esempi di perfezione; e gli apparve nella
						figura di un uomo confitto alla croce e talmente lo trasformò in se stesso, che
						da allora egli non visse per sé ma tutto crocifisso con Cristo.
						
						            Infatti
						Cristo era per lui sostanza, movimento, senso, luce e vita. Alla memoria di
						lui, che portava come impressa col fuoco nell'intelletto e nell'affetto, era
						unito, e conformato a lui crocifisso e arcanamente immedesimato.
						
						            Tutto
						il suo essere, ogni desiderio, pensiero, parola e azione, li riceveva da
						Cristo; e tutto secondo lui e per amore di lui con umiltà, vigilanza e santità
						disponeva e compiva con perseveranza.
						
						2115   Cristo
						Gesù lo trovò fedele, obbediente, grato, semplice, retto e umile secondo il suo
						cuore, ed a lui rivelò la perfezione iniziale e finale della sua vita
						evangelica e della sua madre, degli apostoli e degli evangelisti; aprì
						l'orecchio di lui e l'istruì con abbondanza di operazioni celesti,
						incorruttibili e perfette, prese dimora nel suo cuore sulle sue labbra e nelle
						sue opere.
						
						2116   E gli
						disse « Prendi dalla mia mano il volume: è la legge di grazia e di umiltà, di
						povertà, pietà, carità e pace; la forma di vita, ch'io osservai con i miei
						discepoli; la regola che dà vita per una vita immacolata, per la pienezza di
						grazia, che dirige all'acquisto certo e al possesso, nel fatto e nel pensiero
						della  gloria dell'anima e innalza alle
						altezze delle realtà celesti e divine.
						
						            Questa
						io creai sostanzialmente nei santi ed offrii come forma di perfezione. Nascendo
						io nudo misteriosamente dalla Vergine, fui involto nei panni della povertà e
						deposto nel presepio dell'umiltà, dal momento che non volli trovare posto
						nell'albergo, per dimostrare attraverso questo mistero che la povertà è via
						certa per il regno dei cieli, e certificare con le opere e con le parole tutti
						gli amatori e custodi della povertà che essi sono dall'eternità costituiti dal
						Padre mio eredi e re dello stesso regno dei cieli.
						
						2117     Mandai
						davanti a me Giovanni Battista, come Elia, angelo di fortezza, profeta nello
						spirito e nella potenza, colui che indicò a dito la mia venuta e incarnazione
						lo mandai davanti alla mia faccia perché preparasse le mie strade e
						rettificasse i sentieri: a predicare la penitenza e ad insegnare la scienza
						della salvezza nella remissione dei peccati, mediante le opere e la parola,
						affinché tutti per mezzo di lui credessero in me e tutti quanti vogliono venire
						dietro di me lo avessero come guida, accompagnatore e patrono pio e certissimo
						da ora fino alla fine del mondo, nel credere, amare e osservare la perfezione
						della mia povera, mite ed umile dimora tra gli uomini e divinissima vita.
						
						            Per
						la qual cosa, volendo io offrire a quanti scelgono di venire dietro a me la
						liberazione dalle tenebre delI'errore e dalla condanna dell'eterna confusione e
						della morte e l'entrata nel regno di Dio, dopo che saranno rinati dall'acqua e
						dallo Spirito Santo, appena ebbi ricevuto da lui il battesimo in virtù dello
						Spirito Santo, fui condotto nel deserto.
						
						2118   Perché fosse d'esempio,
						ho consacrato il periodo di quaranta giorni nel digiuno, nelle veglie e nella
						preghiera, insegnando con  questo che il
						tempo della vita dei battezzati si deve tutto e perfettamente consacrare al
						culto divino, e che in questo modo i miei seguaci, per il merito della mia
						morte, vincessero il principe e rettore del mondo di queste tenebre e, morti al
						mondo e a tutte le cose del mondo, vivessero solo per Dio, cercando e gustando
						solo le cose che sono del cielo e non quelle di questa terra.
						
						2119    Ho predicato la penitenza e il regno dei
						cieli, come un messaggero veloce, vestito di una sola tonaca e di vile
						mantello, aprendo la via ai miei discepoli, camminando con loro senza denaro,
						né calzari, né borsa, né bisaccia. E non avevo dove appoggiare il capo, io che
						ho fatto i cieli, per dimostrare ai miei imitatori che il mondo e tutte le cose
						del mondo devono essere ritenute e disprezzate come perdita e sterco.
						
						2120   Passavo la notte nella
						veglia dell'orazione davanti a Dio, e di giorno insegnavo nelle sinagoghe e nel
						tempio l'odio della cupidigia, dell'avarizia, dell'ipocrisia e della menzogna,
						della superbia e di tutto ciò che è del maligno. 
						
						            E
						perché mi conoscessero e accogliessero per loro salvezza, come il Messia
						promesso ai loro padri, il Dio fatto uomo e l'Emmanuele, curavo per mia propria
						potenza tutte le malattie e le infermità, scacciavo i demoni, mondavo i
						lebbrosi, risuscitavo i morti e perdonavo i peccati. 
						
						            Quelli
						che io scelsi dal mondo, li ho resi uomini celesti con la mia parola e con
						l'esempio della mia vita povera ed umile e sopraceleste, e non ho perduto
						nessuno di loro, ma rimasero con me nelle mie prove; ed io li ho santificati e,
						sul punto di uscire dal mondo, li ho affidati al Padre, perché eran miei e non
						del mondo, ma dietro il mio esempio, avrebbero avuto vittoria in virtù dello
						Spirito, e avrebbero predicato su tutta la terra, ai Giudei e ai Gentili l'odio
						e il disprezzo del mondo per causa del mio nome, e la confessione della mia
						fede, e l'eterna gloria e l'onore del mio regno, che non è di questo mondo.
						
						2121   Ho
						confermato la mia predicazione nel mio sangue attraverso la morte di croce,
						pendendo nudo, fuori della porta (della città) in mezzo ai ladri, abbandonato
						tra oltraggi e dolori amarissimi, innumerevoli e immensi, per risollevare
						quanti sono deformati dalla superbia, dalla vanità e dalla carnalità e
						condannati alla condanna della duplice morte, riscattandoli col prezzo del mio
						sangue e la potenza della mia morte, e così fossero trasformati in infuocati
						amatori dei miei dolori, della mia croce e della mia morte vincendo se stessi,
						il mondo e il diavolo. Così, come io ho donato la mia vita per la salvezza
						degli uomini per la gloria e l'onore del Padre mio, essi, da me redenti,
						saranno in grado di donare la loro vita per la 
						gloria e l'onore del mio nome, scegliendo come mezzo la croce e morte
						mia, attraverso la quale si vince il mondo assieme al principe della morte e si
						entra in possesso ora della grazia e nel futuro della gloria. 
						
						2122  Li ho
						resi conformi alla mia morte e consociati ai miei dolori e alla mia passione
						perché potessero leggere l'inizio dell'apertura del libro della vita ed in esso
						l'iscrizione e la comunicazione della mia infinita carità, e trovare la porta
						che introduce alla chiarità della mia sapienza, e la chiave che apre gli arcani
						dello splendore delle opere, delle esortazioni, precetti, consigli dei miei
						sacramenti e delle mie promesse e la certa rivelazione della beatitudine della
						mia gloria, attraverso la quale i figli della luce e della mia grazia vengono
						separati dai figli delle tenebre e del peccato, e i cittadini del regno dai
						cittadini della Babilonia e delI'inferno ».
						
						2123   2. Questo Beniamino, cioè
						Francesco, come Paolo [che si dichiarava] il più piccolo tra i santi, ha
						conosciuto e ricevuto non dagli uomini né per mezzo di uomo, ma attraverso la
						rivelazione di Gesù Cristo, che gli appariva e in lui abitava in modo serafico e
						gli parlava come dalla croce, tutte quelle cose che ha scritto nella Regola,
						nel Testamento e nelle lettere in forma di esortazione, e che egli predicò agli
						uomini apertamente con brevi e luminosi sermoni e con la coerenza delle opere,
						ed ha perfettamente adempiuto.
						
						            Egli
						fu ripieno da tale fuoco dello Spirito Santo quando Cristo Gesù gli apparve
						come confitto alla croce, che, sulI'esempio di Cristo Gesù redentore, che nudo
						pendette dalla croce e morì in mezzo ai ladroni, si propose con fermezza di
						servire a Cristo fino alla morte, nudo e segregato dal mondo e sconosciuto a
						tutti gli uomini--come si legge di Maria Maddalena e di molti altri santi--, ed
						anche di offrirsi ai più duri supplizi e martiri per la predicazione della fede
						e la testimonianza di Cristo Gesù tra i Saraceni e gli altri infedeli.
						
						            Egli,
						rivolto a Cristo, implorava con devozione, preghiere e infiammati desideri, di
						essere illuminato e reso sicuro del suo cammino, perché ogni cosa buona e ogni
						dono di grazia ci viene dato solo per mezzo di lui e senza di lui non si può
						compiete nulla che piaccia a Dio.
						
						2124    Allora Cristo Gesù, nostro
						Salvatore gli apparve e disse: « Francesco, segui me e cerca di ricalcare le
						orme della povertà e  dell'umiltà della
						mia vita. Poiché il compimento di ogni mia promessa e perfezione di grazia e di
						gloria sta nel riprodurre la mia figura e somiglianza nei sensi, nella mente e
						negli affetti.
						
						            Se
						aderirai a me con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua
						mente e con tutte le tue forze, così che ogni tuo pensiero sia in me e di me,
						ogni tua parola venga da me e sia per me e davanti a me, e ogni tua opera sia
						sempre per me e per l'onore e la gloria del mio nome, tu sarai mio servo ed io
						sarò con te, e parlerò nella tua bocca; e chi ascolterà te, ascolterà me; e chi
						ti accoglierà, accoglierà me ; e chi ti benedirà, sarà benedetto, e chi ti
						maledirà, sarà maledetto.
						
						            Tu
						poi e tutti i tuoi frati, che io ti darò, vivendo secondo il mio esempio, come
						stranieri e pellegrini morti al mondo, fonda te stesso e la tua Regola e la tua
						vita nella povertà e nudità della mia croce, perché la sostanza di tutte le
						ricchezze comunicabili di grazia e di gloria è fondata e collocata nella
						povertà, e il beato godimento infinito dei miei beni si possiede mediante l'impegno
						sincero della mia umiltà.
						
						            Infatti
						è immensa l'altezza dell'umiltà, e nei veri amatori e possessori della povertà
						e dell'umiltà c'è il volto della mia gioia, il riposo e la dimora del mio
						compiacimento. Perciò la congregazione della tua fraternità si chiamerà
						Religione dei Minori, affinché dal nome comprendano che essi devono essere
						veracemente umili di cuore più di tutti, perché l'umiltà è il palazzo o il
						vestimento delI'onore e lode mia, essa è l'abito indossando il quale colui che
						passa da questa all'altra vita troverà aperte le porte del mio regno.
						
						2125   Io
						infatti ho domandato al Padre mio che mi concedesse in questa ultima ora un
						popolo poverello, umile, mite e mansueto, che fosse in tutto simile a me nella
						povertà e nell'umiltà e fosse felice di possedere me solo, e che io potessi
						trovare in questo popolo riposo e abitazione, come il Padre mio ha riposo e
						abitazione in me: ed egli ha riposo e dimora in me, come io rimango e riposo
						nel Padre mio e nel suo Spirito.
						
						            E
						il Padre mio mi ha dato te, assieme a tutti coloro che per mezzo tuo aderiranno
						a me con tutto il cuore e con fede non finta e carità perfetta: io li reggerò e
						pascolerò e saranno figli per me, ed io sarò loro Padre. E chi accoglierà voi,
						accoglierà me; chi perseguiterà voi, perseguiterà e disprezzerà me. Ma su
						quanti vi perseguiteranno e disprezzeranno starà il mio giudizio e su quanti vi
						accoglieranno e benediranno rimarrà la mia benedizione.
						
						            Sia
						tua regola il mio Vangelo e tua vita la mia vita. La mia croce sia il tuo
						riparo e il mio amore la tua vita; la mia morte tua speranza e resurrezione;
						gli obbrobri, le bestemmie e le derisioni rivolte contro di me, siano onore,
						benedizione e tua raccomandazione. Sia tua vita, gaudio e gloria sostenere la
						morte e i tormenti per me. Nulla voler possedere sotto il cielo, sia tua
						eredità e tua ricchezza. Tua sublimità, refrigerio con esaltazione sia
						umiliarti davanti a tutti e godere di essere afflitto e vilipeso per il mio
						nome.
						
						2126    I luoghi in cui abiteranno i frati, come
						stranieri e pellegrini per adorarmi e lodarmi saranno vili, poverelli costruiti
						con legno e fango, separati dai rumori e dalle vanità del mondo, di proprietà e
						diritti di altri, li accetteranno, dopo aver ottenuta l'obbedienza, la licenza
						e il beneplacito dei vescovi e del clero, come forestieri e pellegrini,
						dimorando in essi finché piacerà ai padroni di quei luoghi e sarà concesso dai
						vescovi, preparati sempre ad allontanarsi volentieri e con azione di grazie
						quando fosse dato invito a partire da coloro che li avevano accolti; perché
						allora saranno a me somiglianti e conformi quando intenti al mio culto,
						abiteranno nei luoghi come stranieri, predicando il mio nome con la loro vita e
						i loro costumi; e come stranieri e pellegrini, lasceranno di buon animo colui
						che li allontana, dimostrando con più evidenza con il loro atteggiamento lieto
						e umile, che nulla posseggono e nulla volevano possedere ».
						
						2127    3. Perciò nel suo Testamento,
						che fece all'avvicinarsi della morte, dice: « Dopo che il Signore mi donò dei
						fratelli e compagni, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo stesso
						Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io
						con poche parole e semplicemente lo feci scrivere, e il signor Papa me lo
						confermò ».
						
						            Proprio
						per l'osservanza pura e cattolica di questa vita scrisse, alla fine dei suoi
						giorni il suo Testamento. In esso dimostra che l'inizio della sua conversione,
						il suo crescere e la sua fine l'aveva ( tutto) ricevuto da Dio per rivelazione,
						e che talmente venerava la fede e l'obbedienza della Chiesa cattolica romana e
						di tutti i sacerdoti consacrati dalla stessa Chiesa, anche se peccatori, che se
						avesse avuto tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, non avrebbe predicato
						nelle parrocchie ove dimoravano senza la loro volontà e obbedienza. Insegna
						ancora, illuminato da Cristo, a temere, onorare e venerare coloro che
						amministrano i sacramenti della Chiesa come suoi padroni e che bisogna venerare
						e onorare sopra tutte le altre cose gli stessi sacramenti, le parole divine e
						tutti i maestri e dottori della sacra teologia; perché, dice, è attraverso il
						loro ministero che riceviamo lo spirito e la vita.
						
						2128    Dice ancora che dovevano celebrare l'ufficio
						secondo la consuetudine della Chiesa romana, e che i frati dovevano essere
						contenti di una sola tonaca, rattoppata dentro e fuori per la vera osservanza
						della povertà, e non volevano avere nulla di più, ma fossero sinceramente
						soggetti a tutti, mostrando con la vita e le opere la minorità delI'umiltà,
						lavorando manualmente per buon esempio e amore della virtù, per tenere lontano
						l'ozio e per procurare evangelicamente quanto era necessario al proprio corpo e
						ai loro fratelli. 
						
						2129    E dimostra che il ricorrere alla
						mensa del Signore e il chiedere l'elemosina di porta in porta è segno di grande
						umiltà e di ineffabile dignità e partecipazione alla stessa mensa del re della
						gloria.
						
						            Infatti
						il beato Francesco aveva appreso da Cristo che per i poveri evangelici il
						domandare l'elemosina per amore del Signore Iddio è grande dignità e onore
						incomparabile davanti a Dio e davanti agli uomini, perché nulla possiamo
						paragonare all'amore di Dio, di tutte le cose che sono state create nel cielo e
						sulla terra. Il Padre celeste ha creato per l'utilità degli uomini tutte le
						cose e per amore del suo Figlio diletto, dopo il peccato tutte sono concesse in
						elemosina sia per coloro che ne sono degni sia per gli indegni.
						
						            Perciò
						quando si domanda per amore del Signore Iddio e viene dato per amore di Cristo
						Gesù, suo Figlio, che per noi si è fatto povero per renderci ora ricchi con la
						sua povertà nella grazia e santificarci nella gloria dei beati in futuro, si
						può chiamarlo pane degli angeli piuttosto che cibo del corpo.
						
						            Questo
						dice nella sua Regola, secondo che aveva ricevuto da Cristo: « I frati non
						abbiano come proprio nulla, né casa, né luogo, né  alcun'altra cosa. E come pellegrini e
						forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vadano a
						chiedere l'elemosina con fiducia. Né c'è bisogno che si vergognino, perché il
						Signore si è fatto povero per noi in questo mondo. E questo, fratelli miei
						carissimi, il vertice di quella altissima povertà, che vi costituisce eredi e
						re del regno dei cieli, facendovi poveri di cose e ricchi di virtù. Questa sia
						la vostra porzione che vi conduce alla terra dei viventi. A questa totalmente
						uniti, fratelli carissimi, non vogliate aver altro mai in questa vita, per il
						nome del Signore nostro Gesù Cristo » .
						
						2130   Perciò
						per osservare integralmente e puramente la perfezione della evangelica povertà
						altissima a lui rivelata da Cristo, con sicurezza fermamente comanda, nella
						fortezza dello spirito di Cristo: « Dovunque sono, non osino chiedere lettera
						alcuna alla curia romana, direttamente o per interposta persona, né in favore
						di chiese o di luoghi, né col pretesto della predicazione né per la
						persecuzione dei loro corpi; ma, dovunque non saranno ricevuti, fuggano in
						altra terra a fare penitenza con la benedizione di Dio». E aggiunse, alla fine,
						che il suo Testamento non è un'altra Regola, ma una esortazione e ricordo e il
						Testamento della sua prima ed ultima intenzione, rivelatagli da Cristo, che
						egli faceva per i suoi frati benedetti, perché meglio cattolicamente
						osservassero la Regola, che avevano promesso al Signore, dal momento che
						l'osservanza cattolicamente fedele e pura della Regola, che aveva ricevuto da
						Cristo, era contenuta nella comprensione letterale del Testamento e della
						Regola.
						
						2131   Per
						questo comandò fermamente per obbedienza che non si introducessero glosse nella
						Regola e nel Testamento, dicendo: vanno intese così ma come il Signore aveva
						donato a lui di dire e scrivere la Regola e il Testamento con semplicità e
						purezza, così semplicemente e puramente, senza commento le comprendessero e le
						osservassero con sante opere sino alla fine.
						
						            Perciò
						nessuno che possieda la verità della fede e della carità di Cristo ignora
						quante cose assurde e sconvenienti contro Cristo e gli Apostoli e i loro
						discepoli e gli evangelisti e gli anacoreti e i cenobiti e i primi fondatori
						delle Chiese e degli Ordini tutti di perfezione, e ancora contro la stessa
						Chiesa romana includono per conseguenza nei loro scritti, quanti tentano di
						aggiungere o di togliere qualcosa a Francesco e alla sua Regola e al suo
						Testamento.
						
						2132   4. Fu infatti Cristo a
						lui familiare, come il Padre al suo amatissimo figlio e gli comunicò le
						disposizioni della sua volontà, e gli svelò le cose utili del momento e quelle
						necessarie e convenienti per la tribolazione futura e passata, e mostrò per
						mezzo di lui e in lui le cose che bisogna premettere e disporre nel cielo della
						Chiesa per raggiungere alla fine lo stato perfetto della contemplazione. Ma i
						suoi non lo accolsero.
						
						2133   Narravano
						infatti i suoi compagni, cioè Bernardo da Quintavalle, Egidio, Angelo, Masseo e
						Leone, che san Francesco qualche volta in segreto aveva detto a loro cinque: «
						Fratelli, sebbene io sia uomo vilissimo e indegnissima creatura di Dio,
						tuttavia, perché cresciate nella riverenza e fede della nostra  vocazione e della vita e regola promessa e
						rivelata a me dal Signore, sappiate che Cristo mostra a me la sua presenza in
						maniera così benigna e familiare, e specialmente ogni volta che grido a lui per
						utilità della nostra Religione, e tanto pienamente e chiaramente mi soddisfa in
						tutte le cose che domando per loro, che--come mi ha assicurato qualche volta lo
						stesso Signore -- soltanto a pochissimi, anzi rarissimi santi ha offerto tanta
						abbondanza della sua presenza.
						
						            Egli
						mi ha chiamato per sola sua benignità e grazia e si rivelò a me, e mi insegnò
						che impetrassi dalla Chiesa e dal signor Papa la conferma della sua vita
						immacolata. E Cristo inchinò ( verso di me) il signor Papa e i suoi fratelli i
						signori cardinali, e conobbero che ero stato mandato a loro dallo stesso
						Signore Gesù Cristo, e il Papa mi concesse tutto quanto chiedevo.
						
						            Felici
						coloro che si studiano con fedeltà e devozione di vivere secondo la loro
						vocazione e osservano fino alla fine con purezza e semplicità quello che hanno
						promesso al Signore, perché di essi è il regno dei cieli con una gloria
						speciale. Guai invece a quelli che tentano di espungere con la loro scienza
						quelle cose che egli si degnò rivelarmi per la gloria della sua grazia e
						intorno alla salvezza delle anime dei frati, perché questi privano se stessi
						della grazia e ritraggono gli altri dalla salvezza e si rendono debitori dei
						più acerbi supplizi della geenna >>.
						
						2134    Cristo non volle tenergli nascoste neppure
						quali sarebbero state le cose buone e le cattive, o le cose deboli e quelle
						forti, le cadute e gli sbagli, le molestie e le tribolazioni che sarebbero
						accorsi in seguito alla ( sua ) Religione fino alla fine.
						
						            Infatti,
						dopo quella mirabile visione e l'effetto di esso nei cuori dei singoli, quando,
						assente col corpo, si presentò ai suoi fratelli su un carro di fuoco e l'uno
						vide nuda la coscienza dell'altro, come narra il santo uomo frate Giovanni da
						Celano nella sua leggenda, ritornando tra i frati, prima di tutto li confortò a
						riguardo della visione celeste che era stata loro manifestata, poi raccontò
						loro ordinatamente gli avvenimenti che sarebbero accaduti nella Religione dopo
						di loro, e disse: «Non vi spaventi fratelli, il 
						fatto che siete pochi e semplici, perché, ecco, tra non molto tempo
						verranno ad abbracciare questa vita e la nostra Religione moltissimi, e non
						solo i semplici, ma sapienti e nobili, ricchi e poveri, secolari e chierici, e
						non solo italiani, ma francesi, spagnoli, scozzesi, inglesi, tedeschi, slavi e
						ungheresi e da tutte le altre nazioni; ed ecco già risuona nelle mie orecchie
						il rumore dei loro passi.
						
						            Siate
						dunque riconoscenti a Dio e studiatevi con tutte le forze di irrobustire e
						rendere ferma la vostra vocazione ed elezione con le opere e gli affetti,
						perché Iddio in quest'ultima ora ha posto noi idioti e disprezzabili e vili
						come primi fondatori dell'umile e povero stato finale; e perciò è anche più
						necessario che ci umiliamo e ci impegnamo nell'opera della nostra salvezza con
						timore e tremore e facciamo degni frutti di penitenza davanti a Dio, che per L
						sua sola bontà ci ha chiamati alla celeste sequela della sua vita .
						
						            E
						poiché molti saranno i chiamati, ma pochi gli eletti anche in questa Religione,
						specialmente negli ultimi giorni quando s'avvicineranno i tempi della
						tribolazione, perciò ascoltate la verità sugli avvenimenti futuri.
						
						2135   Ecco:
						ora, nel principio della Religione, I'Altissimo, dopo averci prevenuti con doni
						e grazie, ci riempirà con la dolcezza della sua benedizione e i frutti della
						carità, e come a degli invitati alla sua mensa ci nutrirà col pane della vita e
						della scienza e ci disseterà col gaudio e la letizia spirituale, e ci colmerà
						di pace facendoci gustare l'ineffabile sua pace e sapienza.
						
						            Ma
						un uomo nemico tenterà di soprasseminare la zizzania nella Religione e ne
						entreranno molti che incominceranno a vivere per se stessi e non per Cristo e
						seguiranno la prudenza della carne piuttosto che l'obbedienza della fede e
						della Regola, dando molto alla carne e poco allo spirito, accondiscendenti alle
						fragilità della natura, e, otturando le orecchie dello spirito alla grazia,
						trascureranno di far violenza a se stessi per rapire il regno di Dio. Per
						questo ci si distaccherà dalla perfezione, e la Religione declinerà e
						incominceranno a raffreddarsi nel fervore della perfetta carità. Ci saranno
						però ancora dopo di noi uomini innocenti che cammineranno fedelmente, ma
						saranno nella afflizione e nel disgusto, ricordando i primi beni e saranno
						oppressi con afflizione dai loro simili.
						
						2136    Allora, dopo questa tribolazione
						di mali e di dolori, Ci sarà un avanzamento verso cose peggiori e più amare:
						spiriti cattivi assaliranno la Religione e molti insorgeranno contro di essa,
						si moltiplicheranno nella Religione quelli che vivranno secondo la carne e la
						natura animale, lasciandosi irretire e conquistare dai piaceri e dalle cure
						della vita. Senza alcun pudore si getteranno alla ricerca del denaro, a far
						incetta di testamenti e di legati e per conseguenza ad abbandonarsi alle liti,
						e si allontaneranno dalI'amore della santa povertà e umiltà, e perseguiteranno
						con l'odio e l'afflizione quelli che a loro si opporranno. E perciò le loro
						parole e le loro opere saranno dentro e fuori molto amare .
						
						            Infatti,
						all'interno si allontaneranno dalla povertà, dalI'umiltà e dall'orazione,
						applicandosi ambiziosamente alla scienza e all'insegnamento e metteranno le
						parole davanti alle virtù e la scienza avanti alla santità e la fastosità e
						l'arroganza avanti all'umiltà, e accusando quanti li contraddicono, diranno,
						parlando con frode, che è un atto di religione riempirli di confusione e
						opprimerli, e sbandiereranno dalla riverenza verso di loro agendo contro
						l'umiltà di loro.
						
						            Metteranno
						turbamento tra i chierici e si allontaneranno dalla riverenza verso di loro
						agendo contro l'umiltà che hanno promesso e, per la loro avidità,
						scandalizzeranno i secolari e offriranno esempi di leggerezza e di vanità con i
						cambiamenti di luoghi e la costruzione di edifici curiosi e sontuosi. Si
						dilanieranno e mangeranno a vicenda; aspireranno alle cariche ecclesiastiche e
						gareggeranno tra loro per essere e apparire superiori. Quanti poi si
						preoccuperanno di essere fedeli all'umiltà e si sforzeranno di inalzarsi alle
						cose celesti mediante la pura osservanza delle cose promesse, li copriranno di
						disprezzo come malati di mente e li svillaneggeranno come persone inutili e di
						nessun conto; saranno invece pieni di ammirazione ed esalteranno quanti
						cercheranno e sapranno le cose grandi e intoneranno lodi alla loro prudenza. 
						
						2137    Allora, dopo queste
						cose, la loro presenza e la loro vita diverrà amarissima e insopportabile a
						tutti: si copriranno di confusione, si perseguiteranno e diffameranno
						vicendevolmente, e non si potrà più tenere nascosto il fetore della loro
						presenza. Allora la Religione, cara a Dio, tanto sarà diffamata dai cattivi
						esempi, che i buoni avranno vergogna di comparire in pubblico. Allora ogni uomo
						cattivo rovescerà il fetore della sua malizia contro i frati, e incomincerà a
						scusare e reputare da poco le sue scelleratezze, mettendole a confronto con le
						opere dei frati, e dirà: --cose ben peggiori faranno e fanno i frati! Pochi
						saranno quelli che si convertiranno con tutto il cuore a Cristo e
						all'osservanza della loro vocazione in mezzo alle molte tribolazioni e
						contraddizioni. 
						
						            I
						novizi poi, che entreranno nella Religione in quei tempi, trovandosi senza
						l'esempio e la guida dei più anziani, si stupiranno per le cose che vedranno e
						si raffredderanno nei desideri salutari e nelle opere della grazia e si
						volteranno indietro ( = abbandoneranno questa vita). Alcuni di loro però
						grideranno a Cristo nelle loro orazioni, e sebbene privi della guida dei
						maestri, saranno prevenuti dal Signore con eccellenti doni di grazia e
						benedizioni e saranno portati al culmine della più alta perfezione. 
						
						            Alla
						fine capiterà a loro quello che suole accadere ai pescatori, i quali gettano la
						rete in mare e, catturata gran quantità di pesci cattivi e piccola porzione di
						pesci buoni, questa tirano a riva e scelgono i pesci buoni e li mettono
						nei  loro vasi e i cattivi invece li
						rovesciano lontani e li abbandonano sul lido preda degli uccelli ». 
						
						            E
						questo già avvenne a questa Religione in questi tempi.
						
						2138    5. Passati pochi giorni, e
						avendo raggiunto il numero di dodici compagni, di nuovo gli apparve Cristo e
						gli disse: « Scrivi la vita che io ti ho rivelato e presentandola al mio
						Vicario, chiedigli, in nome mio, che ti sia confermata, per te e per i tuoi
						compagni e per quanti vorranno viverla. Quelli che la riceveranno con devozione
						e umiltà e l'osserveranno con semplicità e fedeltà, saranno partecipi dello
						spirito di vita e rivestiti della luce del mio splendore. Quelli invece che la
						disprezzeranno, saranno avvolti di oscurità e tenebre e saranno tanto peggiori
						degli altri uomini, quanto sono caduti da uno stato e vocazione più sublime ».
						
						            E
						poiché sembrava al sommo Pontefice che quelle cose che egli domandava fossero
						troppo ardue e quasi impossibili, li esortava a scegliere uno degli Ordini e
						delle Regole già approvate. Ma Francesco, sostenendo d'essere stato inviato da
						Cristo per domandare quella vita e non un'altra rimase fermo nella sua domanda.
						Allora il cardinale Giovanni di San Paolo, vescovo di Sabina, e il cardinale
						Ugolino, vescovo di Ostia, mossi dallo Spirito di Dio, assistettero san
						Francesco e proposero molti argomenti valevoli ed efficaci in favore della sua
						petizione davanti al sommo Pontefice e ai cardinali.
						
						2139     Frattanto, nella notte seguente,
						il sommo Pontefice vide in sogno un certo uomo povero, somigliantissimo a san
						Francesco, che adattava le sue spalle contro la basilica lateranense che, molto
						inclinata, era in procinto di cadere, e virilmente la rimetteva dritta. Il
						giorno dopo, san Francesco, ammaestrato dallo Spirito di Cristo, espose al Papa
						la parabola della donna povera e bella, che aveva concepito e generato dei
						figli molto somiglianti al re e li aveva educati nel deserto, e che il re, ripassando
						di là dopo molto tempo, riconobbe come suoi figli e li volle alla sua mensa e
						li costituì eredi e re del suo regno.
						
						            Comprese
						il sommo Pontefice che quanto gli era richiesto non veniva da un uomo ma da
						Cristo e, rendendo grazie a Dio, concedette le cose domandate e con la sua
						autorità li costituì predicatori del Vangelo e promise che, in seguito, avrebbe
						concesso generosamente e volentieri le cose che avessero domandato.
						
						2140    Ottenuta la conferma della
						Regola, mentre ritornavano, --era già passata l'ora della refe~ione, ed essi
						erano stanchi per la fatica e deboli, e non c'era nessuna abitazione nelle
						vicinanze --, comparve all'improvviso un giovane grazioso che si accompagnò a
						loro lungo il cammino Diede loro il pane che portava e molte cose disse della
						perfezione della vita evangelica di Cristo, infiammandoli con la forza delle
						sue parole di un grandissimo ardore di carità; poi all'improvviso disparve dai
						loro occhi, dopo aver fatto convergere lo stupore della loro mente
						nell'ammirazione per le sue parole, e li lasciò accesi del vivificante amore di
						Cristo.
						
						            Riconobbero
						tutti insieme che era certamente un angelo di Dio colui che aveva loro offerto
						dei pani e li aveva rifocillati nel corpo e nello spirito, e resero immense
						grazie a Dio per il dono e beneficio.
						
						            In
						fervore di spirito tutti insieme si prostrarono in ginocchio e erigendo verso
						di lui gli affetti dei loro cuori, promettono e giurano che mai si sarebbero
						allontanati dalla promessa della santa povertà, per nessuna angustia o
						tribolazione.
						
						            Conobbero
						infatti, attraverso quella Provvidenza divina e quei sermoni angelici, che il
						Signore ha cura dei corpi e delle anime dei suoi, più di quanto ne abbia una
						madre per il suo figlio, e prima ancora della cura che ha del cielo e della
						terra. Conobbero ancora che è impossibile che Dio non si prenda cura delle
						necessità dei suoi servi e non ascolti le preghiere dei poveri e non compia i
						santi desideri che egli stesso ispira. 
						
						2141    Lo stesso Cristo
						infatti ha detto: Non ti lascerò né ti abbandonerò, e ancora: Non temere,
						piccolo gregge, perché è piaciuto al Padre vostro di dare a voi il regno;
						quanto più le cose di cui avete bisogno per la vita.
						
						            Diceva
						infatti san Francesco che l'onnipotenza di Dio si manifesta e risplende nella
						fede e nella pazienza dei santi, perché è per la fede che siamo salvati e tutte
						le opere di Dio sono nella fede e senza fede è impossibile piacere a Dio;
						perché colui che dubita della Provvidenza divina--come sta scritto--è simile al
						flutto del mare che viene mosso e portato qua e là dal vento. Non pensi un uomo
						tale di ricevere qualcosa la Dio. è un animo indeciso e instabile in tutti i
						suoi disegni.
						
						            Tutto
						è possibile a chi crede, e le cose che sono dure, diventano dolci e leggere a
						chi ama.
						
						 2142   Infatti gli apostoli, i martiri e quei padri
						che stavano nudi per Iddio, vivevano non per sé ma per la fede e la carità di
						Cristo, tenendo davanti agli occhi gli esempi di Cristo in testimonianza e
						quasi nube d'eterna consolazione. Essi andarono raminghi, coperti di pelli di
						pecora o di capra privi di tutto, angustiati, maltrattati, uomini dei quali ii
						mondo non era degno. Tutti i santi, quanti tormenti hanno subito per poter
						pervenire sicuri al regno con la palma del martirio! Infatti comunicare alle
						sofferenze di Cristo, essere abbandonati alle condanne, infermità, penurie e
						alle persecuzioni dei demoni e degli uomini, ed essere messi alla prova ed
						esaminati nella fornace della tribolazione, come attraverso il fuoco, è
						diventare attraverso la pazienza degni della ammirazione dei santi che regnano
						con Cristo nel regno dei cieli. Allora infatti siamo prevenuti dal Signore con
						gaudi e immensi doni e benefici dello Spirito, quando siamo afflitti e tentati
						per un breve tempo affinché, provati per mezzo della pazienza, perveniamo a Cristo
						con la palma del martirio.
						
						            Quando
						a motivo dell'osservanza dell'obbedienza, della povertà e della castità viviamo
						santamente e da giusti, incorriamo nella penuria di cose, nelle malattie e
						nella morte, guardando a lui che anzicché il gaudio che gli stava davanti,
						preferì sostenere la croce, senza curarsi della ignominia, è giusto che siamo
						pieni di gioia. Così si allietano quelli che conseguono la vittoria sui loro
						avversari e trovano quelle cose preziose che così a lungo hanno cercato e
						desiderato. Allora infatti ciascuno dei santi si riveste della dignità e della
						bellezza della incorruttibile ed eterna gloria,--mentre è ancora collocato nel
						luogo e tra le brame dei beni e delle cose periture--, quando per l'imitazione
						e confessione della vita di Cristo muore completamente ai vizi e alle
						concupiscenze, desideroso di essere liberato dal corpo e passare a lui
						attraverso i supplizi e i tormenti, a lui che per noi sostenne la passione e la
						morte di croce, mentre eravamo nemici di Dio e servi del peccato e degnissimi
						della morte eterna.
						
						2143    Cristo Gesù infatti operava nel suo servo
						Francesco le stesse meraviglie che tra i primi santi, e dietro il profumo della
						sua vita correvano molti dei suoi compagni ed erano trascinati dallo spirito di
						Cristo ad amare le cose celesti e ad operare efficacemente la virtù.
						
						            Infatti,
						ferventi nello spirito, predicavano il Vangelo di Cristo con le opere e con la
						parola, erano trasformati i cuori dei viventi e per confermare la vita e la
						predicazione dei suoi, Cristo ogni giorno moltiplicava segni e miracoli per
						mezzo di Francesco; e così, concepito lo spirito di Dio, disprezzavano il mondo
						con le sue concupiscenze; e, vendendo, secondo il consiglio di Cristo, tutto
						quanto avevano e distribuendolo ai poveri, si univano col cuore e con l'abito
						alla povertà di Cristo.
						
						2144     6. In
						breve tempo cresce il numero dei frati e vengono distribuiti nelle varie
						province della cristianità sotto ministri e custodi.
						
						            Ma
						poiché non è una impresa da poco farsi discepoli della vita di Cristo e attuare
						tutto quello che esige una professione tanto alta, molti sono quelli che
						cominciano a fare il bene, ma pochi e i soli perfetti perseverano fino alla
						fine. Infatti mortificare i sensi, far tacere la lingua e il cuore secondo il
						consiglio evangelico e offrire continuamente il corpo e l'anima a Dio a
						somiglianza di Cristo e dirigere e compiere tutte le azioni interiori ed
						esteriori secondo la volontà del beneplacito di Dio ed avere in essi la
						pazienza fino alla fine, tutto questo viene da un dono di Dio, ma non senza
						grande impegno, e si dirige e si conserva, per dir così, con sudore di sangue e
						comunicando ai dolori della croce.
						
						            Grande
						è infatti la nostra fragilità e facilmente ci voltiamo tutti alla sensualità, e
						la prudenza della carne, nascosta sotto il mantello della discrezione, come
						impeto di spirito veemente ci sospinge validamente ad esse, che sono come
						catene di ferro e un carcere di bronzo, strappandoci il consenso alla fragilità
						e la sequela della sensualità. Chi le segue non ha parte della sorte dei santi.
						E per questo che il primo uomo pensò all'inizio alla sua rovina e si ravvolse
						nei pessimi mali dell'amore e compiacenza di se stesso.
						
						2145   Col pretesto della
						discrezione, cominciarono a guardarsi attorno, e alcuni più intelligenti fra
						loro suggerivano ai più semplici, che era più sicuro e utile prendere dagli
						altri esempi di vita religiosa e, non badando alla colpa della loro
						presunzione, infedeltà e disobbedienza, trascinandosi dietro altri con la
						parola e le opere, provavano il sapore delle cose contrarie a Cristo, al
						fondatore e alla Regola promessa.
						
						            Queste
						cose giunsero all'orecchio del loro Padre. Ed egli, colpendo quelli che
						compivano queste cose con duri rimproveri, rivolto a  Cristo pregava per il loro ravvedimento .
						
						2146    Ed ecco, mentre pregava, gli
						apparve un angelo del Signore, sotto forma e aspetto meraviglioso. La sua  testa era d'oro, le braccia e il petto
						d'argento, il ventre di bronzo, le gambe di ferro, i piedi parte di ferro e parte
						di argilla; ma le sue spalle erano coperte di un sacco vile e aspro. E l'angelo
						mostrava a Francesco un certo rossore per quella copertura di sacco. Francesco
						fu pieno di stupore davanti a questa visione.
						
						            E
						l'angelo gli disse: « Perché ti stupisci e ti meravigli? Questa forma nella
						quale sono stato mandato ad apparire a te, significa l'inizio, lo sviluppo e la
						fine, che avrà la tua Religione fino al parto e alla riforma della vita di
						Cristo e dello stato ecclesiastico.
						
						            Tu,
						con tutti i tuoi compagni, che portate inscritto nel cuore Cristo e la sua
						morte e con tutto il cuore amate seguire le sue orme e nulla volete mai
						possedere sotto il cielo per amore di lui, siete la testa d'oro. Ma come ad
						Abramo fu promessa la successione del suo seme non in Ismaele ma in Isacco,
						così tu non avrai una successione in coloro che sono figli solo di nome e nella
						carne, ma nei figli dello spirito, per le opere e la verità.
						
						            Abbandoneranno
						infatti lo stato della aurea vita umile e povera, che non ha nulla e nulla
						vuole possedere e cerca e ama soltanto Cristo, e, messa da parte l'orazione e
						la devozione, si volgeranno alla scienza che gonfia e allo studio
						dell'insegnamento e a raccogliere gran quantità di libri, adducendo come motivo
						l'edificazione del prossimo e la salvezza delle anime, e poiché metteranno le
						parole davanti alle virtù e la scienza davanti alla santità, rimarranno
						interiormente freddi, e così sarà compiuta la tramutazione dell'oro
						nell'argento freddo e poroso.
						
						            E
						poiché parleranno molto, poco operando, incominceranno a calpestare la solidità
						della vita umile e della fondamentale loro sostanza, cioè la verità della
						povertà, caricandosi di cure e preoccupazioni distraenti, cambieranno l'argento
						in bronzo, né più si preoccuperanno di tornare al bene di prima cioè al fervore
						del desiderio celeste Tuttavia simuleranno costumi religiosi e umili e di
						grande santità ma dentro si vestiranno di ipocrisia e ambiranno le lodi e g,li
						onori, volendo apparire e non piuttosto essere, migliori e più santi degli
						altri tutti. Così precipiteranno verso cose peggiori, e con grande loro
						detrimento, quasi mercanti incapaci, trasferendo con l'ipocrisia l'argento
						delI'eloquenza e il fatto della scienza in una simulazione d'oro faranno tutte
						le loro opere per carpire la lode degli uomini. Ma poiché la loro simulazione e
						ipocrisia non potrà rimanere a lungo nascosta quando apparirà scopertamente,
						sentendosi svilire davanti agli occhi dei lodatori e diventare sempre più
						brutti giorno dopo giorno, essi incominceranno a riempirsi d'ira e di
						indignazione contro di loro e a perseguitare quelli ai quali troppo avevano
						cercato di piacere, e andranno alla ricerca di occasioni per recare afflizione
						a coloro che avranno smesso di portare loro riverenza e stima, così
						tramuteranno il bronzo risonante e fulvo nel ferro duro e aspro. Mutati nella
						natura del ferro, saranno pronti e audaci non solamente nel vendicare se stessi
						ma anche veloci nel ricorrere al male per (vendicare) le ingiurie loro fatte e
						fragili e pusillanimi e del tutto impazienti a sopportare le ingiurie che
						vengono loro fatte. 
						
						            E
						come il ferro che vedi mescolato con la creta nei miei piedi, così alla fine i
						frati saranno veloci e crudeli nell'infliggere il male agli altri, ma
						impazienti e fragili nel tollerarlo, come la creta. E così quelli che al
						principio erano rivestiti dell'oro puro della carità di Cristo, alla fine dei
						giorni saranno giudicati come vasi di creta, quando la Religione da te fondata
						arriverà alla sua mèta. 
						
						            Ma
						questo sacco, col quale sono coperto e del quale mostro di arrossire, è la
						viltà e l'austerità della povertà che i frati hanno promesso al Signore di
						portare con gioia e letizia. Ma, lasciata da parte la carità iniziale, con la
						quale, uniti a Dio, sentivano che il possedere e conservare in tutto
						l'abiezione dell'umiltà e della povertà era caparra dell'onore celeste e pegno
						della gloria eterna, rifuggiranno interiormente dal portare le fatiche e le
						scomodità della povertà, ed esteriormente la porteranno solo in apparenza e a
						parole con rossore ».
						
						2147     7. Dette queste parole, I'angelo
						partì da lui, ed egli, pieno il cuore di tristezza, cominciò a lamentarsi
						angosciosamente col Signore per le cose che aveva visto e udito Allora gli
						apparve il Cristo, e gli disse: « Perché tanto ti turbi e rattristi, Francesco?
						Io ti ho chiamato dal mondo idiota, infermo e semplice per manifestare in te la
						mia sapienza e la mia potenza e perché si riferisse al mio nome il bene che per
						mezzo tuo sarebbe iniziato e compiuto nella Chiesa e nella tua Religione. -- Io
						ti ho chiamato dal mondo, mentre stavi nei peccati e ti ho illuminato e
						ammaestrato a prendere sopra di te il giogo soave della mia vita e a portarlo
						umilmente, ed io per te custodirò e conserverò quello che per mezzo tuo ho
						fondato e piantato; raddrizzerò quello che è cadente e riparerò quello che è
						distrutto e metterò altri al posto di quelli che cadono, al punto che  se non fossero nati li farò nascere, e che se
						anche la tua religione si riducesse al numero di tre soli frati, tuttavia
						rimarrà stabile fino alla fine del mondo per mio dono.
						
						            E
						come non venne meno la mia parola, perché i Giudei non mi accettarono, ed anzi
						perseguitarono ed uccisero i miei discepoli, poiché i resti della mia elezione
						furono salvati e saranno salvati e il mio nome è magnificato tra i popoli, così
						l'effetto principale e il frutto della promessa e della mia intenzione, che
						volli attuare per tuo mezzo, non potrà impedirlo né distruggerlo, nell'ultima
						ora, nessuna umana o satanica opposizione».
						
						2148   Il suo
						spirito fu consolato nelle parole di Cristo. E perché i frati fossero
						inescusabili davanti a Dio, compiva in se stesso quello che predicava ai frati
						e confermava con I'esempio delle opere quello che insegnava con le parole.
						Infatti li infiammava alla pura osservanza della Regola a lui rivelata dal
						Signore, e sotto i loro occhi Cristo moltiplicava per mezzo di lui i prodigi e
						i segni per accrescere in loro la  fede e
						l'amore della sua vita e della Regola promessa e renderli robusti nell'odio a
						quanto si opponeva ad essa. 
						
						2149     Allora Cristo Gesù mandò a lui il suo angelo
						sotto forma fulgidissima, mentre era nello speco di Sant'Urbano e gli rivelò i
						privilegi, ossia le grazie singolari che avrebbe donato dal cielo a coloro che
						avessero amato e osservato la Regola sino alla fine e lo rincuorò ad annunciare
						ai frati la gloria speciale che Cristo ha preparato nei cieli per coloro che
						adempiono fedelmente e devotamente quella Regola e vita, e la beata elevazione
						al regno senza l'ostacolo delle pene del purgatorio, e le illustri e luminose
						dimore con gli apostoli di Cristo e, durante l'esilio di questo pellegrinaggio,
						la difesa e protezione speciale dalle insidie dei demoni e dalla caduta nel
						peccato mortale e la gioconda e cristiforme abitazione di Cristo e dello
						spirito di lui nelle anime e nei corpi di quanti l'osserveranno puramente e
						fedelmente; per quelli che muoiono nella Religione con l'abito dell'umiltà e
						della povertà, il perdono dei peccati e delle omissioni in virtù di quel segno
						e della corrispondenza di esso alla verità, nella quale alla fine furono
						trovati ed ebbero una fine di misericordia. Ancora, per quelli che hanno
						devozione e sentimento religioso verso coloro che vivono la nostra Regola, e li
						ricevono piamente e sovvengono benignamente alle loro necessità, I'aumento dei
						beni di grazia, la liberazione dalle avversità e la liberazione dai peccati e
						alla fine la misericordia e il refrigerio dell'eterna pace, se li ascolteranno
						e persevereranno nella incominciata riverenza e amore fino alla fine. A quelli
						poi che perseguitano e contraddicono e odiano loro e la loro Religione e vita,
						nel presente la cecità della mente per la privazione della grazia, la
						permanenza nei peccati, I'amarezza del cuore e l'empietà e, se non si
						pentiranno e ravvederanno, verrà sopra di loro, assieme alla morte, la
						maledizione di Cristo e la dannazione eterna.
						
						2150    8. Pertanto, ammaestrato da Cristo e dal suo
						celeste angelo, per la virtù dello Spirito Santo, Francesco annunciava ai frati
						l'incomparabile dignità e l'arcana gloria e sublimità della imitazione umile e
						povera della vita di Cristo, con segni ed opere numerose; e con quel vivo ed
						efficace sermone i retti di cuore erano infiammati ad attuare puramente la vita
						abbracciata e si rassodavano nella riverenza verso la Regola promessa.
						
						2151    Egli poi, a quelli che sentiva
						perfetti nell'amore di Cristo, apriva i secreti del suo cuore, ricevuti
						direttamente da Cristo e insegnava che l'amore e l'osservanza fedele e piena
						della povertà e dell'umiltà di Cristo è il fondamento, la sostanza e la radice
						della vita evangelica e della Regola a lui rivelata da Cristo: quella povertà
						ed umiltà che Cristo, il Figlio di Dio, consacrò: egli che è nato in una grotta
						da madre povera, che è stato deposto nel presepio, involto in pannicelli,
						perché non c'era posto per lui nell'albergo; e poi circonciso e offerto, e
						fuggì in Egitto e poi ritornando abitò a Nazaret, mendicando per tre giorni, e
						poi digiunò, predicò, morì, fu sepolto in un sepolcro altrui e risorse da
						morte.
						
						            Questa,
						diceva, è radice dell'obbedienza, madre della rinuncia, morte del compiacimento
						di sé e dell'avidità e dell'avarizia, obbedienza della fede, costruzione della
						speranza, dimostrazione dell'umiltà, prova e genitrice della pace di Dio, che
						supera ogni senso.
						
						            E
						diceva ai frati: « Se si sottrae alla Religione il fondamento della povertà,
						Cristo mi ha assicurato che si sprofonda vilmente e miserabilmente. E infatti
						mediante l'osservanza e il legame dell'umile povertà che tutta la Religione è
						consacrata singolarmente al culto della carità e della croce di Cristo; questa
						Religione, che è stata scelta per accogliere spiritualmente e generare Cristo
						Gesù nelI'albergo della Chiesa alla fine dei giorni, come una nuova vergine
						Maria nello spirito, e per promettere, amare e osservare di non possedere nulla
						sopra la terra; e quanti amano e osservano tutto questo, portano con riverenza
						e umiltà Cristo Gesù e il suo spirito e perseverano fino alla fine ed escono
						sicuri da questa vita con la certezza del regno dei cieli ».
						
						2152   Per
						questa ragione voleva che tutti avessero con sé la Regola, tutti la
						conoscessero, e, soprattutto, che morissero con essa.
						
						            Non
						dimentico di questa esortazione quel santo frate minore, che sempre portava una
						lorica sulla carne, quando a motivo della predicazione della fede e della
						costanza nella sua confessione, sentì pronunciare alla fine contro di sé dai
						Saraceni la sentenza di morte, prendendo tra le mani la Regola che sempre
						portava nascosta ed alzando verso il cielo le mani con la Regola, disse « Nelle
						tue mani, Signore Gesù Cristo, affido il mio spirito. E se, come uomo, in
						qualche punto ho peccato contro di essa, tu, che tutti ami, perdona
						misericordioso >>. E pronunciate queste parole gli fu troncato il capo e
						se ne andò al Signore, con la palma del martirio .
						
						2153   Il beato
						Francesco diceva che questa Regola è il legno della vita, il frutto della
						sapienza, la fonte del paradiso, l'arca della salvezza, la scala che ascende
						nel cielo, il patto di eterna alleanza, il Vangelo del regno e il breve
						discorso che il Signore tenne sulla terra con i suoi discepoli.
						
						            E
						diceva che attraverso essa i suoi frati potevano trovare il vero riposo delle
						anime e dei corpi, e sperimentare la beata dolcezza della soavità e leggerezza
						del peso e giogo di Cristo, e portare su in cielo questo peso.
						
						II.
						
						PRIMA TRIBOLAZIONE O PERSECUZIONE 
						
						DELL' ORDINE DEL BEATO FRANCESCO
						
						2154    1. Quando ebbe finalmente ben
						ordinati e infiammati i frati, e li ebbe consolidati e confermati, con divine
						parole ed esempi, per quanto era in suo potere, a riverire e ad osservare
						puramente e fedelmente la vita della perfezione promessa, il beato Francesco,
						spinto dal fervore della carità serafica per la quale era tutto attratto in
						Cristo, desiderando ardentemente di offrirsi a Dio come ostia viva attraverso
						la fiamma del martirio, per ben tre volte intraprese il viaggio verso le parti
						degli Infedeli. Ma per due volte ne fu impedito da divina disposizione, volendo
						Dio provare più pienamente la fiamma del suo fervore. La terza volta, dopo aver
						subito molti obbrobri, catene, battiture e fatiche, fu condotto, per volontà di
						Cristo, davanti al Sultano di Babilonia .
						
						            Stando
						alla sua presenza, tutto ardente del fuoco dello Spirito Santo, annunciò a lui
						con tanta forza e con una predicazione così viva ed efficace Cristo Gesù e la
						fede del suo Vangelo, che il  Sultano e
						tutti i presenti furono pieni di ammirazione. Infatti, per la potenza delle
						parole, che Cristo parlava in lui, il Sultano, convertito a mansuetudine
						volentieri prestava ascolto alle sue parole, contro il divieto della sue legge
						nefanda, e lo invitò con insistenza a prolungare la sua permanenza nella sua
						terra, e diede ordine che lui e tutti i suoi frati potessero liberamente
						recarsi al sepolcro di Cristo, senza pagare nessun tributo.
						
						 2155    2.   
						Frattanto, mentre il pastore è lontano, il lupo rapace tenta di rapire e
						disperdere il gregge, e ad aprirgli la porta dell ovile sono proprio coloro che
						più degli altri erano tenuti ad opporsi al suo assalto e a guardarsi dalle
						insidie di lui. Infatti, proprio coloro che erano superiori e sembravano i più
						prudenti e intelligenti, voltatisi al compiacimento verso le loro idee, e
						coprendo sotto figura di discrezione la più profonda tiepidezza e infedeltà,
						incominciarono a insegnare astutamente con parole ed opere una maniera di vita
						diversa da quella consegnata ad essi e suggerita dal cielo al pastore,
						avvallandola con detti della Scrittura e con gli esempi di altri religiosi. Non
						capivano che attraverso questa umana prudenza, definita morte dagli apostoli,
						scavavano la fossa del precipizio a se stessi e fabbricavano il laccio dell'idolatria
						e l'allontanamento dalla vetta della perfezione promessa. 
						
						            Giudicavano
						infatti cosa impossibile quasi, e pericolosa e stolta, imitare e seguire nella
						semplicità e nell'obbedienza quel Cristo, che in Francesco e per mezzo di
						Francesco aveva parlato e manifestato la via della vita. E come i figli di
						Israele, dopo l'esodo dall'Egitto e il passaggio del Mar  Rosso si erano voltati all'incredulità e al
						compiacimento  della propria sufficienza,
						reputando un nulla tutte le meraviglie che avevano sperimentato e visto e
						udito, mentre Dio  operava e parlava loro
						per mezzo di Mosé. così costoro, dopo che avevano abbandonato il mondo,
						rinnegato la propria  volontà e
						abbracciato la vita evangelica della croce, cercavano di persuadere che seguire
						Cristo nell'umiltà e nell'obbedienza, quel Cristo che parlava e operava
						attraverso Francesco, I'uomo mandato a loro dal cielo, era una cosa per niente
						affatto utile a se stessi e agli altri; e perciò giudicarono necessario e
						giusto e perfino meritorio, trascinare dietro di sé coloro che camminavano
						nella semplicità e nella fedeltà.
						
						2156     La loro presunzione e audacia
						crebbe a tal punto che, quando san Francesco partì per le regioni d'oltremare
						per visitare i luoghi santi, predicare la fede di Cristo agli infedeli e guadagnarsi
						la corona del martirio, come abbiamo detto, in molte province trattarono così
						duramente e crudelmente quanti resistevano ai loro tentativi e alle loro
						affermazioni e volevano stare attaccati tenacemente agli insegnamenti e agli
						esempi dei loro padri, che non solo li affliggevano con penitenze ingiuste, ma
						anche li scacciavano dalla loro compagnia e comunione, come uomini di dubbia
						fede.
						
						            Per
						la qual cosa molti, e particolarmente i ferventi nello spirito, non venivano da
						loro ricevuti, come uomini disobbedienti, a differenza degli altri; e perciò,
						questi, lasciando luogo al furore, vagavano dispersi e pellegrini qua e là,
						piangendo l'assenza del loro pastore e direttore, e implorando dal Signore con
						molte lacrime e continue orazioni il suo ritorno.
						
						2157    
						 Dio guardò dall'alto le
						loro suppliche e i loro desideri e, condiscendendo benigno alle loro
						afflizioni, dopo che Francesco ebbe predicato al Sultano ed ai suoi principi,
						gli apparve e gli disse: «Francesco, ritorna, perché il gregge dei poveri tuoi frati,
						che hai radunato nel mio nome, è già disperso, cammina fuori strada ed ha
						bisogno della tua guida perché si unisca, rafforzi e cresca. Hanno già
						cominciato a deviare da  quella via di
						perfezione che hai tracciato ad essi, e non stanno più fermi nel santo amore e
						nella pratica della carità, umiltà e povertà e nella innocenza della semplicità
						nella quale li hai piantati e fondati ».
						
						            Dopo
						questa apparizione, fatto visita al sepolcro di Cristo, tornò prestamente nella
						terra dei cristiani. Ritrovò il suo gregge disperso, come gli aveva detto il
						Signore, non più unito come egli l'aveva lasciato e, ricercandolo con tanta
						fatica e lacrime, lo radunò.
						
						2158    2. Appena coloro che erano afflitti, seppero
						del suo ritorno, con sollecitudine e grande desiderio e immensa gioia del
						cuore, si recano da lui e, rendendo grazie a Dio, prostrati ai suoi piedi, si
						stringono attorno alle orme del pastore tanto a lungo atteso.
						
						            Egli esorta i pusillanimi, consola
						gli afflitti, corregge gli inquieti, rimprovera la colpa di coloro che li
						avevano dispersi e congiunge nella carità i dispersi e coloro che li avevano
						dispersi, e gli uni e gli altri con esortazioni e ammonizioni rianima e
						infiamma a sostenere con letizia non solo le cose leggere, ma anche le più dure
						e perfino la morte per Cristo e per l'osservanza della Regola.
						
						2159     Certamente tutti erano pieni di ammirazione
						per le parole di grazia che uscivano dalle sue labbra, ed osservando la
						perfezione della sua vita e i segni e miracoli senza numero, che Dio operava
						ogni giorno per mezzo di lui, si stupivano. Quelli poi che preferivano la
						propria prudenza carnale alle sue esortazioni e ammonizioni, non potevano
						resistergli pubblicamente o dire ragionevolmente cose contrarie alle sue
						parole. Perciò tacevano, e tutti, all'apparenza, lo seguivano con riverenza e
						gli ubbidivano: ma alcuni con cuore puro e coscienza buona e fede non finta,
						altri invece per prudenza umana e per necessità del voto e non spontaneamente,
						ma per timore di incorrere in una nota di infamia agli occhi dei secolari, e
						specialmente dei prelati. Ma tenevano sempre fisso nel segreto dell'anima il
						proposito di governare sé e gli altri secondo le proprie idee, non appena fosse
						giunto il momento favorevole, e discostarsi con prudenza dalla intenzione e
						volontà del fondatore salvando il proprio onore, fama e santità. Avevano paura
						di lui e si umiliavano davanti a lui, dimostrando, esteriormente con parole ed
						opere, una familiarità e devozione fino eccessive. E in questo modo coprivano
						col manto della santità di lui, i segreti delle loro intenzioni.
						
						            Sapevano infatti che il padre della
						cristianità, il sommo Pontefice, ed i suoi fratelli cardinali, avevano grande
						riverenza e amore speciale per lui e, a motivo dei meriti della sua santità, lo
						seguivano con larghi favori e lo veneravano con affetto sincero; sentivano che
						nell'amore e riverenza e nella fedele e obbediente adesione a lui, si
						acquistavano essi pure il compiacimento e l'accesso fiducioso ad essi, mentre
						in caso contrario incorrevano nel loro dispiacere e nell'esclusione dalla loro
						familiarità.
						
						2160     Per questo motivo, i ministri e i custodi, e
						lo stesso frate Elia e i suoi seguaci ai quali con astuzia e avvedutezza
						offrivano alimenti di irriverenza e disobbedienza al fondatore, avvicinarono il
						signor cardinale, che per sua devozione voleva intervenire al Capitolo
						generale, che s teneva allora ogni anno presso Santa Maria della Porziuncola o
						degli Angeli. E con grande cautela 
						tentarono di insinuargli queste osservazioni: che san Francesco, per la
						sua grande purità e innocenza, non si dava pensiero di trattare con i frati e
						di ordinare quanto era necessario e utile alla Religione; che, dal momento che
						da solo non poteva soddisfare e provvedere a così grande moltitudine di frati
						-- soprattutto perché era uomo illetterato, di fronte ai molti frati sapienti e
						perfetti, quanto a santità ed onestà di costumi e quanto a scienza, che ha
						sotto il suo governo --, questi lo potrebbero consigliare e aiutare in molte
						cose, poiché egli era infermo e debole. Si potrebbe dunque ammonirlo --
						proseguirono questi tali --, ma senza lasciar capire che queste parole vengono
						da noi, perché tratti gli affari della Religione con i suoi frati preparati per
						queste cose e si serva dei loro consigli ed aiuti, per imprimere una più solida
						e più sicura direzione a tutta la Religione.
						
						2161    
						3. Queste parole piacquero al signor cardinale, e le ritenne
						ragionevoli e molto utili. Il signor cardinale, per suo desiderio, aveva
						frequenti colloqui su cose spirituali con san Francesco. Pertanto, dopo uno di
						essi, così gli parla congratulandosi con lui e dice: « Frate Francesco, devi
						molto rallegrarti e rendere grandi grazie a Dio, perché Dio ha dilatato la
						Religione e ti ha donato molti e sapienti e santi frati, che sarebbero capaci
						non solo di dirigere la tua Religione, ma perfino di dirigere e governare
						l'intera Chiesa di Dio; e perciò sei tenuto a lodare Dio per questo e devi
						ricercare i loro consigli e servirti della prudenza e discrezione di tali
						uomini per il buon governo e la stabilità e solidità di tutta la Religione ».
						
						            San Francesco intuì, per
						suggerimento divino, il peso delle parole del cardinale e la fonte dalla quale
						provenivano, e gli disse: « Venite, signore, e parlerò ai frati in vostra
						presenza ».
						
						2162      Ed ai frati radunati, presente
						il cardinale, il beato Francesco disse: « Cristo ha chiamato me, idiota e
						semplice perché seguissi la stoltezza della sua croce, e mi ha detto: Io voglio
						che tu sia un nuovo pazzo nel mondo, e che con le opere e la parola predichi la
						stoltezza della croce, e che tu guardi a me e tu e tutti i tuoi frati, stiate
						uniti a me, senza guardare all'esempio delle Regole di Agostino e di Benedetto
						e di Bernardo. Voi invece volete andare e trascinarmi dietro il senso e la
						scienza vostra, ma la vostra scienza alla fine tornerà a vostra confusione ».
						
						            Poi, rivolto al signor cardinale,
						continuò: « Pensano questi miei frati sapienti, che voi lodate, di poter
						ingannare voi e Dio con la loro umana prudenza, così come ingannano e seducono
						se stessi, rendendo nulle e conculcando quelle cose che Cristo dice e disse a
						loro per mezzo mio, per la salvezza delle loro anime e per l'utilità di tutta
						la Religione. Io, invero non ho mai detto e non dico nulla da me stesso, se non
						quanto ho ricevuto da Lui con piena certezza di spirito e per sola sua grazia e
						bontà. Ma essi, con grande pericolo delle anime, antepongono il senso loro al
						senso di Cristo, le loro volontà alla volontà di Dio, e governano malamente se
						stessi e malamente governano quelli che credono in loro, e non costruiscono, ma
						tentano di svellere e distruggere quello che Cristo ha disposto, unicamente per
						sua bontà e carità, di piantare e costruire in me ed in essi, per la salute
						certa delle anime nostre e per il bene di tutta la Chiesa ».
						
						            Il cuore del signor cardinale fu
						mutato dalla forza ed efficacia delle parole di lui e riconobbe che erano
						verissime quelle parole che aveva detto. Convocati perciò i frati che l'avevano
						indotto a proporre quelle parole a san Francesco, disse loro: « Fratelli,
						ascoltatemi e badate a voi stessi, affinché non abbiate ad ingannare voi stessi
						e non siate ingrati ai benefici di Dio: perché veramente c'è Dio in questo uomo
						e Cristo e il suo Spirito parlano in lui. Perciò chi lo ascolta, non ascolta un
						uomo, ma Dio, e chi disprezza lui, è Dio che egli disprezza. Umiliate i vostri
						cuori ed obbedite a lui, se volete piacere a Dio e compiere le opere che sono
						gradite a Cristo. Se lo offendete, e pensate e fate cose contrarie ai suoi
						comandi e ai suoi consigli, priverete voi stessi del frutto della salvezza e
						della vostra vocazione e abbasserete lo stato della vostra Religione e
						coprirete di tenebre il vostro cuore, mostrandolo avvolto anche di molti vostri
						difetti e tenebre. Dalla sua bocca esce la parola di Dio viva e più penetrante
						di ogni spada a due tagli, come dice l'Apostolo, e non ignora le astuzie di
						Satana, ma giunge ai segreti delle intenzioni e dei pensieri dei demoni e degli
						uomini; egli non può essere ingannato dai raggiri umani, perché ha in sé lo
						spirito di Dio, che scruta I'intimità dei cuori e penetra i più profondi
						pensieri di Dio >>.
						
						2163     4. Prima di partirsene, il
						signor cardinale predicò la parola di Dio in comune, tanto ai frati ch'erano
						convenuti al Capitolo in grande moltitudine, che alle persone devote e al
						popolo della città di Assisi. Era infatti uomo sapiente e di onesto
						comportamento e vita. Dopo aver detto molte cose con molta sapienza, efficacia
						e facondia, per l'istruzione delle anime e per la correzione dei costumi, alla
						fine diresse il suo sermone in esaltazione, raccomandazione e lode dei frati.
						Esaltando la vita e perfezione loro con moltissime lodi, tentò di attrarre e
						infiammare con molte esortazioni tutto il popolo che l'ascoltava alla riverenza
						e alla devozione verso i frati e verso la loro santa Religione.
						
						2164     Appena il cardinale ha finito il
						suo sermone, san Francesco si inginocchia davanti a lui e chiede con la grazia
						della sua benedizione, la licenza di rivolgere anche lui qualche parola  brevemente ai frati e al popolo, in sua
						presenza. E, ricevuta la benedizione, parla a tutti in questo modo:
						
						            « Il reverendo padre, il signor
						nostro cardinale, per la molta buona volontà e carità che ha verso tutti e
						specialmente verso i miei frati e la Religione, molto si inganna. Egli crede e
						suppone che ci sia in noi grande santità e singolare perfezione e amore della
						perfezione. Ma non è bene che diamo luogo alla falsità e alla menzogna, perché
						se sia lui che voi credeste a quelle perfezioni ed eccellenze, che ha predicato
						a voi a nostro riguardo, sareste ingannati e ciò sarebbe occasione di danno e
						di grande pericolo sia a voi che a noi.
						
						            E veramente noi siamo ingrati a Dio
						quanto alla nostra vocazione e non abbiamo le opere e gli affetti dei veri
						poveri e umili, cioè dei veri frati minori, e non ci curiamo di averle, come
						abbiamo promesso.
						
						            Io voglio una cosa sola: che voi
						tutti, tanto il signor cardinale quanto voi, sappiate quali sono le opere, le
						parole e i desideri che devono avere i frati minori, quelli che non sono per
						loro occasione di inganno, affinché non ingannino né seducano se stessi e voi.
						
						            Quando vedrete che i frati minori
						non spingono i novizi, che accettano, a distribuire tutti i loro beni ai poveri
						del mondo, secondo la forma del santo Vangelo, come hanno promesso, ma invece
						suggeriscono ad essi di riservare qualche cosa o per libri, o per chiese, o per
						qualsiasi altra occasione, o per se stessi o per le necessità dei frati; e
						ancora: quando vedrete i frati procurare le cose temporali, al di là del
						quotidiano bisogno del loro corpo, e cercare pecunia o denaro per sé o per
						costruire i loro luoghi e le loro chiese, oppure ricevere da voi testamenti e
						legati, sotto qualsiasi specie o maniera; sappiate che allora sono ingannati e
						sedotti, perché i frati minori sono stati mandati da Cristo, per mostrare, più
						con le opere che con le parole, la somma umiltà e povertà.
						
						            Perciò, quando li vedrete
						abbandonare i luoghi poveri e vili e piccoli e posti fuori del mondo e, sotto
						pretesto di predicazione e della vostra utilità, mutare quei luoghi e comprarne
						altri nelle città e nelle borgate e costruirli belli e sontuosi, abbandonare la
						santa orazione e devozione e darsi alla lettura e all'acquisto dei libri e
						avere sepolture ed avere e procurare con abbondanza l'uso di tutte le cose, e
						per avere e procurare tutte queste cose impetrare privilegi dalla Curia romana
						e fare liti per rivendicare tali privilegi: in tutti questi casi, aprite gli
						occhi e guardatevi bene da loro e non seguiteli, anzi neppure ascoltateli.
						Questi si vanteranno d'essere frati minori, soltanto per il nome che portano,
						ma distruggeranno e impugneranno la povertà e l'umiltà, che hanno promesso al
						Signore, con le parole e le opere in sé e negli altri. E molti mali verranno a
						causa di loro alla Religione e alla Chiesa.
						
						            Queste cose io ve le preannuncio
						anzi tempo, affinché tanto essi che voi stiate in guardia dai lacci dei demoni
						e dalla malignità degli  uomini perversi
						e dai mali che accadranno, perché non cadiate in essi. Invero stanno per
						giungere tempi di molte tribolazioni e seduzioni.
						
						            E il primo segno di esse sarà
						l'abbandono da parte dei frati dell'amore e della osservanza della vita e del
						Vangelo di Cristo, poiché non è la sapienza, né la scienza né l'eloquenza che
						trascinano il mondo a Cristo, ma una condotta pura e santa e la perfetta osservanza
						dei comandamenti e dei consigli di Cristo ».
						
						2165     Più tardi il signor cardinale gli domandò: «
						Perché, frate Francesco, hai svuotato la mia predica e perché preannunci tante
						imperfezioni dei tuoi frati nella tua Religione? ». Gli rispose san Francesco:
						« Anzi, io ho onorato la vostra predicazione, dicendo temperatamente la verità
						a riguardo di me e dei miei frati, ed ho avuto pietà di me e di loro
						contrapponendo l'ostacolo della parola di verità alla rovina, ammonendoli in
						modo salutare e necessario, perché l'elogio della vostra lode non potesse
						occasionevolmente spingere verso tale rovina i miei frati non pienamente
						fondati nell'umiltà ».
						
						2166     5. Con giudizio unanime, i frati sapienti
						secondo la carne ritenevano quelle cose che san Francesco proponeva come
						ricevute da Cristo, come troppo gravi e non portabili. Perciò i ministri fecero
						togliere dalla Regola il capitolo delle proibizioni del santo Vangelo, come
						scrive frate Leone.
						
						            E, sebbene egli in se medesimo con
						l'esempio delle sue opere mostrasse perfettamente quelle cose che Dio gli
						rivelava e che annunciava ai frati con tanto fervore, essi tappavano le
						orecchie alle sue sante parole e distorcevano gli occhi dalle sue opere,
						cercando di trascinarlo dietro di sé, anche contro voglia, piuttosto che
						obbedire ai suoi comandi e consigli salutari e divini e lasciarsi rafforzare
						salutarmente dagli esempi delle opere perfette di lui.
						
						2167     Infatti, quand'egli fu tornato dalle parti
						d'oltremare, un ministro venne a parlare con lui sul capitolo della povertà per
						conoscere pienamente il pensiero e la volontà del beato Francesco -- come
						riferisce frate Leone. Gli rispose, dunque, il beato Francesco in questi
						termini: « Io il capitolo della povertà lo intendo come suonano letteralmente
						le parole del santo Vangelo e della Regola: che cioè i frati non abbiano nulla
						e non debbano avere se non la tonaca con la corda e i calzoni, e quelli che
						sono costretti dalla necessità possono portare calzature, come è scritto nella
						Regola ».
						
						            Gli replicò il ministro: « Che farò
						io, Padre, che ho tanti libri, che varranno ben cinquanta libbre? ». Questo
						diceva perché voleva tenerli addebitandoli sulla coscienza di lui, dal momento
						che teneva quei libri con rimorso di coscienza, ben sapendo quanto egli
						interpretava strettamente il capitolo della povertà.
						
						            Ma il beato Francesco gli rispose:
						<< Non posso, fratello, né debbo fare e andare contro la mia coscienza e
						la professione del santo Vangelo che abbiamo promesso, per causa dei tuoi libri
						». A queste parole il ministro si fece triste. Vedendolo così turbato, il beato
						Francesco riprese con grande fervore di spirito, intendendo rivolgersi a tutti
						i frati: « Voi, frati minori, volete essere ritenuti e chiamati dagli uomini
						osservatori del santo Vangelo, e poi con le opere volete avere gli scrigni per
						il denaro? ».
						
						2168     Ho visto io un frate che l'udì
						predicare a Bologna -- e lo riferivano quanti avevano veduto. Stava entrando in
						città, con l'intenzione di recarsi dai suoi frati, quando udì che era stata
						costruita una casa, non conforme alla povertà promessa. Tornò subito indietro e
						si recò al convento dei frati predicatori, che l'accolsero con grande
						allegrezza.
						
						            C'era tra loro un frate predicatore,
						singolare per santità e scienza, che ascoltava devotamente le parole di san Francesco.
						Ma, conoscendo egli la ragione per la quale san Francesco non aveva voluto
						rimanere con i suoi frati, preso da compassione per la desolazione dei frati,
						tentava di indurlo a recarsi da loro e a perdonarli, se gli erano stati motivo
						di offesa. E il beato Francesco gli disse: « Non sarebbe buona indulgenza da
						parte mia verso quei frati approvare con la mia presenza una trasgressione così
						notoria contro la povertà promessa, con offesa a Dio, se cioè ospitassi con
						essi che vivono in peccato ».
						
						            Quel frate predicatore, vedendo che
						non riusciva a piegarlo verso di loro, disse: « Almeno per gli altri tuoi
						frati, perché non incorrano nell'infamia per questo motivo che tu non sei
						andato da loro, andiamo, e li correggerai con carità per la colpa commessa, e compirai
						il tuo dovere. Se poi, per fedeltà alla tua coscienza, non vorrai rimanere in
						quella casa, ce ne ritorneremo. E così sarà conservata la buona fama dei frati
						e emenderanno la loro colpa ».
						
						            Il beato Francesco acconsentì al
						suggerimento di quel frate, e trovò i frati di quella casa pronti a compiere la
						penitenza che egli avesse voluto imporre; ed egli li perdonò.
						
						2169    6. Avendo conosciuto l'ostinazione e
						pertinacia di un certo frate, che era stato nel mondo dottore in legge, ed
						aveva nome Pietro Stacia, ed avendo appreso attraverso lo spirito del Signore
						che la sua coscienza era contraria alla purità della Regola, e similmente le
						sue opere e la sua dottrina, lo maledì. Costui era stato grande nel mondo ed
						era amato non poco dai ministri per la sua scienza; perciò i frati, verso il
						termine della vita di san Francesco, lo pregavano perché usasse indulgenza a
						così grande uomo e gli mandasse la sua benedizione. Rispose: « Figli, non posso
						benedire colui che Dio ha maledetto, ed è maledetto ».
						
						            Che più? Non molto tempo dopo, il
						predetto frate si ammalò, ed era ormai prossimo a morire. C'erano dei frati
						attorno a lui, ed egli cominciò a dire gridando con voce terribile e grande
						tremore: « Sono dannato, ed ecco, i demoni, ai quali sono consegnato, mi portano
						maledetto ai supplizi dell'eterna dannazione e maledizione ».
						
						            Da quell'esperienza tremenda davanti
						a quel doloroso spettacolo e al giudizio orrendo e pauroso, quanti erano
						presenti impararono che colui che è stato maledetto dal beato Francesco è
						maledetto e condannato da Dio per l'eternità. Infatti non dava la sua
						benedizione o maledizione a qualcuno mosso da affetto o sentimento umano, ma,
						reso cristiforme, manifestava gli arcani dei divini giudizi e della divina
						volontà e vedeva come scritti in parole gli avvenimenti futuri quasi
						appartenessero già al passato
						
						2170    Udendo una volta gli enormi eccessi di alcuni
						frati --come scrive frate Tommaso da Celano--e il cattivo esempio dato ai
						secolari, invaso da infinita tristezza, si rivolse tutto a Cristo. Giungendo
						invece altri che gli riferivano la santa condotta e vita di alcuni frati, e
						l'edifica~ione dei secolari, e la conversione di molti operata tramite loro ad
						una vita di penitenza, ascoltando quelle buone notizie se ne rallegrò, lui che
						amava la salvezza delle anime. Allora, illuminato da una celeste rivelazione,
						conobbe la dirittura della divina giustizia, che misericordiosamente attrae a
						sé e benedice i buoni e giustamente allontana da sé e maledice i cattivi.
						
						            E in tanta efficacia e potenza di
						spirito, maledisse quanti apostatavano dalla perfezione della vita promessa e
						quanti diffamavano la Religione con le loro opere perverse, e benedisse coloro
						che osservano le promesse e con l'esempio della loro santa condotta edificano
						il prossimo e fanno crescere la Religione col profumo della loro buona fama.
						Quanti ascoltavano capirono che queste cose venivano da Dio e che erano
						confermate in cielo la benedizione e la maledizione che il beato Francesco dava
						e annunciava sulla terra.
						
						            Era manifesto a quanti frati erano
						sapienti sanamente ed amavano la verità in Cristo, che le parole e le opere di
						lui procedevano da Cristo e dal suo spirito e che, accogliendo e ascoltando
						lui, accoglievano e ascoltavano Cristo che in lui parlava; e quanti erano retti
						e mondi di cuore non esitavano ad ascoltarlo e a seguirlo.
						
						2171   7.
						Ma quelli che invece amano se stessi e, gonfiati di scienza umana, cercano le
						cose proprie e non quelle di Cristo, avevano paura e timore dove non c'era da
						temere, e non I'accolsero, perché non invocavano Dio. Come potevano credere,
						essi che bramavano e cercavano la gloria umana e non cercavano invece quella
						gloria che viene solo da Dio? Dio distrugge le ossa di coloro che cercano di
						piacere agli uomini; e saranno confusi, perché Dio li disprezza. 
						
						            Diceva san Francesco ai suoi frati:
						« Coloro che antepongono la scienza alla santità, non prospereranno; e sono
						servi della menzogna coloro che amano la lode degli uomini. Ma Dio è verità e
						manderà in rovina gli adoratori della menzogna ».
						
						            Vedendo per grazia dello Spirito
						Santo le cose future, diceva: « I frati, a motivo della predicazione e della
						edificazione degli altri, abbandoneranno la loro vocazione, e cioè la pura e
						santa semplicità, la santa orazione, I'umiltà e la nostra signora santa
						povertà. Ma avverrà ad essi che, per quelle cose attraverso le quali pensavano
						di infiammarsi alla devozione e all'amore di Dio, per le stesse diventeranno
						frigidi e vuoti di carità. E così non potranno ritornare alla loro vocazione,
						avendo perduto ormai il tempo di vivere secondo la loro vocazione, e c'è da
						temere che quanto credevano di possedere, sia loro tolto e si trovino con le
						mani vuote nel giorno della tribolazione. Invero, quelli che essi credono di
						convertire a Dio con le loro prediche, sono invece convertiti al Signore dalle
						preghiere dei santi frati, che in luoghi deserti piangono i peccati loro e
						degli altri. Infatti solo ai veri frati minori è dato da Cristo di conoscere i
						misteri di Dio, agli altri solo mediante parabole. Ma sono tanti coloro che
						volentieri accedono alla scienza, che sarà beato colui che si farà sterile per
						amore del Signore Dio ».
						
						2172    Un giorno arrivarono dei frati dalla Francia e
						gli riferirono che in quei giorni a Parigi era stato ammesso alI'Ordine un uomo
						famoso, maestro di sacra teologia, e il fatto aveva suscitato grande
						edificazione tra il popolo e il clero. Ma Francesco, sospirando disse: « Temo,
						figliuoli, che tali maestri alla fine distruggeranno la mia botte. Infatti veri
						maestri sono coloro che mostrano la loro condotta al prossimo con le opere
						buone, con mansuetudine di scienza, perché tanto l'uomo sa quanto opera e tanto
						è sapiente quanto ama Dio e il prossimo; un religioso poi tanto è buon oratore,
						quanto lui stesso, fedelmente e umilmente compie le cose buone che intende ».
						
						2173    8. Venne allora dalla Alemagna un grande
						maestro di santa teologia, un santo frate, per vedere san Francesco e per
						certificarsi con lui circa la comprensione e la intenzione che egli aveva della
						Regola. E, avendo con tutta diligenza ascoltato e inteso da lui l'intenzione di
						tutta la vita regolare, quale gli era stata ispirata  e rivelata da Cristo, la sua mente fu così
						pacificata e consolata nelle parole e ragioni di san Francesco, come se avesse
						ascoltato parlare lo stesso Cristo Gesù e non un uomo.
						
						            Alla fine del colloquio, umilmente e
						inginocchiandosi davanti a lui, disse: «Prometto nuovamente in questo momento
						nelle tue mani di osservare fedelmente e puramente fino alla fine della vita,
						che la grazia di Cristo vorrà concedermi, la vita e questa Regola evangelica,
						secondo la pura e fedele intenzione che lo Spirito Santo ha manifestato
						attraverso la tua bocca. Ma ti chiedo una grazia: se capitasse, durante i miei
						giorni, che i frati tanto si allontanassero dalla pura osservanza della Regola,
						secondo che tu hai preannunciato sotto ispirazione dello Spirito Santo, che, a
						motivo della loro opposizione, io non possa liberamente osservarla secondo
						quella santa e perfetta intenzione che ti è stata rivelata dal Signore, (ti
						chiedo) che io possa con la tua obbedienza e licenza ritirarmi da loro e vivere
						solo, o con alcuni frati soltanto, ed osservarla perfettamente ».
						
						            Ascoltando queste parole, il beato
						Francesco fu ripieno di immenso gaudio e, benedicendolo, gli disse: « Sappi che
						ti è concesso da Cristo e da me quanto hai domandato ». E, ponendo la sua mano
						destra sul capo di lui, continuò: « Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine
						di Melchisedech. Quelli infatti che portano il giogo soave della vita di Cristo
						e della Regola forzatamente, sono figli della carne e sempre piegano al loro
						sentimento carnale la santa e pia intelligenza della Regola. Come Ismaele, nato
						secondo la carne, era contrario ad Isacco ch'era nato secondo la promessa dello
						Spirito Santo, e viveva spiritualmente e santamente, così sarà in questa vita e
						Religione: i figli della carne perseguiteranno i figli dello spirito. Ma Dio,
						che divise i figli di Israele dagli Egiziani con mano forte e braccio disteso,
						separerà i veri figli della Regola dai figli della prudenza della carne, abbandonando
						questi ultimi nelle tenebre dell'errore e nel freddo della cupidigia e
						dell'amore proprio, mentre i figli della Regola li introdurrà nella luce della
						divina chiarità e nella perfezione cruciforme della serafica carità, rendendoli
						conformi al corpo della sua chiarità per quella potestà con la quale può
						rendere soggetta a sé ogni cosa ».
						
						2174    9. Dunque, al tempo di san
						Francesco, tra i frati, per quanto appariva all'esterno, nell'abito, nella
						coabitazione e nell'obbedienza, c'era unità; ma quanto alla osservanza pura e
						amorosa della Regola e all'obbedienza all'intenzione del fondatore e alla
						sequela interiore di lui, c'era invece scisma e grande diversità. Era ben
						lontana da loro l'unanimità: nel sapere, nella stessa carità, nell'agire
						insieme, nel non fare nulla per spirito di contesa e per ricerca della gloria
						vana, nel ritenersi  vicendevolmente
						l'uno superiore dell'altro, nel non ricercare le cose di utilità propria, ma
						come fondatori, ricercare solo le cose di Cristo e quelle di utilità degli altri
						e di mutua edificazione.
						
						2175     Frate Elia, che si era dedicato
						alle sublimità della filosofia, segretamente trascinava dietro di sé una
						caterva di frati, sovvertiti dallo spirito di cupidigia e di vanità, mentre
						scavava sotto i suoi piedi la fossa, nella quale, sedotto, cadde e perì. E non
						capiva le sottigliezze e le astuzie di Satana, ché anzi, ignorandolo, gli
						preparava le strade, districava il cammino e raddrizzava i sentieri,
						opponendosi a Cristo nel fondatore.
						
						2176               Segue il
						racconto di una mirabolante visione avuta da un certo santo sacerdote, di nome
						Bartolomeo, di Massa Trabaria confidente e direttore dei frati e anche di
						Francesco. Si tratta di un conciliabolo diabolico per scoprire nuovi metodi con
						i quali sconfiggere Francesco e i suoi. Prevale finalmente il consiglio del
						secondo nel regno li Satana: piegare a penitenza quegli uomini che già tengono
						nelle loro mani sì che entrino nell'Ordine poi farli ripiegare agli antichi
						desideri di sapienza e di potenza sì che raggiungano le cariche. Ecco i nuovi
						ministri che daranno man forte a frate Elia per scalzare il principio e
						proposito dell'osservanza letterale della Regola.
						
						2177                Intanto, mentre i mali crescono, Francesco si
						sente impotente a porvi rimedio e si ritira nell'orazione, nel digiuno e nel
						pianto. Seguono pagine e dialoghi tratti dagli scritti di frate Leone,
						riproducendo un testo più simile alla Leggenda perugina che allo Specchio di
						perfezione . 
						
						2178    12. Poiché dunque il beato Francesco non
						cessava di gridare a Dio con umili preghiere e infuocati affetti, perché
						conservasse grata a Dio la sua Religione e donasse certa salvezza a tutti i
						frati presenti e futuri, l'AItissimo esaudì le preghiere del suo servo, e così
						gli fu detto dal Signore: « Francesco, vai e fermati quaranta giorni in un
						luogo deserto. Ordinerai la tua Regola secondo quello che io ti dirò e--- come
						tu domandi--ti darò brevi, chiari e certi rimedi che tu porrai in essa, per
						mezzo dei quali i trasgressori saranno rimproverati di colpa davanti alle loro
						coscienze e saranno inescusabili davanti alla mia Chiesa, e quelli invece che
						amano e conservano la Regola con purezza e fedeltà, avranno una testimonianza
						certa della pura e fedele osservanza di essa, e non potranno dubitare della tua
						intenzione, che è secondo il beneplacito della mia volontà ».
						
						            Queste cose avvennero prima che egli
						rinunciasse al suo ufficio di ministro, volendo ritirarsi a vivere per sé, e
						rassegnasse la Religione nelle mani dei ministri.
						
						2179    Si appartò, dunque, in
						conformità alla rivelazione fattagli da Dio e si rinchiuse nell'eremitaggio di
						Fonte Colombo, in una celletta ricavata nella fessura di una roccia sotto il
						luogo dei frati. Soltanto due di essi, frate Leone di Assisi e frate Bonizzo di
						Bologna, che si era presi come compagni, osavano avvicinarsi a lui. Là, mentre
						Cristo gliela rivelava, scrisse la Regola, non mettendoci nulla di suo, ma
						scrivendo in essa soltanto quello che Cristo Gesù gli rivelava dal cielo.
						
						            Mentre questo nuovo Mosé è solo con
						Dio, tumultuano e si infiammano frate Elia con i suoi seguaci e alcuni
						ministri. Quelli che non osavano essere contro di lui palesemente,  sottraggono di nascosto e furtivamente il
						testo della Regola a frate Leone, uomo di Dio, il quale l'aveva ricevuta e la
						conservava. Pensavano essi di impedire in questo modo che san Francesco
						mandasse ad esecuzione il suo proposito di presentare la Regola al sommo
						Pontefice ed ottenerne l'approvazione, secondo la parola di Cristo che gli era
						venuta dal cielo. Non volevano capire, questi che compivano tale cosa--poiché
						avevano l'intelletto oscurato dalle tenebre--, la gravità della loro
						presuntuosa colpa e che, anteponendo le loro volontà alle divine ispirazioni e
						comandi, commettevano un peccato di divinazione e di rifiuto d'obbedienza e
						delitto di idolatria, non prestando fede alle parole del santo fondatore, che
						le aveva ricevute da Dio.
						
						2180   Ma
						l'uomo santo comprese la gravità del peccato commesso dai frati, per invidia
						del demonio. Ispirato da Cristo, la cui bontà non si lascia vincere dalla
						malignità degli uomini, si reca una seconda volta nello stesso luogo e
						devotamente consacra a Dio un'altra quaresima. E lassù, ammaestrato da Cristo,
						scrive nuovamente con le stesse parole e con gli stessi pensieri, la Regola
						malamente sottratta dal peccato dei suoi, e come un nuovo Mosé, ripara questa
						seconda Regola, fatta e scritta dal dito del Dio vivo.
						
						            Frattanto, mentre è tutto elevato in
						Dio con celesti e infiammati desideri e impetra da Cristo la riparazione della
						Regola che gli è stata sottratta, il diavolo stimola e incita i ministri di
						diverse province. E questi, agitati dallo spirito infernale, si radunano con
						frate Elia. Decisi a presentare querela con protesta, audacemente salgono verso
						di lui, con l'intenzione -- dal momento che non erano riusciti a fargli
						revocare la Regola e a farlo desistere dal suo proposito sottraendogliela--, di
						impedire, ritrarlo e turbarlo con lamenti avvallati dalla loro autorità.
						
						2181    Stanno da lontano e gridano, ostentando
						obbedienza al suo divieto, che nessuno, cioè, avesse la presunzione di recarsi
						da lui fino a quaresima finita; e mostrano gridando che avevano una causa
						necessaria e urgente, per la quale, radunatisi insieme, erano venuti a
						cercarlo.
						
						            San Francesco chiama a sé col solito
						segno frate Leone, e gli comanda di investigare chi fossero quei frati che
						strepitavano e perché erano venuti. Gli rispose frate Leone: « Padre, sono
						venuti i ministri assieme a frate Elia, allo scopo di discutere alcune cose
						necessarie con te ». Gli dice di rimando san Francesco: « Dicano quello che
						vogliono ed io li ascolterò, ma non si avvicinino a me ».
						
						            Si fermarono dunque di fronte, sotto
						la cella, in un posto dal quale la loro voce poteva essere sentita chiaramente.
						E frate Elia gli dice, nella persona di tutti: « Frate Francesco, questi frati
						sono i  ministri. Essi hanno udito nelle
						loro province che, per ottenere una più perfetta osservanza della vita
						promessa, hai decretato di aggiungere o mutare qualcosa nella Regola.
						Considerando la debolezza loro e dei frati loro sudditi, e il fervore di
						spirito che il Signore ha concesso a te, e come, fortificato dalla grazia di
						Dio, anche le cose più ardue e difficili a te sembrano dolci e leggere, sono
						venuti qui sia per se stessi sia per i frati che sono loro sudditi, per
						denunciare a te e ricordarti che per la loro debolezza è sufficiente fin troppo
						osservare le cose già promesse, e che la loro debolezza ha bisogno più dl
						comprensione e dispensa suIIe cose già promesse, piuttosto che essere
						obbligati, al di là delle loro forze a cose più perfette, per quanto grande sia
						il merito di esse ». Udite queste parole, Francesco ammutolì e, addolorato nel
						profondo del cuore. non diede nessuna risposta a quelle domande. Ma subito,
						rientrato nella cella, raccogliendosi nel rifugio della preghiera abituale ed
						elevando le mani al cielo, gridò con tutto il cuore al Signore e disse: «
						Signore Gesù Cristo, ecco, io ti ho seguito, senza contraddirti in nulla, e
						tutto quello che tu mi hai comandato, I'ho eseguito con piena obbedienza.
						Invero io non sono tale e tanto grande che sia in mio potere compiere senza il
						tuo aiuto alcuna cosa che a te sia grata e bene accetta e per essi utile e
						salvifica. Tu, che mi hai comandato di fare e scrivere queste cose che, a tua
						lode e a salvezza loro, io scrivo ed ho scritto, rispondi ad essi per me ed
						anche dimostra loro che sono parole tue e non mie >>.
						
						            Dette queste parole a Cristo, con
						cuore pieno di fiducia, si sentì sopra il luogo dove san Francesco pregava, una
						voce nell'aria, che in modo meraviglioso disse in persona di Cristo: «Questo è
						il mio servo Francesco, che io ho scelto, ed ho posto il mio spirito in lui e
						gli ho comandato di fare quello che fa e di scrivere la Regola che scrive, e
						quella vita e Regola che egli scrive è mia e viene da me e non da lui. Chi
						ascolta lui, ascolta me; chi lo disprezza, disprezza me. Io, a coloro che
						chiamerò ad osservare questa vita e Regola, darò spirito e fortezza perché
						l'osservino. E voglio che questa Regola sia osservata alla lettera ».
						
						            Ascoltando queste parole con stupore
						e ammirazione ciascuno se ne tornò alla sua provincia e desistettero dai
						contrariarlo in quelle cose, come avevano cominciato a fare.
						
						2182    13. Compiuta la Regola, san Francesco, secondo
						il comando di Cristo, se ne andò col suo compagno frate Leone dal signor papa Onorio,
						che era allora sommo Pontefice, e che amava il beato Francesco di singolare
						amore e lo venerava con profondo affetto, perché da certa esperienza aveva
						appreso che in lui aveva riposato pienamente lo spirito di Cristo.
						
						            Il sommo Pontefice fu pieno di gioia
						per la venuta del povero di Cristo Francesco e lo ricevette benignamente e
						caritativamente, come padre amoroso, e lo benedisse con volto ilare ed animo
						gioioso. Ascolta con grande attenzione tutte le cose che egli propone e domanda
						da parte di Cristo, prende tra le mani e legge la Regola che aveva scritto, la
						considera molto attentamente e l'esamina con diligenza. E dopo averla letta con
						vigile cura ed esaminata attentamente, sull'esempio del suo predecessore papa
						Innocenzo, di buona memoria, col consenso dei suoi fratelli i cardinali
						l'approva e conferma.
						
						2183     Ma, -- secondo la testimonianza di frate
						Leone, che era presente--dopo aver diligentemente e attentamente esaminato
						tutto il contenuto della Regola, il signor sommo Pontefice disse al beato
						Francesco: « Veramente beato è colui che, fortificato dalla grazia di Dio,
						osserverà fino alla fine fedelmente e devotamente questa vita e Regola, perché
						tutte le cose che in essa sono scritte, sono pie e perfette. Tuttavia, quelle
						parole del capitolo decimo, e cioè: " Ovunque ci fossero dei frati che
						sapessero e conoscessero di non potere osservare puramente e semplicemente alla
						lettera e senza chiose la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro ministri.
						I ministri poi siano tenuti per obbedienza a concedere loro liberamente e
						benignamente quanto richiedono; che se i ministri non lo volessero fare, gli
						stessi frati abbiano licenza e obbedienza di osservarla liberamente, perché
						tutti i frati, siano ministri o sudditi, devono essere soggetti alla Regola
						", potrebbero diventare causa di rovina per quei frati che non fossero
						pienamente fondati nella conoscenza della verità e nell'amore delle virtù, e
						motivo di divisioni della Religione; perciò voglio che queste parole di questo
						capitolo vengano mutate, così che venga eliminata ogni occasione di pericolo e
						di divisione per la Religione e per i frati ».
						
						            A lui rispose il beato Francesco: «
						Padre santo, queste parole della Regola non le ho poste io ma Cristo, che
						meglio conosce quanto è necessario e utile per la salvezza delle anime dei
						frati e per il buono stato e la conservazione della Religione e al quale è noto
						e presente quanto avverrà nella Chiesa e nella Religione. E perciò io non devo
						e non posso mutarla in nessun tratto, perché verranno tempi nei quali i
						ministri e gli altri che governeranno in questa Religione recheranno molte e
						amare tribolazioni a coloro che vorranno osservare la Regola letteralmente
						secondo la volontà di Dio. Perciò, come è volontà e obbedienza di Cristo che si
						osservi letteralmente questa vita e Regola, che è sua, così deve essere vostra
						volontà e obbedienza che si faccia e si scriva nella Regola ».
						
						            Allora riprese il sommo Pontefice: «
						Frate Francesco, io farò in modo tale che, conservando pienamente il senso
						delle parole, la lettera della Regola venga così mutata in modo che i ministri
						capiscano di essere obbligati a compiere quello che Cristo vuole e la Regola
						comanda, e che i frati capiscano che essi hanno la libertà di osservare la
						Regola; e così non si offrirà occasione di mancare a quelli che vanno spesso
						alla ricerca di una occasione, sotto pretesto di osservare la Regola ».
						
						            Il sommo Pontefice cambiò dunque le
						parole di questo punto dicendo: « Dovunque ci sono dei frati, che sapessero e
						conoscessero di non poter osservare spiritualmente la Regola, debbano e possano
						ricorrere ai loro ministri. I ministri poi li accolgano con carità e bontà e
						dimostrino con loro tale familiarità che essi possano dire e fare come il
						padrone con i suoi servi. Infatti così deve essere, che i ministri siano i
						servi di tutti i frati ».
						
						2184    Ma per rimuovere dal cuore di tutti i frati
						ogni scrupolo e incertezza, il beato Francesco, circa la fine della sua vita,
						dichiarò esplicitamente la verità della intenzione, che aveva nella Regola,
						come l'aveva ricevuta da Cristo, e comandò « fermamente a tutti i frati
						chierici e laici, per obbedienza, di non inserire glosse nella Regola e nelle
						parole del Testamento, dicendo: Vanno intese così, ma come semplicemente e
						letteralmente il Signore aveva » a lui « concesso (di scrivere la Regola e il
						Testamento), così essi la dovevano intendere puramente e semplicemente ed
						osservare sino alla fine », benedicendo tutti quelli che l'avrebbero così
						osservata e sbarrando, con fermissimo precetto, la strada del ricorso alla Curia
						romana per impetrare lettere o privilegi da sé o per interposta persona, contro
						la pura e letterale osservanza della Regola a lui data da Cristo.
						
						2185    14. Dunque, dai precetti e dalle parole dello
						stesso Santo, risulta chiaramente che egli ricevette la Regola e il Testamento
						da Cristo per rivelazione e che la propria, vera, pura, fedele e spirituale
						osservanza e intelligenza della Regola è l'osservanza  letterale.
						
						            Le altre dichiarazioni poi sono pie
						accondiscendenze fatte da medici pietosi agli infermi, e dispense utili e
						necessarie alla salvezza delle anime che non hanno forza sufficiente o non
						vogliono obbligarsi a quell'ardua, stretta e perfetta osservanza della Regola,
						che il fondatore insegnò e adempì ed aveva ricevuto direttamente da Gesù Cristo.
						
						2186    Ma la riforma della Regola
						rivelata a san Francesco dopo il mistero segnato nella sua croce, dovrà farsi
						nella pura, semplice e letterale osservanza della Regola e del Testamento,
						poiché lo Spirito Santo riempirà seraficamente, cherubicamente e tronicamente
						quelli che chiamerà ed eleggerà a predicare con la parola e le opere la vita di
						Cristo. Seraficamente, cioè porteranno nel corpo e nell'anima Cristo
						crocifisso, certi della inabitazione di lui--e di questa certezza ne è stato
						dato un segno in Francesco, che apparve, prima nell'anima e poi nel corpo,
						confitto alla croce, prefigurando l'opposta situazione degli avversari;
						cherubicamente, perché l'Intelletto increato, generato eternamente dal Padre,
						entrerà nell'intelletto degli umili frati minori attraverso l'affetto e la
						virtù, li illuminerà e verificherà, rendendoli sapienti, comunicando loro la
						sua luce--come fu prefigurato nel settimo frate ( Francesco), quando, quasi
						nuovo Elia, apparve nella figura di un carro di fuoco ai sei fratelli e la coscienza
						di ciascuno fu nuda e aperta all'altro; tronicamente, perché la potenza del
						Padre onnipotente sarà loro vicina e li assisterà come potenza e chiarità di
						fede, e con viva efficacia così che siano soddisfatte e attuate le loro
						domande, compiuti i loro desideri, siano temute le minacce e maledizioni, e le
						benedizioni siano guardate con amore e riverenza.
						
						            Non sarebbero infatti in grado di
						sostenere il peso di quell'ultima tribolazione, nella quale incorreranno gli
						eletti --quando, sciolta la potenza del Dragone infernale, essa si eleverà e
						innalzerà per la perdizione dell'uomo, al punto che ponendosi a sedere nel
						tempio di Dio, si manifesta sopra tutto ciò che viene chiamato e adorato come
						Dio--, se Cristo Gesù non abiterà in essi seraficamente e non li illuminerà
						cherubicamente, e non riposi e abiti in loro tronicamente.
						
						            Tratta già la conclusione di questa
						prima tribolazione che, per il Clareno, è la duplice affermazione: Francesco ha
						ricevuto  direttamente da Dio la Regola e
						il Testamento, e perciò la vera osservanza della Regola è solo quella
						letterale; il Clareno continua in considerazioni di carattere generale su san
						Francesco e sull'Ordine, rapportati alla storia sacra, per poi perorare la
						causa con quest'ultimo passo.
						
						2187    15. Infatti frate Pacifico che,
						sopraelevato sui sensi vide e udì che al]'umile Francesco era riservata la sede
						di Lucifero; e frate Salvo che lo vide prescelto da Dio, tra tutti i santi, per
						una singolare battaglia contro Lucifero, e quell'altro frate che vide Lucifero
						entrato nella Religione dei frati minori e vestito dell'abito per potere più
						facilmente in questa maniera vincere Francesco: queste visioni, ed altre
						simili, se hanno qualche verità, questo vogliono principalmente significare,
						quello che Cristo dice nel Vangelo: che i primi saranno ultimi e gli ultimi i
						primi; che molti sono i chiamati ma pochi gli eletti, che i nemici dell'uomo,
						con l'abito ma non con la vita di Cristo, sono i suoi familiari; che i figli di
						Abramo e della circoncisione negarono Cristo; che i successori di Cristo e di
						Pietro arrossiranno della povertà e dell'umiltà nel tempo della vicina
						desolazione; e che i Minori, di abito e di nome, impugneranno e perseguiteranno
						la minorità con le parole e con le opere, e la odieranno, agendo da uomini fantastici
						e pazzi e ostinati, fatti seguaci del principe dell'insipienza dell'errore e
						dell'incredulità, Lucifero, nemico di Francesco umilissimo e poverissimo e
						imitatore di Cristo, che essi figli della propria carne, da lui sedotti,
						esasperarono e addolorarono straziandolo finché visse, con la loro irriverenza
						incredulità e disobbedienza.
						
						2188    La prima guerra fu, dunque,
						quella della incredulità irriverenza e disobbedienza, contro Francesco, il
						fondatore per volere di Cristo e contro quelli che aderivano a lui con amore e
						verità; contro di essa, Cristo uscì vincendo in Francesco e nei suoi compagni,
						per vincere mediante la vera povertà e umiltà e regnare trionfalmente nella
						carità.
						
						            Così sia. Amen.
						
						III.
						
						SECONDA TRIBOLAZIONE O PERSECUZIONE 
						
						DELL' ORDINE DEL BEATO FRANCESCO 
						
						
						2189     1. Avvicinandosi finalmente l'ora del
						transito del servo di Dio, I'umile e povero Francesco, fece chiamare attorno a
						sé tutti i frati presenti nel luogo e rivolse a loro parole di consolazione per
						la sua morte. Con paterno affetto e parole efficaci li esortò all'osservanza
						della vita e Regola promessa, al divino mutuo amore, alla riverenza e
						obbedienza alla santa Madre Chiesa romana e a tutti i chierici che vivono
						secondo la forma della stessa santa romana Chiesa. Lasciò e legò ad essi, come
						sua eredità, il possesso della povertà, umiltà, pace, e mutua carità, per
						seguire con ardore le orme di Cristo, e li infiammò con parole efficacissime e
						fedelissime al disprezzo e all'odio del mondo.
						
						             E mentre essi sedevano tutti intorno, comandò
						di scrivere un breve testamento, nel quale fece scrivere, puramente e
						chiaramente, tanto per i frati presenti che per quelli che sarebbero venuti
						alla Religione fino alla fine del mondo, tutta intera la sua intenzione,
						iniziale e finale, a lui rivelata da Cristo, e comandò quanto più strettamente
						poté che fosse conservato e osservato, ponendovi come segno la benedizione
						dell'Altissimo Padre celeste, del suo benedetto figlio Gesù Cristo e sua
						propria. Poi, stendendo su di loro le mani intrecciate a forma di croce,
						insignite delle stimmate di Gesù Cristo, con le braccia fermate l'una
						sulI'altra, benedisse tutti i frati presenti e assenti nella potenza e nel nome
						di Cristo Gesù crocifisso. 
						
						2190        Fece quindi chiamare vicino a sé frate
						Bernardo da Quintavalle, che fu il primo frate. .. .
						
						            . . . Contro questo uomo di Dio,
						santo e ardente per l'amore della perfezione (cioè frate Bernardo) e contro gli
						altri frati e figli più cari di san Francesco, il nemico d'ogni bene organizzò
						la seconda persecuzione.
						
						2191     2. Essendo, infatti, uscito dal
						mondo quell'angelo segnato, Francesco, profeta fedele, nello spirito e nella
						potenza di Elia, mandato agli uomini poveri, ed avendo premesso davanti a sé al
						Cristo gran parte dei frati ferventi di spirito, la moltitudine dei ministri e
						dei custodi, all'unanimità concordarono con frate Elia, a motivo della distinta
						scienza e singolare prudenza che vedevano in lui, e tutti insieme, dopo la
						morte di san Francesco, lo vollero avere come rettore e governatore.
						
						            Questi, accettando l'ufficio del
						generalato per la concorde elezione di tutti i frati, e libero--come malamente
						pensava --, dall'eccesio dell'indiscreto fervore e dal fuoco dello spirito che
						riteneva, alla maniera umana e con la prudenza della carne, esserci stati nel
						fondatore, cominciò audacemente a fare e ad insegnare cose discordi e contrarie
						a quelle che il Santo aveva amato e insegnato. Ebbe anche moltissimi imitatori
						e sostenitori, astuti e in gran numero, le insidie e intromissioni dei quali
						non soltanto non si preoccupava di 
						reprimere e guardarsene, ma le accettava spontaneamente e le compiva con
						piacere.
						
						2192    Frate Elia lasciò cadere nella dimenticanza
						e ritenne che si dovessero svilire quasi e calpestare molte cose di quelle che
						aveva udito e visto dall'uomo di Dio Francesco e, sedotto dalle parole e
						dall'errore dei suoi seguaci e adulatori, inorgoglito dalla stima e favore
						dell'imperatore, del sommo Pontefice e di altri magnati,--che ritenevano che
						egli superasse di gran lunga tutti gli altri per la scienza la naturale
						prudenza e l'apparente onestà dei costumi-- incominciò a proporre a tutti i
						frati, come certe ed utili alla salvezza e possibili e prudenti a farsi, quelle
						cose che erano solo frutto del suo pensiero.
						
						2193   3. Vivevano ancora molti dei compagni del
						beato Francesco, tra i quali il predetto frate Bernardo e frate Cesario di
						Alemagna, uomo illustre per scienza, per spiccata santità e vita, frate
						Rizzerio, frate Simone della Contessa, nobile e di meravigliosa santità, frate
						Angelo, frate Masseo, e non pochi altri, dei quali alcuni li vidi io stesso e
						da loro ascoltai quelle notizie che narro.
						
						            Questi si sforzavano di osservare
						fedelmente e puramente con tutto il cuore le cose che avevano promesse e che
						erano state rivelate al loro Padre e guida, e confermate con l'autorità della
						Chiesa. E non potevano tacere davanti alle opere e alle decisioni devianti e
						discordanti dai comandi e dalle tradizioni del fondatore. Si rammaricavano
						dunque, per l'offesa a Dio e per il danno delle anime, e, aderendo cordialmente
						alle umili parole e alle pie opere del loro Padre, dimostravano che non era
						piccolo il pericolo nascosto nel seguire gli incominciati rilassamenti e
						impurità.
						
						2194     Frate Elia con i suoi seguaci ne è turbato e,
						dissimulando, per un tempo più opportuno, I'impazienza e l'ira che aveva
						concepite nella sua mente, questi, che camminano nella semplicità, li diffama e
						cerca di oscurare astutamente e falsamente con calunnia e lamenti presso il
						sommo Pontefice, prima di perseguitarli ed opprimerli. E, per apparire
						scusabile davanti a quelli che potevano dolersi e turbarsi per l'ostilità
						esercitata sui santi frati, e per dare a vedere che egli faceva queste cose e
						li perseguitava giustamente e per comando del sommo pastore per utilità di
						quelli stessi che ne erano colpiti, finalmente, giunto il momento propizio, si
						recò dal Vicario di Cristo, che era allora papa Gregorio e, come è costume di
						tale gente, propose davanti a lui una lamentela bugiarda e dorata di grande
						santità, discrezione, onestà, e che aveva, all'apparenza, la pretesa di utilità
						per la Chiesa e per tutta la Religione. 
						
						2195    Così, dunque, parlò al Papa: « Padre santo,
						in una moltitudine, specialmente di uomini semplici, si compiono di frequente,
						sotto sembianza di bene e di fervore di spirito, tali cose che, se non vengono
						corrette al momento opportuno, una volta che hanno messo radici, sebbene
						sembrino leggere, generano grandi mali. Ci sono infatti tra noi alcuni frati,
						che sono tenuti in concetto di grande santità presso il popolo e il clero, a
						motivo della familiarità che ebbero con san Francesco. Questi, governandosi
						secondo il proprio parere, rotto il freno della santa obbedienza, se ne vanno
						qua e là, acefali, e parlano e insegnano cose che alla fine ridonderanno in
						scandalo di tutta la Religione, se non viene posto un rimedio da parte della
						vostra Paternità al male già cominciato. Infatti, costrettovi dalla mia
						coscienza sono venuto a riferire alla vostra Santità cose che volentieri avrei
						taciuto, se non temessi che, tramite costoro, non venisse seminato qualche
						grave scandalo, e se avessi potuto con la mia sola autorità ricondurli e
						frenarli mediante caritatevoli e pie esortazioni e correzioni ».
						
						             Il sommo Pontefice, che aveva in grande
						considerazione frate Elia, credendo fermamente che le cose riferite
						corrispondessero a verità, e mosso da affetto di sincera carità e dallo zelo
						del suo fervore di spirito col quale si impegnava in modo tutto particolare per
						promuovere il buono stato di tutta la Religione, disse a frate Elia: « Vai, e
						secondo lo spirito e la prudenza che ti è data, correggi in modo tale quelli
						che sotto sembianza di spirito, posposta la regola della disciplina e rigettato
						il freno dell'obbedienza, se ne vanno vagando qua e là, che non possa sorgere
						per causa loro o da loro nessuno scandalo nella Religione e sia dato motivo di
						qualsiasi contagio o dissidio per il loro esempio ai più semplici e fedeli
						all'obbedienza. Invero troppe volte i mali, che vengono giudicati da nulla, se
						tralasciati, costruiti e irrobustiti con l'andar del tempo, diventano non più
						correggibili ».
						
						2196     Davvero, papa Gregorio, di santa memoria,
						aveva troppa fiducia di frate Elia a motivo della grande onestà dei costumi che
						scorgeva in lui e della singolare prudenza e scienza, per la quale si riteneva
						che fosse superiore a tutti gli altri religiosi di quel tempo. Non sapeva,
						infatti, il sommo Pontefice, in qual modo frate Elia era stato contrario a san
						Francesco e che seguiva ed operava e insegnava molte cose curiose segretamente,
						e che incoraggiava e seminava idee e modi di vivere contrari o discordanti
						dalla regolare perfezione, e che era operatore e autore .li rilassamento e
						impurità e che si sforzava di estinguere lo spirito e seppellire l'intenzione
						del fondatore e tentava con i suoi seguaci, mediante opinioni di nuovo conio,
						di insegnare principi umani al posto di quelli divini.
						
						2197     Ma poiché egli fu il primo e
						cosciente inventore di questa seduzione contro il sommo Pontefice e confidò
						nelle sue idee e nella sua prudenza più che nella santità e volontà e comando
						di Dio, che aveva ascoltato e ricevuto dal fondatore Francesco, mandato dal
						cielo sia per lui sia per gli altri; perciò, imitando la cecità della sua mente
						e inceppato e imprigionato dal laccio del compiacimento di se stesso, divenuto
						il principe della neroniana persecuzione dei santi, alla fine, con la stessa
						spada con la quale aveva percosso i santi suoi frati, percosse anche se stesso
						con i suoi seguaci e si  uccise.
						
						            Infatti, scomunicato dal predetto
						santo pontefice Gregorio, perché sembrava passato al seguito dell'imperatore,
						nella scomunica morì per colpa o negligenza del suo successore, frate Alberto,
						che trascurò di presentare al Papa la lettera di scusa e di soddisfazione di
						frate Elia. Quando lo stesso frate Alberto da Pisa morì, nella tasca interna
						della tonaca fu trovata la lettera di soddisfazione che doveva essere portata
						al Papa. E, come per causa di lui fu nascosta al sommo Pontefice la verità
						sulla vita dei santi frati, ed anzi fu convinto di una menzogna, così la sua
						lettera di soddisfazione, che dichiarava il suo proposito e la sua obbedienza,
						in qualsiasi maniera fossero ritenute, non giunse al sommo Pontefice, ed egli
						mori disobbediente alla Chiesa e separato dalla Religione assieme ai suoi
						compagni.
						
						2198    Ma ritorniamo ai fatti da lui compiuti contro
						il primo frate di san Francesco e contro gli altri uomini spirituali.
						
						2199     4. Fondato, dunque, sull'autorità del sommo
						Pontefice, colui che aveva scelto come sua regola di rettitudine e di virtù il
						compiacimento di se e la sua volontà.