CRONACA O STORIA
DELLE SETTE TRIBOLAZIONI
DELL'ORDINE DEI MINORI
Dl
ANGELO CLARENO
O DA CHIARINO
Traduzione e note di
FELICIANO OLGIATI
IL
CHRONICON seu Historia septem tribulationum ordinis minorum, scritta da Angelo
Clareno (c. 1260/1337) tra il 1325/1330, traccia in sostanza, nei riquadri di
sette « tribolazioni » subìte dagli « spirituali » in lotta con la « comunità
», la storia del primo secolo francescano con colorazioni ovviamente
partigiane, o per dire meglio «spirituali », protese verso un futuro
adempimento delle promesse fatte da Cristo a Francesco.
Dopo
avere recensite, in apertura, quattro biografie di Francesco ( quelle di
Giovanni e Tommaso da Celano, di Bonaventura, di frate Leone), I'autore
appoggia il suo discorso, oltre che a passi del Testamento e della Regola
bollata di Francesco, a numerose testimonianze orali o scritte di compagni del
Santo o dei loro seguaci, alcune delle quali ci sono note solo attraverso la
sua opera, altre invece dalla Leg. per., dallo Spec., dagli Actus-Fioretti. Notevoli soprattutto le
citazioni dell' Intentio Regulae e dei
Verba s. Francisci, attribuiti a frate Leone e già trascritti dal
Clareno nella sua Expositio Regulae fratrum minorum (ed. L. Oliger, Quaracchi
1912). Questa attribuzione, che segue quella dell'Olivi e di Ubertino da
Casale, mette fuori dubbio l'esistenza dei « rotuli » leonini tramandati anche
dalla Leg. per. e dallo Spec., mentre alcune citazioni riportate sotto il nome
di Giovanni da Celano mostrano una evidente confusione con Tommaso da Celano.
Il
Prologo e la prima « tribolazione » del Chronicon costituiscono una specie
di Legenda vetus di san Francesco, già
pubblicata sotto questo nome dal Sabatier e che successivamente M. Faloci Pulignani
( in MF, Vl II [ 1901 ], pp. 81-119) e S. Minocchi (La leggenda antica. Nuova fonte biografica
di s. Francesco, Firenze 1905) hanno dimostrato essere l'originale latino di
una leggenda in volgare. Le pagine seguenti, traducendo sostanzialmente dall'edizione
del Chronicon curata da A Ghinato (Roma 1959) ma tenendo presente sia un
volgarizzamento di L Malagoli (Torino 1931) che alcuni passi dell' Expositio
Regulae del Clareno, offrono anzitutto i testi della cosiddetta Legenda vetus e
l'inizio della seconda « tribolazione ». Per un più preciso inserimento di
queste testimonianze, cfr. Introduzione, qui, pp. 251-259.
I
CIRCA LA LEGGENDA ANTICA DEL BEATO FRANCESCO
2113 1. Quattro persone
rispettabilissime hanno scritto la vita del povero ed umile uomo di Dio
Francesco, uomini cioè illustri per scienza e santità: Giovanni e Tommaso da
Celano, frate Bonaventura, ottavo ministro generale dopo il beato Francesco, e
frate Leone, uomo di meravigliosa semplicità e santità, compagno dello stesso
san Francesco. Chi legge e medita
diligentemente queste quattro narrazioni o vite, giungerà a conoscere in parte,
dalle cose che legge, la vocazione, la condotta, la santità, I'innocenza, la
vita e l'intenzione prima ed ultima dello stesso serafico uomo.
2114 Potrà
conoscere ancora come Cristo lo amò di un amore tutto speciale e fu a lui
benigno e familiare, purificandolo, illuminandolo e formandolo, e lo trascinò
dietro di sé perché seguisse i suoi esempi di perfezione; e gli apparve nella
figura di un uomo confitto alla croce e talmente lo trasformò in se stesso, che
da allora egli non visse per sé ma tutto crocifisso con Cristo.
Infatti
Cristo era per lui sostanza, movimento, senso, luce e vita. Alla memoria di
lui, che portava come impressa col fuoco nell'intelletto e nell'affetto, era
unito, e conformato a lui crocifisso e arcanamente immedesimato.
Tutto
il suo essere, ogni desiderio, pensiero, parola e azione, li riceveva da
Cristo; e tutto secondo lui e per amore di lui con umiltà, vigilanza e santità
disponeva e compiva con perseveranza.
2115 Cristo
Gesù lo trovò fedele, obbediente, grato, semplice, retto e umile secondo il suo
cuore, ed a lui rivelò la perfezione iniziale e finale della sua vita
evangelica e della sua madre, degli apostoli e degli evangelisti; aprì
l'orecchio di lui e l'istruì con abbondanza di operazioni celesti,
incorruttibili e perfette, prese dimora nel suo cuore sulle sue labbra e nelle
sue opere.
2116 E gli
disse « Prendi dalla mia mano il volume: è la legge di grazia e di umiltà, di
povertà, pietà, carità e pace; la forma di vita, ch'io osservai con i miei
discepoli; la regola che dà vita per una vita immacolata, per la pienezza di
grazia, che dirige all'acquisto certo e al possesso, nel fatto e nel pensiero
della gloria dell'anima e innalza alle
altezze delle realtà celesti e divine.
Questa
io creai sostanzialmente nei santi ed offrii come forma di perfezione. Nascendo
io nudo misteriosamente dalla Vergine, fui involto nei panni della povertà e
deposto nel presepio dell'umiltà, dal momento che non volli trovare posto
nell'albergo, per dimostrare attraverso questo mistero che la povertà è via
certa per il regno dei cieli, e certificare con le opere e con le parole tutti
gli amatori e custodi della povertà che essi sono dall'eternità costituiti dal
Padre mio eredi e re dello stesso regno dei cieli.
2117 Mandai
davanti a me Giovanni Battista, come Elia, angelo di fortezza, profeta nello
spirito e nella potenza, colui che indicò a dito la mia venuta e incarnazione
lo mandai davanti alla mia faccia perché preparasse le mie strade e
rettificasse i sentieri: a predicare la penitenza e ad insegnare la scienza
della salvezza nella remissione dei peccati, mediante le opere e la parola,
affinché tutti per mezzo di lui credessero in me e tutti quanti vogliono venire
dietro di me lo avessero come guida, accompagnatore e patrono pio e certissimo
da ora fino alla fine del mondo, nel credere, amare e osservare la perfezione
della mia povera, mite ed umile dimora tra gli uomini e divinissima vita.
Per
la qual cosa, volendo io offrire a quanti scelgono di venire dietro a me la
liberazione dalle tenebre delI'errore e dalla condanna dell'eterna confusione e
della morte e l'entrata nel regno di Dio, dopo che saranno rinati dall'acqua e
dallo Spirito Santo, appena ebbi ricevuto da lui il battesimo in virtù dello
Spirito Santo, fui condotto nel deserto.
2118 Perché fosse d'esempio,
ho consacrato il periodo di quaranta giorni nel digiuno, nelle veglie e nella
preghiera, insegnando con questo che il
tempo della vita dei battezzati si deve tutto e perfettamente consacrare al
culto divino, e che in questo modo i miei seguaci, per il merito della mia
morte, vincessero il principe e rettore del mondo di queste tenebre e, morti al
mondo e a tutte le cose del mondo, vivessero solo per Dio, cercando e gustando
solo le cose che sono del cielo e non quelle di questa terra.
2119 Ho predicato la penitenza e il regno dei
cieli, come un messaggero veloce, vestito di una sola tonaca e di vile
mantello, aprendo la via ai miei discepoli, camminando con loro senza denaro,
né calzari, né borsa, né bisaccia. E non avevo dove appoggiare il capo, io che
ho fatto i cieli, per dimostrare ai miei imitatori che il mondo e tutte le cose
del mondo devono essere ritenute e disprezzate come perdita e sterco.
2120 Passavo la notte nella
veglia dell'orazione davanti a Dio, e di giorno insegnavo nelle sinagoghe e nel
tempio l'odio della cupidigia, dell'avarizia, dell'ipocrisia e della menzogna,
della superbia e di tutto ciò che è del maligno.
E
perché mi conoscessero e accogliessero per loro salvezza, come il Messia
promesso ai loro padri, il Dio fatto uomo e l'Emmanuele, curavo per mia propria
potenza tutte le malattie e le infermità, scacciavo i demoni, mondavo i
lebbrosi, risuscitavo i morti e perdonavo i peccati.
Quelli
che io scelsi dal mondo, li ho resi uomini celesti con la mia parola e con
l'esempio della mia vita povera ed umile e sopraceleste, e non ho perduto
nessuno di loro, ma rimasero con me nelle mie prove; ed io li ho santificati e,
sul punto di uscire dal mondo, li ho affidati al Padre, perché eran miei e non
del mondo, ma dietro il mio esempio, avrebbero avuto vittoria in virtù dello
Spirito, e avrebbero predicato su tutta la terra, ai Giudei e ai Gentili l'odio
e il disprezzo del mondo per causa del mio nome, e la confessione della mia
fede, e l'eterna gloria e l'onore del mio regno, che non è di questo mondo.
2121 Ho
confermato la mia predicazione nel mio sangue attraverso la morte di croce,
pendendo nudo, fuori della porta (della città) in mezzo ai ladri, abbandonato
tra oltraggi e dolori amarissimi, innumerevoli e immensi, per risollevare
quanti sono deformati dalla superbia, dalla vanità e dalla carnalità e
condannati alla condanna della duplice morte, riscattandoli col prezzo del mio
sangue e la potenza della mia morte, e così fossero trasformati in infuocati
amatori dei miei dolori, della mia croce e della mia morte vincendo se stessi,
il mondo e il diavolo. Così, come io ho donato la mia vita per la salvezza
degli uomini per la gloria e l'onore del Padre mio, essi, da me redenti,
saranno in grado di donare la loro vita per la
gloria e l'onore del mio nome, scegliendo come mezzo la croce e morte
mia, attraverso la quale si vince il mondo assieme al principe della morte e si
entra in possesso ora della grazia e nel futuro della gloria.
2122 Li ho
resi conformi alla mia morte e consociati ai miei dolori e alla mia passione
perché potessero leggere l'inizio dell'apertura del libro della vita ed in esso
l'iscrizione e la comunicazione della mia infinita carità, e trovare la porta
che introduce alla chiarità della mia sapienza, e la chiave che apre gli arcani
dello splendore delle opere, delle esortazioni, precetti, consigli dei miei
sacramenti e delle mie promesse e la certa rivelazione della beatitudine della
mia gloria, attraverso la quale i figli della luce e della mia grazia vengono
separati dai figli delle tenebre e del peccato, e i cittadini del regno dai
cittadini della Babilonia e delI'inferno ».
2123 2. Questo Beniamino, cioè
Francesco, come Paolo [che si dichiarava] il più piccolo tra i santi, ha
conosciuto e ricevuto non dagli uomini né per mezzo di uomo, ma attraverso la
rivelazione di Gesù Cristo, che gli appariva e in lui abitava in modo serafico e
gli parlava come dalla croce, tutte quelle cose che ha scritto nella Regola,
nel Testamento e nelle lettere in forma di esortazione, e che egli predicò agli
uomini apertamente con brevi e luminosi sermoni e con la coerenza delle opere,
ed ha perfettamente adempiuto.
Egli
fu ripieno da tale fuoco dello Spirito Santo quando Cristo Gesù gli apparve
come confitto alla croce, che, sulI'esempio di Cristo Gesù redentore, che nudo
pendette dalla croce e morì in mezzo ai ladroni, si propose con fermezza di
servire a Cristo fino alla morte, nudo e segregato dal mondo e sconosciuto a
tutti gli uomini--come si legge di Maria Maddalena e di molti altri santi--, ed
anche di offrirsi ai più duri supplizi e martiri per la predicazione della fede
e la testimonianza di Cristo Gesù tra i Saraceni e gli altri infedeli.
Egli,
rivolto a Cristo, implorava con devozione, preghiere e infiammati desideri, di
essere illuminato e reso sicuro del suo cammino, perché ogni cosa buona e ogni
dono di grazia ci viene dato solo per mezzo di lui e senza di lui non si può
compiete nulla che piaccia a Dio.
2124 Allora Cristo Gesù, nostro
Salvatore gli apparve e disse: « Francesco, segui me e cerca di ricalcare le
orme della povertà e dell'umiltà della
mia vita. Poiché il compimento di ogni mia promessa e perfezione di grazia e di
gloria sta nel riprodurre la mia figura e somiglianza nei sensi, nella mente e
negli affetti.
Se
aderirai a me con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua
mente e con tutte le tue forze, così che ogni tuo pensiero sia in me e di me,
ogni tua parola venga da me e sia per me e davanti a me, e ogni tua opera sia
sempre per me e per l'onore e la gloria del mio nome, tu sarai mio servo ed io
sarò con te, e parlerò nella tua bocca; e chi ascolterà te, ascolterà me; e chi
ti accoglierà, accoglierà me ; e chi ti benedirà, sarà benedetto, e chi ti
maledirà, sarà maledetto.
Tu
poi e tutti i tuoi frati, che io ti darò, vivendo secondo il mio esempio, come
stranieri e pellegrini morti al mondo, fonda te stesso e la tua Regola e la tua
vita nella povertà e nudità della mia croce, perché la sostanza di tutte le
ricchezze comunicabili di grazia e di gloria è fondata e collocata nella
povertà, e il beato godimento infinito dei miei beni si possiede mediante l'impegno
sincero della mia umiltà.
Infatti
è immensa l'altezza dell'umiltà, e nei veri amatori e possessori della povertà
e dell'umiltà c'è il volto della mia gioia, il riposo e la dimora del mio
compiacimento. Perciò la congregazione della tua fraternità si chiamerà
Religione dei Minori, affinché dal nome comprendano che essi devono essere
veracemente umili di cuore più di tutti, perché l'umiltà è il palazzo o il
vestimento delI'onore e lode mia, essa è l'abito indossando il quale colui che
passa da questa all'altra vita troverà aperte le porte del mio regno.
2125 Io
infatti ho domandato al Padre mio che mi concedesse in questa ultima ora un
popolo poverello, umile, mite e mansueto, che fosse in tutto simile a me nella
povertà e nell'umiltà e fosse felice di possedere me solo, e che io potessi
trovare in questo popolo riposo e abitazione, come il Padre mio ha riposo e
abitazione in me: ed egli ha riposo e dimora in me, come io rimango e riposo
nel Padre mio e nel suo Spirito.
E
il Padre mio mi ha dato te, assieme a tutti coloro che per mezzo tuo aderiranno
a me con tutto il cuore e con fede non finta e carità perfetta: io li reggerò e
pascolerò e saranno figli per me, ed io sarò loro Padre. E chi accoglierà voi,
accoglierà me; chi perseguiterà voi, perseguiterà e disprezzerà me. Ma su
quanti vi perseguiteranno e disprezzeranno starà il mio giudizio e su quanti vi
accoglieranno e benediranno rimarrà la mia benedizione.
Sia
tua regola il mio Vangelo e tua vita la mia vita. La mia croce sia il tuo
riparo e il mio amore la tua vita; la mia morte tua speranza e resurrezione;
gli obbrobri, le bestemmie e le derisioni rivolte contro di me, siano onore,
benedizione e tua raccomandazione. Sia tua vita, gaudio e gloria sostenere la
morte e i tormenti per me. Nulla voler possedere sotto il cielo, sia tua
eredità e tua ricchezza. Tua sublimità, refrigerio con esaltazione sia
umiliarti davanti a tutti e godere di essere afflitto e vilipeso per il mio
nome.
2126 I luoghi in cui abiteranno i frati, come
stranieri e pellegrini per adorarmi e lodarmi saranno vili, poverelli costruiti
con legno e fango, separati dai rumori e dalle vanità del mondo, di proprietà e
diritti di altri, li accetteranno, dopo aver ottenuta l'obbedienza, la licenza
e il beneplacito dei vescovi e del clero, come forestieri e pellegrini,
dimorando in essi finché piacerà ai padroni di quei luoghi e sarà concesso dai
vescovi, preparati sempre ad allontanarsi volentieri e con azione di grazie
quando fosse dato invito a partire da coloro che li avevano accolti; perché
allora saranno a me somiglianti e conformi quando intenti al mio culto,
abiteranno nei luoghi come stranieri, predicando il mio nome con la loro vita e
i loro costumi; e come stranieri e pellegrini, lasceranno di buon animo colui
che li allontana, dimostrando con più evidenza con il loro atteggiamento lieto
e umile, che nulla posseggono e nulla volevano possedere ».
2127 3. Perciò nel suo Testamento,
che fece all'avvicinarsi della morte, dice: « Dopo che il Signore mi donò dei
fratelli e compagni, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare; ma lo stesso
Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo. Ed io
con poche parole e semplicemente lo feci scrivere, e il signor Papa me lo
confermò ».
Proprio
per l'osservanza pura e cattolica di questa vita scrisse, alla fine dei suoi
giorni il suo Testamento. In esso dimostra che l'inizio della sua conversione,
il suo crescere e la sua fine l'aveva ( tutto) ricevuto da Dio per rivelazione,
e che talmente venerava la fede e l'obbedienza della Chiesa cattolica romana e
di tutti i sacerdoti consacrati dalla stessa Chiesa, anche se peccatori, che se
avesse avuto tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, non avrebbe predicato
nelle parrocchie ove dimoravano senza la loro volontà e obbedienza. Insegna
ancora, illuminato da Cristo, a temere, onorare e venerare coloro che
amministrano i sacramenti della Chiesa come suoi padroni e che bisogna venerare
e onorare sopra tutte le altre cose gli stessi sacramenti, le parole divine e
tutti i maestri e dottori della sacra teologia; perché, dice, è attraverso il
loro ministero che riceviamo lo spirito e la vita.
2128 Dice ancora che dovevano celebrare l'ufficio
secondo la consuetudine della Chiesa romana, e che i frati dovevano essere
contenti di una sola tonaca, rattoppata dentro e fuori per la vera osservanza
della povertà, e non volevano avere nulla di più, ma fossero sinceramente
soggetti a tutti, mostrando con la vita e le opere la minorità delI'umiltà,
lavorando manualmente per buon esempio e amore della virtù, per tenere lontano
l'ozio e per procurare evangelicamente quanto era necessario al proprio corpo e
ai loro fratelli.
2129 E dimostra che il ricorrere alla
mensa del Signore e il chiedere l'elemosina di porta in porta è segno di grande
umiltà e di ineffabile dignità e partecipazione alla stessa mensa del re della
gloria.
Infatti
il beato Francesco aveva appreso da Cristo che per i poveri evangelici il
domandare l'elemosina per amore del Signore Iddio è grande dignità e onore
incomparabile davanti a Dio e davanti agli uomini, perché nulla possiamo
paragonare all'amore di Dio, di tutte le cose che sono state create nel cielo e
sulla terra. Il Padre celeste ha creato per l'utilità degli uomini tutte le
cose e per amore del suo Figlio diletto, dopo il peccato tutte sono concesse in
elemosina sia per coloro che ne sono degni sia per gli indegni.
Perciò
quando si domanda per amore del Signore Iddio e viene dato per amore di Cristo
Gesù, suo Figlio, che per noi si è fatto povero per renderci ora ricchi con la
sua povertà nella grazia e santificarci nella gloria dei beati in futuro, si
può chiamarlo pane degli angeli piuttosto che cibo del corpo.
Questo
dice nella sua Regola, secondo che aveva ricevuto da Cristo: « I frati non
abbiano come proprio nulla, né casa, né luogo, né alcun'altra cosa. E come pellegrini e
forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vadano a
chiedere l'elemosina con fiducia. Né c'è bisogno che si vergognino, perché il
Signore si è fatto povero per noi in questo mondo. E questo, fratelli miei
carissimi, il vertice di quella altissima povertà, che vi costituisce eredi e
re del regno dei cieli, facendovi poveri di cose e ricchi di virtù. Questa sia
la vostra porzione che vi conduce alla terra dei viventi. A questa totalmente
uniti, fratelli carissimi, non vogliate aver altro mai in questa vita, per il
nome del Signore nostro Gesù Cristo » .
2130 Perciò
per osservare integralmente e puramente la perfezione della evangelica povertà
altissima a lui rivelata da Cristo, con sicurezza fermamente comanda, nella
fortezza dello spirito di Cristo: « Dovunque sono, non osino chiedere lettera
alcuna alla curia romana, direttamente o per interposta persona, né in favore
di chiese o di luoghi, né col pretesto della predicazione né per la
persecuzione dei loro corpi; ma, dovunque non saranno ricevuti, fuggano in
altra terra a fare penitenza con la benedizione di Dio». E aggiunse, alla fine,
che il suo Testamento non è un'altra Regola, ma una esortazione e ricordo e il
Testamento della sua prima ed ultima intenzione, rivelatagli da Cristo, che
egli faceva per i suoi frati benedetti, perché meglio cattolicamente
osservassero la Regola, che avevano promesso al Signore, dal momento che
l'osservanza cattolicamente fedele e pura della Regola, che aveva ricevuto da
Cristo, era contenuta nella comprensione letterale del Testamento e della
Regola.
2131 Per
questo comandò fermamente per obbedienza che non si introducessero glosse nella
Regola e nel Testamento, dicendo: vanno intese così ma come il Signore aveva
donato a lui di dire e scrivere la Regola e il Testamento con semplicità e
purezza, così semplicemente e puramente, senza commento le comprendessero e le
osservassero con sante opere sino alla fine.
Perciò
nessuno che possieda la verità della fede e della carità di Cristo ignora
quante cose assurde e sconvenienti contro Cristo e gli Apostoli e i loro
discepoli e gli evangelisti e gli anacoreti e i cenobiti e i primi fondatori
delle Chiese e degli Ordini tutti di perfezione, e ancora contro la stessa
Chiesa romana includono per conseguenza nei loro scritti, quanti tentano di
aggiungere o di togliere qualcosa a Francesco e alla sua Regola e al suo
Testamento.
2132 4. Fu infatti Cristo a
lui familiare, come il Padre al suo amatissimo figlio e gli comunicò le
disposizioni della sua volontà, e gli svelò le cose utili del momento e quelle
necessarie e convenienti per la tribolazione futura e passata, e mostrò per
mezzo di lui e in lui le cose che bisogna premettere e disporre nel cielo della
Chiesa per raggiungere alla fine lo stato perfetto della contemplazione. Ma i
suoi non lo accolsero.
2133 Narravano
infatti i suoi compagni, cioè Bernardo da Quintavalle, Egidio, Angelo, Masseo e
Leone, che san Francesco qualche volta in segreto aveva detto a loro cinque: «
Fratelli, sebbene io sia uomo vilissimo e indegnissima creatura di Dio,
tuttavia, perché cresciate nella riverenza e fede della nostra vocazione e della vita e regola promessa e
rivelata a me dal Signore, sappiate che Cristo mostra a me la sua presenza in
maniera così benigna e familiare, e specialmente ogni volta che grido a lui per
utilità della nostra Religione, e tanto pienamente e chiaramente mi soddisfa in
tutte le cose che domando per loro, che--come mi ha assicurato qualche volta lo
stesso Signore -- soltanto a pochissimi, anzi rarissimi santi ha offerto tanta
abbondanza della sua presenza.
Egli
mi ha chiamato per sola sua benignità e grazia e si rivelò a me, e mi insegnò
che impetrassi dalla Chiesa e dal signor Papa la conferma della sua vita
immacolata. E Cristo inchinò ( verso di me) il signor Papa e i suoi fratelli i
signori cardinali, e conobbero che ero stato mandato a loro dallo stesso
Signore Gesù Cristo, e il Papa mi concesse tutto quanto chiedevo.
Felici
coloro che si studiano con fedeltà e devozione di vivere secondo la loro
vocazione e osservano fino alla fine con purezza e semplicità quello che hanno
promesso al Signore, perché di essi è il regno dei cieli con una gloria
speciale. Guai invece a quelli che tentano di espungere con la loro scienza
quelle cose che egli si degnò rivelarmi per la gloria della sua grazia e
intorno alla salvezza delle anime dei frati, perché questi privano se stessi
della grazia e ritraggono gli altri dalla salvezza e si rendono debitori dei
più acerbi supplizi della geenna >>.
2134 Cristo non volle tenergli nascoste neppure
quali sarebbero state le cose buone e le cattive, o le cose deboli e quelle
forti, le cadute e gli sbagli, le molestie e le tribolazioni che sarebbero
accorsi in seguito alla ( sua ) Religione fino alla fine.
Infatti,
dopo quella mirabile visione e l'effetto di esso nei cuori dei singoli, quando,
assente col corpo, si presentò ai suoi fratelli su un carro di fuoco e l'uno
vide nuda la coscienza dell'altro, come narra il santo uomo frate Giovanni da
Celano nella sua leggenda, ritornando tra i frati, prima di tutto li confortò a
riguardo della visione celeste che era stata loro manifestata, poi raccontò
loro ordinatamente gli avvenimenti che sarebbero accaduti nella Religione dopo
di loro, e disse: «Non vi spaventi fratelli, il
fatto che siete pochi e semplici, perché, ecco, tra non molto tempo
verranno ad abbracciare questa vita e la nostra Religione moltissimi, e non
solo i semplici, ma sapienti e nobili, ricchi e poveri, secolari e chierici, e
non solo italiani, ma francesi, spagnoli, scozzesi, inglesi, tedeschi, slavi e
ungheresi e da tutte le altre nazioni; ed ecco già risuona nelle mie orecchie
il rumore dei loro passi.
Siate
dunque riconoscenti a Dio e studiatevi con tutte le forze di irrobustire e
rendere ferma la vostra vocazione ed elezione con le opere e gli affetti,
perché Iddio in quest'ultima ora ha posto noi idioti e disprezzabili e vili
come primi fondatori dell'umile e povero stato finale; e perciò è anche più
necessario che ci umiliamo e ci impegnamo nell'opera della nostra salvezza con
timore e tremore e facciamo degni frutti di penitenza davanti a Dio, che per L
sua sola bontà ci ha chiamati alla celeste sequela della sua vita .
E
poiché molti saranno i chiamati, ma pochi gli eletti anche in questa Religione,
specialmente negli ultimi giorni quando s'avvicineranno i tempi della
tribolazione, perciò ascoltate la verità sugli avvenimenti futuri.
2135 Ecco:
ora, nel principio della Religione, I'Altissimo, dopo averci prevenuti con doni
e grazie, ci riempirà con la dolcezza della sua benedizione e i frutti della
carità, e come a degli invitati alla sua mensa ci nutrirà col pane della vita e
della scienza e ci disseterà col gaudio e la letizia spirituale, e ci colmerà
di pace facendoci gustare l'ineffabile sua pace e sapienza.
Ma
un uomo nemico tenterà di soprasseminare la zizzania nella Religione e ne
entreranno molti che incominceranno a vivere per se stessi e non per Cristo e
seguiranno la prudenza della carne piuttosto che l'obbedienza della fede e
della Regola, dando molto alla carne e poco allo spirito, accondiscendenti alle
fragilità della natura, e, otturando le orecchie dello spirito alla grazia,
trascureranno di far violenza a se stessi per rapire il regno di Dio. Per
questo ci si distaccherà dalla perfezione, e la Religione declinerà e
incominceranno a raffreddarsi nel fervore della perfetta carità. Ci saranno
però ancora dopo di noi uomini innocenti che cammineranno fedelmente, ma
saranno nella afflizione e nel disgusto, ricordando i primi beni e saranno
oppressi con afflizione dai loro simili.
2136 Allora, dopo questa tribolazione
di mali e di dolori, Ci sarà un avanzamento verso cose peggiori e più amare:
spiriti cattivi assaliranno la Religione e molti insorgeranno contro di essa,
si moltiplicheranno nella Religione quelli che vivranno secondo la carne e la
natura animale, lasciandosi irretire e conquistare dai piaceri e dalle cure
della vita. Senza alcun pudore si getteranno alla ricerca del denaro, a far
incetta di testamenti e di legati e per conseguenza ad abbandonarsi alle liti,
e si allontaneranno dalI'amore della santa povertà e umiltà, e perseguiteranno
con l'odio e l'afflizione quelli che a loro si opporranno. E perciò le loro
parole e le loro opere saranno dentro e fuori molto amare .
Infatti,
all'interno si allontaneranno dalla povertà, dalI'umiltà e dall'orazione,
applicandosi ambiziosamente alla scienza e all'insegnamento e metteranno le
parole davanti alle virtù e la scienza avanti alla santità e la fastosità e
l'arroganza avanti all'umiltà, e accusando quanti li contraddicono, diranno,
parlando con frode, che è un atto di religione riempirli di confusione e
opprimerli, e sbandiereranno dalla riverenza verso di loro agendo contro
l'umiltà di loro.
Metteranno
turbamento tra i chierici e si allontaneranno dalla riverenza verso di loro
agendo contro l'umiltà che hanno promesso e, per la loro avidità,
scandalizzeranno i secolari e offriranno esempi di leggerezza e di vanità con i
cambiamenti di luoghi e la costruzione di edifici curiosi e sontuosi. Si
dilanieranno e mangeranno a vicenda; aspireranno alle cariche ecclesiastiche e
gareggeranno tra loro per essere e apparire superiori. Quanti poi si
preoccuperanno di essere fedeli all'umiltà e si sforzeranno di inalzarsi alle
cose celesti mediante la pura osservanza delle cose promesse, li copriranno di
disprezzo come malati di mente e li svillaneggeranno come persone inutili e di
nessun conto; saranno invece pieni di ammirazione ed esalteranno quanti
cercheranno e sapranno le cose grandi e intoneranno lodi alla loro prudenza.
2137 Allora, dopo queste
cose, la loro presenza e la loro vita diverrà amarissima e insopportabile a
tutti: si copriranno di confusione, si perseguiteranno e diffameranno
vicendevolmente, e non si potrà più tenere nascosto il fetore della loro
presenza. Allora la Religione, cara a Dio, tanto sarà diffamata dai cattivi
esempi, che i buoni avranno vergogna di comparire in pubblico. Allora ogni uomo
cattivo rovescerà il fetore della sua malizia contro i frati, e incomincerà a
scusare e reputare da poco le sue scelleratezze, mettendole a confronto con le
opere dei frati, e dirà: --cose ben peggiori faranno e fanno i frati! Pochi
saranno quelli che si convertiranno con tutto il cuore a Cristo e
all'osservanza della loro vocazione in mezzo alle molte tribolazioni e
contraddizioni.
I
novizi poi, che entreranno nella Religione in quei tempi, trovandosi senza
l'esempio e la guida dei più anziani, si stupiranno per le cose che vedranno e
si raffredderanno nei desideri salutari e nelle opere della grazia e si
volteranno indietro ( = abbandoneranno questa vita). Alcuni di loro però
grideranno a Cristo nelle loro orazioni, e sebbene privi della guida dei
maestri, saranno prevenuti dal Signore con eccellenti doni di grazia e
benedizioni e saranno portati al culmine della più alta perfezione.
Alla
fine capiterà a loro quello che suole accadere ai pescatori, i quali gettano la
rete in mare e, catturata gran quantità di pesci cattivi e piccola porzione di
pesci buoni, questa tirano a riva e scelgono i pesci buoni e li mettono
nei loro vasi e i cattivi invece li
rovesciano lontani e li abbandonano sul lido preda degli uccelli ».
E
questo già avvenne a questa Religione in questi tempi.
2138 5. Passati pochi giorni, e
avendo raggiunto il numero di dodici compagni, di nuovo gli apparve Cristo e
gli disse: « Scrivi la vita che io ti ho rivelato e presentandola al mio
Vicario, chiedigli, in nome mio, che ti sia confermata, per te e per i tuoi
compagni e per quanti vorranno viverla. Quelli che la riceveranno con devozione
e umiltà e l'osserveranno con semplicità e fedeltà, saranno partecipi dello
spirito di vita e rivestiti della luce del mio splendore. Quelli invece che la
disprezzeranno, saranno avvolti di oscurità e tenebre e saranno tanto peggiori
degli altri uomini, quanto sono caduti da uno stato e vocazione più sublime ».
E
poiché sembrava al sommo Pontefice che quelle cose che egli domandava fossero
troppo ardue e quasi impossibili, li esortava a scegliere uno degli Ordini e
delle Regole già approvate. Ma Francesco, sostenendo d'essere stato inviato da
Cristo per domandare quella vita e non un'altra rimase fermo nella sua domanda.
Allora il cardinale Giovanni di San Paolo, vescovo di Sabina, e il cardinale
Ugolino, vescovo di Ostia, mossi dallo Spirito di Dio, assistettero san
Francesco e proposero molti argomenti valevoli ed efficaci in favore della sua
petizione davanti al sommo Pontefice e ai cardinali.
2139 Frattanto, nella notte seguente,
il sommo Pontefice vide in sogno un certo uomo povero, somigliantissimo a san
Francesco, che adattava le sue spalle contro la basilica lateranense che, molto
inclinata, era in procinto di cadere, e virilmente la rimetteva dritta. Il
giorno dopo, san Francesco, ammaestrato dallo Spirito di Cristo, espose al Papa
la parabola della donna povera e bella, che aveva concepito e generato dei
figli molto somiglianti al re e li aveva educati nel deserto, e che il re, ripassando
di là dopo molto tempo, riconobbe come suoi figli e li volle alla sua mensa e
li costituì eredi e re del suo regno.
Comprese
il sommo Pontefice che quanto gli era richiesto non veniva da un uomo ma da
Cristo e, rendendo grazie a Dio, concedette le cose domandate e con la sua
autorità li costituì predicatori del Vangelo e promise che, in seguito, avrebbe
concesso generosamente e volentieri le cose che avessero domandato.
2140 Ottenuta la conferma della
Regola, mentre ritornavano, --era già passata l'ora della refe~ione, ed essi
erano stanchi per la fatica e deboli, e non c'era nessuna abitazione nelle
vicinanze --, comparve all'improvviso un giovane grazioso che si accompagnò a
loro lungo il cammino Diede loro il pane che portava e molte cose disse della
perfezione della vita evangelica di Cristo, infiammandoli con la forza delle
sue parole di un grandissimo ardore di carità; poi all'improvviso disparve dai
loro occhi, dopo aver fatto convergere lo stupore della loro mente
nell'ammirazione per le sue parole, e li lasciò accesi del vivificante amore di
Cristo.
Riconobbero
tutti insieme che era certamente un angelo di Dio colui che aveva loro offerto
dei pani e li aveva rifocillati nel corpo e nello spirito, e resero immense
grazie a Dio per il dono e beneficio.
In
fervore di spirito tutti insieme si prostrarono in ginocchio e erigendo verso
di lui gli affetti dei loro cuori, promettono e giurano che mai si sarebbero
allontanati dalla promessa della santa povertà, per nessuna angustia o
tribolazione.
Conobbero
infatti, attraverso quella Provvidenza divina e quei sermoni angelici, che il
Signore ha cura dei corpi e delle anime dei suoi, più di quanto ne abbia una
madre per il suo figlio, e prima ancora della cura che ha del cielo e della
terra. Conobbero ancora che è impossibile che Dio non si prenda cura delle
necessità dei suoi servi e non ascolti le preghiere dei poveri e non compia i
santi desideri che egli stesso ispira.
2141 Lo stesso Cristo
infatti ha detto: Non ti lascerò né ti abbandonerò, e ancora: Non temere,
piccolo gregge, perché è piaciuto al Padre vostro di dare a voi il regno;
quanto più le cose di cui avete bisogno per la vita.
Diceva
infatti san Francesco che l'onnipotenza di Dio si manifesta e risplende nella
fede e nella pazienza dei santi, perché è per la fede che siamo salvati e tutte
le opere di Dio sono nella fede e senza fede è impossibile piacere a Dio;
perché colui che dubita della Provvidenza divina--come sta scritto--è simile al
flutto del mare che viene mosso e portato qua e là dal vento. Non pensi un uomo
tale di ricevere qualcosa la Dio. è un animo indeciso e instabile in tutti i
suoi disegni.
Tutto
è possibile a chi crede, e le cose che sono dure, diventano dolci e leggere a
chi ama.
2142 Infatti gli apostoli, i martiri e quei padri
che stavano nudi per Iddio, vivevano non per sé ma per la fede e la carità di
Cristo, tenendo davanti agli occhi gli esempi di Cristo in testimonianza e
quasi nube d'eterna consolazione. Essi andarono raminghi, coperti di pelli di
pecora o di capra privi di tutto, angustiati, maltrattati, uomini dei quali ii
mondo non era degno. Tutti i santi, quanti tormenti hanno subito per poter
pervenire sicuri al regno con la palma del martirio! Infatti comunicare alle
sofferenze di Cristo, essere abbandonati alle condanne, infermità, penurie e
alle persecuzioni dei demoni e degli uomini, ed essere messi alla prova ed
esaminati nella fornace della tribolazione, come attraverso il fuoco, è
diventare attraverso la pazienza degni della ammirazione dei santi che regnano
con Cristo nel regno dei cieli. Allora infatti siamo prevenuti dal Signore con
gaudi e immensi doni e benefici dello Spirito, quando siamo afflitti e tentati
per un breve tempo affinché, provati per mezzo della pazienza, perveniamo a Cristo
con la palma del martirio.
Quando
a motivo dell'osservanza dell'obbedienza, della povertà e della castità viviamo
santamente e da giusti, incorriamo nella penuria di cose, nelle malattie e
nella morte, guardando a lui che anzicché il gaudio che gli stava davanti,
preferì sostenere la croce, senza curarsi della ignominia, è giusto che siamo
pieni di gioia. Così si allietano quelli che conseguono la vittoria sui loro
avversari e trovano quelle cose preziose che così a lungo hanno cercato e
desiderato. Allora infatti ciascuno dei santi si riveste della dignità e della
bellezza della incorruttibile ed eterna gloria,--mentre è ancora collocato nel
luogo e tra le brame dei beni e delle cose periture--, quando per l'imitazione
e confessione della vita di Cristo muore completamente ai vizi e alle
concupiscenze, desideroso di essere liberato dal corpo e passare a lui
attraverso i supplizi e i tormenti, a lui che per noi sostenne la passione e la
morte di croce, mentre eravamo nemici di Dio e servi del peccato e degnissimi
della morte eterna.
2143 Cristo Gesù infatti operava nel suo servo
Francesco le stesse meraviglie che tra i primi santi, e dietro il profumo della
sua vita correvano molti dei suoi compagni ed erano trascinati dallo spirito di
Cristo ad amare le cose celesti e ad operare efficacemente la virtù.
Infatti,
ferventi nello spirito, predicavano il Vangelo di Cristo con le opere e con la
parola, erano trasformati i cuori dei viventi e per confermare la vita e la
predicazione dei suoi, Cristo ogni giorno moltiplicava segni e miracoli per
mezzo di Francesco; e così, concepito lo spirito di Dio, disprezzavano il mondo
con le sue concupiscenze; e, vendendo, secondo il consiglio di Cristo, tutto
quanto avevano e distribuendolo ai poveri, si univano col cuore e con l'abito
alla povertà di Cristo.
2144 6. In
breve tempo cresce il numero dei frati e vengono distribuiti nelle varie
province della cristianità sotto ministri e custodi.
Ma
poiché non è una impresa da poco farsi discepoli della vita di Cristo e attuare
tutto quello che esige una professione tanto alta, molti sono quelli che
cominciano a fare il bene, ma pochi e i soli perfetti perseverano fino alla
fine. Infatti mortificare i sensi, far tacere la lingua e il cuore secondo il
consiglio evangelico e offrire continuamente il corpo e l'anima a Dio a
somiglianza di Cristo e dirigere e compiere tutte le azioni interiori ed
esteriori secondo la volontà del beneplacito di Dio ed avere in essi la
pazienza fino alla fine, tutto questo viene da un dono di Dio, ma non senza
grande impegno, e si dirige e si conserva, per dir così, con sudore di sangue e
comunicando ai dolori della croce.
Grande
è infatti la nostra fragilità e facilmente ci voltiamo tutti alla sensualità, e
la prudenza della carne, nascosta sotto il mantello della discrezione, come
impeto di spirito veemente ci sospinge validamente ad esse, che sono come
catene di ferro e un carcere di bronzo, strappandoci il consenso alla fragilità
e la sequela della sensualità. Chi le segue non ha parte della sorte dei santi.
E per questo che il primo uomo pensò all'inizio alla sua rovina e si ravvolse
nei pessimi mali dell'amore e compiacenza di se stesso.
2145 Col pretesto della
discrezione, cominciarono a guardarsi attorno, e alcuni più intelligenti fra
loro suggerivano ai più semplici, che era più sicuro e utile prendere dagli
altri esempi di vita religiosa e, non badando alla colpa della loro
presunzione, infedeltà e disobbedienza, trascinandosi dietro altri con la
parola e le opere, provavano il sapore delle cose contrarie a Cristo, al
fondatore e alla Regola promessa.
Queste
cose giunsero all'orecchio del loro Padre. Ed egli, colpendo quelli che
compivano queste cose con duri rimproveri, rivolto a Cristo pregava per il loro ravvedimento .
2146 Ed ecco, mentre pregava, gli
apparve un angelo del Signore, sotto forma e aspetto meraviglioso. La sua testa era d'oro, le braccia e il petto
d'argento, il ventre di bronzo, le gambe di ferro, i piedi parte di ferro e parte
di argilla; ma le sue spalle erano coperte di un sacco vile e aspro. E l'angelo
mostrava a Francesco un certo rossore per quella copertura di sacco. Francesco
fu pieno di stupore davanti a questa visione.
E
l'angelo gli disse: « Perché ti stupisci e ti meravigli? Questa forma nella
quale sono stato mandato ad apparire a te, significa l'inizio, lo sviluppo e la
fine, che avrà la tua Religione fino al parto e alla riforma della vita di
Cristo e dello stato ecclesiastico.
Tu,
con tutti i tuoi compagni, che portate inscritto nel cuore Cristo e la sua
morte e con tutto il cuore amate seguire le sue orme e nulla volete mai
possedere sotto il cielo per amore di lui, siete la testa d'oro. Ma come ad
Abramo fu promessa la successione del suo seme non in Ismaele ma in Isacco,
così tu non avrai una successione in coloro che sono figli solo di nome e nella
carne, ma nei figli dello spirito, per le opere e la verità.
Abbandoneranno
infatti lo stato della aurea vita umile e povera, che non ha nulla e nulla
vuole possedere e cerca e ama soltanto Cristo, e, messa da parte l'orazione e
la devozione, si volgeranno alla scienza che gonfia e allo studio
dell'insegnamento e a raccogliere gran quantità di libri, adducendo come motivo
l'edificazione del prossimo e la salvezza delle anime, e poiché metteranno le
parole davanti alle virtù e la scienza davanti alla santità, rimarranno
interiormente freddi, e così sarà compiuta la tramutazione dell'oro
nell'argento freddo e poroso.
E
poiché parleranno molto, poco operando, incominceranno a calpestare la solidità
della vita umile e della fondamentale loro sostanza, cioè la verità della
povertà, caricandosi di cure e preoccupazioni distraenti, cambieranno l'argento
in bronzo, né più si preoccuperanno di tornare al bene di prima cioè al fervore
del desiderio celeste Tuttavia simuleranno costumi religiosi e umili e di
grande santità ma dentro si vestiranno di ipocrisia e ambiranno le lodi e g,li
onori, volendo apparire e non piuttosto essere, migliori e più santi degli
altri tutti. Così precipiteranno verso cose peggiori, e con grande loro
detrimento, quasi mercanti incapaci, trasferendo con l'ipocrisia l'argento
delI'eloquenza e il fatto della scienza in una simulazione d'oro faranno tutte
le loro opere per carpire la lode degli uomini. Ma poiché la loro simulazione e
ipocrisia non potrà rimanere a lungo nascosta quando apparirà scopertamente,
sentendosi svilire davanti agli occhi dei lodatori e diventare sempre più
brutti giorno dopo giorno, essi incominceranno a riempirsi d'ira e di
indignazione contro di loro e a perseguitare quelli ai quali troppo avevano
cercato di piacere, e andranno alla ricerca di occasioni per recare afflizione
a coloro che avranno smesso di portare loro riverenza e stima, così
tramuteranno il bronzo risonante e fulvo nel ferro duro e aspro. Mutati nella
natura del ferro, saranno pronti e audaci non solamente nel vendicare se stessi
ma anche veloci nel ricorrere al male per (vendicare) le ingiurie loro fatte e
fragili e pusillanimi e del tutto impazienti a sopportare le ingiurie che
vengono loro fatte.
E
come il ferro che vedi mescolato con la creta nei miei piedi, così alla fine i
frati saranno veloci e crudeli nell'infliggere il male agli altri, ma
impazienti e fragili nel tollerarlo, come la creta. E così quelli che al
principio erano rivestiti dell'oro puro della carità di Cristo, alla fine dei
giorni saranno giudicati come vasi di creta, quando la Religione da te fondata
arriverà alla sua mèta.
Ma
questo sacco, col quale sono coperto e del quale mostro di arrossire, è la
viltà e l'austerità della povertà che i frati hanno promesso al Signore di
portare con gioia e letizia. Ma, lasciata da parte la carità iniziale, con la
quale, uniti a Dio, sentivano che il possedere e conservare in tutto
l'abiezione dell'umiltà e della povertà era caparra dell'onore celeste e pegno
della gloria eterna, rifuggiranno interiormente dal portare le fatiche e le
scomodità della povertà, ed esteriormente la porteranno solo in apparenza e a
parole con rossore ».
2147 7. Dette queste parole, I'angelo
partì da lui, ed egli, pieno il cuore di tristezza, cominciò a lamentarsi
angosciosamente col Signore per le cose che aveva visto e udito Allora gli
apparve il Cristo, e gli disse: « Perché tanto ti turbi e rattristi, Francesco?
Io ti ho chiamato dal mondo idiota, infermo e semplice per manifestare in te la
mia sapienza e la mia potenza e perché si riferisse al mio nome il bene che per
mezzo tuo sarebbe iniziato e compiuto nella Chiesa e nella tua Religione. -- Io
ti ho chiamato dal mondo, mentre stavi nei peccati e ti ho illuminato e
ammaestrato a prendere sopra di te il giogo soave della mia vita e a portarlo
umilmente, ed io per te custodirò e conserverò quello che per mezzo tuo ho
fondato e piantato; raddrizzerò quello che è cadente e riparerò quello che è
distrutto e metterò altri al posto di quelli che cadono, al punto che se non fossero nati li farò nascere, e che se
anche la tua religione si riducesse al numero di tre soli frati, tuttavia
rimarrà stabile fino alla fine del mondo per mio dono.
E
come non venne meno la mia parola, perché i Giudei non mi accettarono, ed anzi
perseguitarono ed uccisero i miei discepoli, poiché i resti della mia elezione
furono salvati e saranno salvati e il mio nome è magnificato tra i popoli, così
l'effetto principale e il frutto della promessa e della mia intenzione, che
volli attuare per tuo mezzo, non potrà impedirlo né distruggerlo, nell'ultima
ora, nessuna umana o satanica opposizione».
2148 Il suo
spirito fu consolato nelle parole di Cristo. E perché i frati fossero
inescusabili davanti a Dio, compiva in se stesso quello che predicava ai frati
e confermava con I'esempio delle opere quello che insegnava con le parole.
Infatti li infiammava alla pura osservanza della Regola a lui rivelata dal
Signore, e sotto i loro occhi Cristo moltiplicava per mezzo di lui i prodigi e
i segni per accrescere in loro la fede e
l'amore della sua vita e della Regola promessa e renderli robusti nell'odio a
quanto si opponeva ad essa.
2149 Allora Cristo Gesù mandò a lui il suo angelo
sotto forma fulgidissima, mentre era nello speco di Sant'Urbano e gli rivelò i
privilegi, ossia le grazie singolari che avrebbe donato dal cielo a coloro che
avessero amato e osservato la Regola sino alla fine e lo rincuorò ad annunciare
ai frati la gloria speciale che Cristo ha preparato nei cieli per coloro che
adempiono fedelmente e devotamente quella Regola e vita, e la beata elevazione
al regno senza l'ostacolo delle pene del purgatorio, e le illustri e luminose
dimore con gli apostoli di Cristo e, durante l'esilio di questo pellegrinaggio,
la difesa e protezione speciale dalle insidie dei demoni e dalla caduta nel
peccato mortale e la gioconda e cristiforme abitazione di Cristo e dello
spirito di lui nelle anime e nei corpi di quanti l'osserveranno puramente e
fedelmente; per quelli che muoiono nella Religione con l'abito dell'umiltà e
della povertà, il perdono dei peccati e delle omissioni in virtù di quel segno
e della corrispondenza di esso alla verità, nella quale alla fine furono
trovati ed ebbero una fine di misericordia. Ancora, per quelli che hanno
devozione e sentimento religioso verso coloro che vivono la nostra Regola, e li
ricevono piamente e sovvengono benignamente alle loro necessità, I'aumento dei
beni di grazia, la liberazione dalle avversità e la liberazione dai peccati e
alla fine la misericordia e il refrigerio dell'eterna pace, se li ascolteranno
e persevereranno nella incominciata riverenza e amore fino alla fine. A quelli
poi che perseguitano e contraddicono e odiano loro e la loro Religione e vita,
nel presente la cecità della mente per la privazione della grazia, la
permanenza nei peccati, I'amarezza del cuore e l'empietà e, se non si
pentiranno e ravvederanno, verrà sopra di loro, assieme alla morte, la
maledizione di Cristo e la dannazione eterna.
2150 8. Pertanto, ammaestrato da Cristo e dal suo
celeste angelo, per la virtù dello Spirito Santo, Francesco annunciava ai frati
l'incomparabile dignità e l'arcana gloria e sublimità della imitazione umile e
povera della vita di Cristo, con segni ed opere numerose; e con quel vivo ed
efficace sermone i retti di cuore erano infiammati ad attuare puramente la vita
abbracciata e si rassodavano nella riverenza verso la Regola promessa.
2151 Egli poi, a quelli che sentiva
perfetti nell'amore di Cristo, apriva i secreti del suo cuore, ricevuti
direttamente da Cristo e insegnava che l'amore e l'osservanza fedele e piena
della povertà e dell'umiltà di Cristo è il fondamento, la sostanza e la radice
della vita evangelica e della Regola a lui rivelata da Cristo: quella povertà
ed umiltà che Cristo, il Figlio di Dio, consacrò: egli che è nato in una grotta
da madre povera, che è stato deposto nel presepio, involto in pannicelli,
perché non c'era posto per lui nell'albergo; e poi circonciso e offerto, e
fuggì in Egitto e poi ritornando abitò a Nazaret, mendicando per tre giorni, e
poi digiunò, predicò, morì, fu sepolto in un sepolcro altrui e risorse da
morte.
Questa,
diceva, è radice dell'obbedienza, madre della rinuncia, morte del compiacimento
di sé e dell'avidità e dell'avarizia, obbedienza della fede, costruzione della
speranza, dimostrazione dell'umiltà, prova e genitrice della pace di Dio, che
supera ogni senso.
E
diceva ai frati: « Se si sottrae alla Religione il fondamento della povertà,
Cristo mi ha assicurato che si sprofonda vilmente e miserabilmente. E infatti
mediante l'osservanza e il legame dell'umile povertà che tutta la Religione è
consacrata singolarmente al culto della carità e della croce di Cristo; questa
Religione, che è stata scelta per accogliere spiritualmente e generare Cristo
Gesù nelI'albergo della Chiesa alla fine dei giorni, come una nuova vergine
Maria nello spirito, e per promettere, amare e osservare di non possedere nulla
sopra la terra; e quanti amano e osservano tutto questo, portano con riverenza
e umiltà Cristo Gesù e il suo spirito e perseverano fino alla fine ed escono
sicuri da questa vita con la certezza del regno dei cieli ».
2152 Per
questa ragione voleva che tutti avessero con sé la Regola, tutti la
conoscessero, e, soprattutto, che morissero con essa.
Non
dimentico di questa esortazione quel santo frate minore, che sempre portava una
lorica sulla carne, quando a motivo della predicazione della fede e della
costanza nella sua confessione, sentì pronunciare alla fine contro di sé dai
Saraceni la sentenza di morte, prendendo tra le mani la Regola che sempre
portava nascosta ed alzando verso il cielo le mani con la Regola, disse « Nelle
tue mani, Signore Gesù Cristo, affido il mio spirito. E se, come uomo, in
qualche punto ho peccato contro di essa, tu, che tutti ami, perdona
misericordioso >>. E pronunciate queste parole gli fu troncato il capo e
se ne andò al Signore, con la palma del martirio .
2153 Il beato
Francesco diceva che questa Regola è il legno della vita, il frutto della
sapienza, la fonte del paradiso, l'arca della salvezza, la scala che ascende
nel cielo, il patto di eterna alleanza, il Vangelo del regno e il breve
discorso che il Signore tenne sulla terra con i suoi discepoli.
E
diceva che attraverso essa i suoi frati potevano trovare il vero riposo delle
anime e dei corpi, e sperimentare la beata dolcezza della soavità e leggerezza
del peso e giogo di Cristo, e portare su in cielo questo peso.
II.
PRIMA TRIBOLAZIONE O PERSECUZIONE
DELL' ORDINE DEL BEATO FRANCESCO
2154 1. Quando ebbe finalmente ben
ordinati e infiammati i frati, e li ebbe consolidati e confermati, con divine
parole ed esempi, per quanto era in suo potere, a riverire e ad osservare
puramente e fedelmente la vita della perfezione promessa, il beato Francesco,
spinto dal fervore della carità serafica per la quale era tutto attratto in
Cristo, desiderando ardentemente di offrirsi a Dio come ostia viva attraverso
la fiamma del martirio, per ben tre volte intraprese il viaggio verso le parti
degli Infedeli. Ma per due volte ne fu impedito da divina disposizione, volendo
Dio provare più pienamente la fiamma del suo fervore. La terza volta, dopo aver
subito molti obbrobri, catene, battiture e fatiche, fu condotto, per volontà di
Cristo, davanti al Sultano di Babilonia .
Stando
alla sua presenza, tutto ardente del fuoco dello Spirito Santo, annunciò a lui
con tanta forza e con una predicazione così viva ed efficace Cristo Gesù e la
fede del suo Vangelo, che il Sultano e
tutti i presenti furono pieni di ammirazione. Infatti, per la potenza delle
parole, che Cristo parlava in lui, il Sultano, convertito a mansuetudine
volentieri prestava ascolto alle sue parole, contro il divieto della sue legge
nefanda, e lo invitò con insistenza a prolungare la sua permanenza nella sua
terra, e diede ordine che lui e tutti i suoi frati potessero liberamente
recarsi al sepolcro di Cristo, senza pagare nessun tributo.
2155 2.
Frattanto, mentre il pastore è lontano, il lupo rapace tenta di rapire e
disperdere il gregge, e ad aprirgli la porta dell ovile sono proprio coloro che
più degli altri erano tenuti ad opporsi al suo assalto e a guardarsi dalle
insidie di lui. Infatti, proprio coloro che erano superiori e sembravano i più
prudenti e intelligenti, voltatisi al compiacimento verso le loro idee, e
coprendo sotto figura di discrezione la più profonda tiepidezza e infedeltà,
incominciarono a insegnare astutamente con parole ed opere una maniera di vita
diversa da quella consegnata ad essi e suggerita dal cielo al pastore,
avvallandola con detti della Scrittura e con gli esempi di altri religiosi. Non
capivano che attraverso questa umana prudenza, definita morte dagli apostoli,
scavavano la fossa del precipizio a se stessi e fabbricavano il laccio dell'idolatria
e l'allontanamento dalla vetta della perfezione promessa.
Giudicavano
infatti cosa impossibile quasi, e pericolosa e stolta, imitare e seguire nella
semplicità e nell'obbedienza quel Cristo, che in Francesco e per mezzo di
Francesco aveva parlato e manifestato la via della vita. E come i figli di
Israele, dopo l'esodo dall'Egitto e il passaggio del Mar Rosso si erano voltati all'incredulità e al
compiacimento della propria sufficienza,
reputando un nulla tutte le meraviglie che avevano sperimentato e visto e
udito, mentre Dio operava e parlava loro
per mezzo di Mosé. così costoro, dopo che avevano abbandonato il mondo,
rinnegato la propria volontà e
abbracciato la vita evangelica della croce, cercavano di persuadere che seguire
Cristo nell'umiltà e nell'obbedienza, quel Cristo che parlava e operava
attraverso Francesco, I'uomo mandato a loro dal cielo, era una cosa per niente
affatto utile a se stessi e agli altri; e perciò giudicarono necessario e
giusto e perfino meritorio, trascinare dietro di sé coloro che camminavano
nella semplicità e nella fedeltà.
2156 La loro presunzione e audacia
crebbe a tal punto che, quando san Francesco partì per le regioni d'oltremare
per visitare i luoghi santi, predicare la fede di Cristo agli infedeli e guadagnarsi
la corona del martirio, come abbiamo detto, in molte province trattarono così
duramente e crudelmente quanti resistevano ai loro tentativi e alle loro
affermazioni e volevano stare attaccati tenacemente agli insegnamenti e agli
esempi dei loro padri, che non solo li affliggevano con penitenze ingiuste, ma
anche li scacciavano dalla loro compagnia e comunione, come uomini di dubbia
fede.
Per
la qual cosa molti, e particolarmente i ferventi nello spirito, non venivano da
loro ricevuti, come uomini disobbedienti, a differenza degli altri; e perciò,
questi, lasciando luogo al furore, vagavano dispersi e pellegrini qua e là,
piangendo l'assenza del loro pastore e direttore, e implorando dal Signore con
molte lacrime e continue orazioni il suo ritorno.
2157
Dio guardò dall'alto le
loro suppliche e i loro desideri e, condiscendendo benigno alle loro
afflizioni, dopo che Francesco ebbe predicato al Sultano ed ai suoi principi,
gli apparve e gli disse: «Francesco, ritorna, perché il gregge dei poveri tuoi frati,
che hai radunato nel mio nome, è già disperso, cammina fuori strada ed ha
bisogno della tua guida perché si unisca, rafforzi e cresca. Hanno già
cominciato a deviare da quella via di
perfezione che hai tracciato ad essi, e non stanno più fermi nel santo amore e
nella pratica della carità, umiltà e povertà e nella innocenza della semplicità
nella quale li hai piantati e fondati ».
Dopo
questa apparizione, fatto visita al sepolcro di Cristo, tornò prestamente nella
terra dei cristiani. Ritrovò il suo gregge disperso, come gli aveva detto il
Signore, non più unito come egli l'aveva lasciato e, ricercandolo con tanta
fatica e lacrime, lo radunò.
2158 2. Appena coloro che erano afflitti, seppero
del suo ritorno, con sollecitudine e grande desiderio e immensa gioia del
cuore, si recano da lui e, rendendo grazie a Dio, prostrati ai suoi piedi, si
stringono attorno alle orme del pastore tanto a lungo atteso.
Egli esorta i pusillanimi, consola
gli afflitti, corregge gli inquieti, rimprovera la colpa di coloro che li
avevano dispersi e congiunge nella carità i dispersi e coloro che li avevano
dispersi, e gli uni e gli altri con esortazioni e ammonizioni rianima e
infiamma a sostenere con letizia non solo le cose leggere, ma anche le più dure
e perfino la morte per Cristo e per l'osservanza della Regola.
2159 Certamente tutti erano pieni di ammirazione
per le parole di grazia che uscivano dalle sue labbra, ed osservando la
perfezione della sua vita e i segni e miracoli senza numero, che Dio operava
ogni giorno per mezzo di lui, si stupivano. Quelli poi che preferivano la
propria prudenza carnale alle sue esortazioni e ammonizioni, non potevano
resistergli pubblicamente o dire ragionevolmente cose contrarie alle sue
parole. Perciò tacevano, e tutti, all'apparenza, lo seguivano con riverenza e
gli ubbidivano: ma alcuni con cuore puro e coscienza buona e fede non finta,
altri invece per prudenza umana e per necessità del voto e non spontaneamente,
ma per timore di incorrere in una nota di infamia agli occhi dei secolari, e
specialmente dei prelati. Ma tenevano sempre fisso nel segreto dell'anima il
proposito di governare sé e gli altri secondo le proprie idee, non appena fosse
giunto il momento favorevole, e discostarsi con prudenza dalla intenzione e
volontà del fondatore salvando il proprio onore, fama e santità. Avevano paura
di lui e si umiliavano davanti a lui, dimostrando, esteriormente con parole ed
opere, una familiarità e devozione fino eccessive. E in questo modo coprivano
col manto della santità di lui, i segreti delle loro intenzioni.
Sapevano infatti che il padre della
cristianità, il sommo Pontefice, ed i suoi fratelli cardinali, avevano grande
riverenza e amore speciale per lui e, a motivo dei meriti della sua santità, lo
seguivano con larghi favori e lo veneravano con affetto sincero; sentivano che
nell'amore e riverenza e nella fedele e obbediente adesione a lui, si
acquistavano essi pure il compiacimento e l'accesso fiducioso ad essi, mentre
in caso contrario incorrevano nel loro dispiacere e nell'esclusione dalla loro
familiarità.
2160 Per questo motivo, i ministri e i custodi, e
lo stesso frate Elia e i suoi seguaci ai quali con astuzia e avvedutezza
offrivano alimenti di irriverenza e disobbedienza al fondatore, avvicinarono il
signor cardinale, che per sua devozione voleva intervenire al Capitolo
generale, che s teneva allora ogni anno presso Santa Maria della Porziuncola o
degli Angeli. E con grande cautela
tentarono di insinuargli queste osservazioni: che san Francesco, per la
sua grande purità e innocenza, non si dava pensiero di trattare con i frati e
di ordinare quanto era necessario e utile alla Religione; che, dal momento che
da solo non poteva soddisfare e provvedere a così grande moltitudine di frati
-- soprattutto perché era uomo illetterato, di fronte ai molti frati sapienti e
perfetti, quanto a santità ed onestà di costumi e quanto a scienza, che ha
sotto il suo governo --, questi lo potrebbero consigliare e aiutare in molte
cose, poiché egli era infermo e debole. Si potrebbe dunque ammonirlo --
proseguirono questi tali --, ma senza lasciar capire che queste parole vengono
da noi, perché tratti gli affari della Religione con i suoi frati preparati per
queste cose e si serva dei loro consigli ed aiuti, per imprimere una più solida
e più sicura direzione a tutta la Religione.
2161
3. Queste parole piacquero al signor cardinale, e le ritenne
ragionevoli e molto utili. Il signor cardinale, per suo desiderio, aveva
frequenti colloqui su cose spirituali con san Francesco. Pertanto, dopo uno di
essi, così gli parla congratulandosi con lui e dice: « Frate Francesco, devi
molto rallegrarti e rendere grandi grazie a Dio, perché Dio ha dilatato la
Religione e ti ha donato molti e sapienti e santi frati, che sarebbero capaci
non solo di dirigere la tua Religione, ma perfino di dirigere e governare
l'intera Chiesa di Dio; e perciò sei tenuto a lodare Dio per questo e devi
ricercare i loro consigli e servirti della prudenza e discrezione di tali
uomini per il buon governo e la stabilità e solidità di tutta la Religione ».
San Francesco intuì, per
suggerimento divino, il peso delle parole del cardinale e la fonte dalla quale
provenivano, e gli disse: « Venite, signore, e parlerò ai frati in vostra
presenza ».
2162 Ed ai frati radunati, presente
il cardinale, il beato Francesco disse: « Cristo ha chiamato me, idiota e
semplice perché seguissi la stoltezza della sua croce, e mi ha detto: Io voglio
che tu sia un nuovo pazzo nel mondo, e che con le opere e la parola predichi la
stoltezza della croce, e che tu guardi a me e tu e tutti i tuoi frati, stiate
uniti a me, senza guardare all'esempio delle Regole di Agostino e di Benedetto
e di Bernardo. Voi invece volete andare e trascinarmi dietro il senso e la
scienza vostra, ma la vostra scienza alla fine tornerà a vostra confusione ».
Poi, rivolto al signor cardinale,
continuò: « Pensano questi miei frati sapienti, che voi lodate, di poter
ingannare voi e Dio con la loro umana prudenza, così come ingannano e seducono
se stessi, rendendo nulle e conculcando quelle cose che Cristo dice e disse a
loro per mezzo mio, per la salvezza delle loro anime e per l'utilità di tutta
la Religione. Io, invero non ho mai detto e non dico nulla da me stesso, se non
quanto ho ricevuto da Lui con piena certezza di spirito e per sola sua grazia e
bontà. Ma essi, con grande pericolo delle anime, antepongono il senso loro al
senso di Cristo, le loro volontà alla volontà di Dio, e governano malamente se
stessi e malamente governano quelli che credono in loro, e non costruiscono, ma
tentano di svellere e distruggere quello che Cristo ha disposto, unicamente per
sua bontà e carità, di piantare e costruire in me ed in essi, per la salute
certa delle anime nostre e per il bene di tutta la Chiesa ».
Il cuore del signor cardinale fu
mutato dalla forza ed efficacia delle parole di lui e riconobbe che erano
verissime quelle parole che aveva detto. Convocati perciò i frati che l'avevano
indotto a proporre quelle parole a san Francesco, disse loro: « Fratelli,
ascoltatemi e badate a voi stessi, affinché non abbiate ad ingannare voi stessi
e non siate ingrati ai benefici di Dio: perché veramente c'è Dio in questo uomo
e Cristo e il suo Spirito parlano in lui. Perciò chi lo ascolta, non ascolta un
uomo, ma Dio, e chi disprezza lui, è Dio che egli disprezza. Umiliate i vostri
cuori ed obbedite a lui, se volete piacere a Dio e compiere le opere che sono
gradite a Cristo. Se lo offendete, e pensate e fate cose contrarie ai suoi
comandi e ai suoi consigli, priverete voi stessi del frutto della salvezza e
della vostra vocazione e abbasserete lo stato della vostra Religione e
coprirete di tenebre il vostro cuore, mostrandolo avvolto anche di molti vostri
difetti e tenebre. Dalla sua bocca esce la parola di Dio viva e più penetrante
di ogni spada a due tagli, come dice l'Apostolo, e non ignora le astuzie di
Satana, ma giunge ai segreti delle intenzioni e dei pensieri dei demoni e degli
uomini; egli non può essere ingannato dai raggiri umani, perché ha in sé lo
spirito di Dio, che scruta I'intimità dei cuori e penetra i più profondi
pensieri di Dio >>.
2163 4. Prima di partirsene, il
signor cardinale predicò la parola di Dio in comune, tanto ai frati ch'erano
convenuti al Capitolo in grande moltitudine, che alle persone devote e al
popolo della città di Assisi. Era infatti uomo sapiente e di onesto
comportamento e vita. Dopo aver detto molte cose con molta sapienza, efficacia
e facondia, per l'istruzione delle anime e per la correzione dei costumi, alla
fine diresse il suo sermone in esaltazione, raccomandazione e lode dei frati.
Esaltando la vita e perfezione loro con moltissime lodi, tentò di attrarre e
infiammare con molte esortazioni tutto il popolo che l'ascoltava alla riverenza
e alla devozione verso i frati e verso la loro santa Religione.
2164 Appena il cardinale ha finito il
suo sermone, san Francesco si inginocchia davanti a lui e chiede con la grazia
della sua benedizione, la licenza di rivolgere anche lui qualche parola brevemente ai frati e al popolo, in sua
presenza. E, ricevuta la benedizione, parla a tutti in questo modo:
« Il reverendo padre, il signor
nostro cardinale, per la molta buona volontà e carità che ha verso tutti e
specialmente verso i miei frati e la Religione, molto si inganna. Egli crede e
suppone che ci sia in noi grande santità e singolare perfezione e amore della
perfezione. Ma non è bene che diamo luogo alla falsità e alla menzogna, perché
se sia lui che voi credeste a quelle perfezioni ed eccellenze, che ha predicato
a voi a nostro riguardo, sareste ingannati e ciò sarebbe occasione di danno e
di grande pericolo sia a voi che a noi.
E veramente noi siamo ingrati a Dio
quanto alla nostra vocazione e non abbiamo le opere e gli affetti dei veri
poveri e umili, cioè dei veri frati minori, e non ci curiamo di averle, come
abbiamo promesso.
Io voglio una cosa sola: che voi
tutti, tanto il signor cardinale quanto voi, sappiate quali sono le opere, le
parole e i desideri che devono avere i frati minori, quelli che non sono per
loro occasione di inganno, affinché non ingannino né seducano se stessi e voi.
Quando vedrete che i frati minori
non spingono i novizi, che accettano, a distribuire tutti i loro beni ai poveri
del mondo, secondo la forma del santo Vangelo, come hanno promesso, ma invece
suggeriscono ad essi di riservare qualche cosa o per libri, o per chiese, o per
qualsiasi altra occasione, o per se stessi o per le necessità dei frati; e
ancora: quando vedrete i frati procurare le cose temporali, al di là del
quotidiano bisogno del loro corpo, e cercare pecunia o denaro per sé o per
costruire i loro luoghi e le loro chiese, oppure ricevere da voi testamenti e
legati, sotto qualsiasi specie o maniera; sappiate che allora sono ingannati e
sedotti, perché i frati minori sono stati mandati da Cristo, per mostrare, più
con le opere che con le parole, la somma umiltà e povertà.
Perciò, quando li vedrete
abbandonare i luoghi poveri e vili e piccoli e posti fuori del mondo e, sotto
pretesto di predicazione e della vostra utilità, mutare quei luoghi e comprarne
altri nelle città e nelle borgate e costruirli belli e sontuosi, abbandonare la
santa orazione e devozione e darsi alla lettura e all'acquisto dei libri e
avere sepolture ed avere e procurare con abbondanza l'uso di tutte le cose, e
per avere e procurare tutte queste cose impetrare privilegi dalla Curia romana
e fare liti per rivendicare tali privilegi: in tutti questi casi, aprite gli
occhi e guardatevi bene da loro e non seguiteli, anzi neppure ascoltateli.
Questi si vanteranno d'essere frati minori, soltanto per il nome che portano,
ma distruggeranno e impugneranno la povertà e l'umiltà, che hanno promesso al
Signore, con le parole e le opere in sé e negli altri. E molti mali verranno a
causa di loro alla Religione e alla Chiesa.
Queste cose io ve le preannuncio
anzi tempo, affinché tanto essi che voi stiate in guardia dai lacci dei demoni
e dalla malignità degli uomini perversi
e dai mali che accadranno, perché non cadiate in essi. Invero stanno per
giungere tempi di molte tribolazioni e seduzioni.
E il primo segno di esse sarà
l'abbandono da parte dei frati dell'amore e della osservanza della vita e del
Vangelo di Cristo, poiché non è la sapienza, né la scienza né l'eloquenza che
trascinano il mondo a Cristo, ma una condotta pura e santa e la perfetta osservanza
dei comandamenti e dei consigli di Cristo ».
2165 Più tardi il signor cardinale gli domandò: «
Perché, frate Francesco, hai svuotato la mia predica e perché preannunci tante
imperfezioni dei tuoi frati nella tua Religione? ». Gli rispose san Francesco:
« Anzi, io ho onorato la vostra predicazione, dicendo temperatamente la verità
a riguardo di me e dei miei frati, ed ho avuto pietà di me e di loro
contrapponendo l'ostacolo della parola di verità alla rovina, ammonendoli in
modo salutare e necessario, perché l'elogio della vostra lode non potesse
occasionevolmente spingere verso tale rovina i miei frati non pienamente
fondati nell'umiltà ».
2166 5. Con giudizio unanime, i frati sapienti
secondo la carne ritenevano quelle cose che san Francesco proponeva come
ricevute da Cristo, come troppo gravi e non portabili. Perciò i ministri fecero
togliere dalla Regola il capitolo delle proibizioni del santo Vangelo, come
scrive frate Leone.
E, sebbene egli in se medesimo con
l'esempio delle sue opere mostrasse perfettamente quelle cose che Dio gli
rivelava e che annunciava ai frati con tanto fervore, essi tappavano le
orecchie alle sue sante parole e distorcevano gli occhi dalle sue opere,
cercando di trascinarlo dietro di sé, anche contro voglia, piuttosto che
obbedire ai suoi comandi e consigli salutari e divini e lasciarsi rafforzare
salutarmente dagli esempi delle opere perfette di lui.
2167 Infatti, quand'egli fu tornato dalle parti
d'oltremare, un ministro venne a parlare con lui sul capitolo della povertà per
conoscere pienamente il pensiero e la volontà del beato Francesco -- come
riferisce frate Leone. Gli rispose, dunque, il beato Francesco in questi
termini: « Io il capitolo della povertà lo intendo come suonano letteralmente
le parole del santo Vangelo e della Regola: che cioè i frati non abbiano nulla
e non debbano avere se non la tonaca con la corda e i calzoni, e quelli che
sono costretti dalla necessità possono portare calzature, come è scritto nella
Regola ».
Gli replicò il ministro: « Che farò
io, Padre, che ho tanti libri, che varranno ben cinquanta libbre? ». Questo
diceva perché voleva tenerli addebitandoli sulla coscienza di lui, dal momento
che teneva quei libri con rimorso di coscienza, ben sapendo quanto egli
interpretava strettamente il capitolo della povertà.
Ma il beato Francesco gli rispose:
<< Non posso, fratello, né debbo fare e andare contro la mia coscienza e
la professione del santo Vangelo che abbiamo promesso, per causa dei tuoi libri
». A queste parole il ministro si fece triste. Vedendolo così turbato, il beato
Francesco riprese con grande fervore di spirito, intendendo rivolgersi a tutti
i frati: « Voi, frati minori, volete essere ritenuti e chiamati dagli uomini
osservatori del santo Vangelo, e poi con le opere volete avere gli scrigni per
il denaro? ».
2168 Ho visto io un frate che l'udì
predicare a Bologna -- e lo riferivano quanti avevano veduto. Stava entrando in
città, con l'intenzione di recarsi dai suoi frati, quando udì che era stata
costruita una casa, non conforme alla povertà promessa. Tornò subito indietro e
si recò al convento dei frati predicatori, che l'accolsero con grande
allegrezza.
C'era tra loro un frate predicatore,
singolare per santità e scienza, che ascoltava devotamente le parole di san Francesco.
Ma, conoscendo egli la ragione per la quale san Francesco non aveva voluto
rimanere con i suoi frati, preso da compassione per la desolazione dei frati,
tentava di indurlo a recarsi da loro e a perdonarli, se gli erano stati motivo
di offesa. E il beato Francesco gli disse: « Non sarebbe buona indulgenza da
parte mia verso quei frati approvare con la mia presenza una trasgressione così
notoria contro la povertà promessa, con offesa a Dio, se cioè ospitassi con
essi che vivono in peccato ».
Quel frate predicatore, vedendo che
non riusciva a piegarlo verso di loro, disse: « Almeno per gli altri tuoi
frati, perché non incorrano nell'infamia per questo motivo che tu non sei
andato da loro, andiamo, e li correggerai con carità per la colpa commessa, e compirai
il tuo dovere. Se poi, per fedeltà alla tua coscienza, non vorrai rimanere in
quella casa, ce ne ritorneremo. E così sarà conservata la buona fama dei frati
e emenderanno la loro colpa ».
Il beato Francesco acconsentì al
suggerimento di quel frate, e trovò i frati di quella casa pronti a compiere la
penitenza che egli avesse voluto imporre; ed egli li perdonò.
2169 6. Avendo conosciuto l'ostinazione e
pertinacia di un certo frate, che era stato nel mondo dottore in legge, ed
aveva nome Pietro Stacia, ed avendo appreso attraverso lo spirito del Signore
che la sua coscienza era contraria alla purità della Regola, e similmente le
sue opere e la sua dottrina, lo maledì. Costui era stato grande nel mondo ed
era amato non poco dai ministri per la sua scienza; perciò i frati, verso il
termine della vita di san Francesco, lo pregavano perché usasse indulgenza a
così grande uomo e gli mandasse la sua benedizione. Rispose: « Figli, non posso
benedire colui che Dio ha maledetto, ed è maledetto ».
Che più? Non molto tempo dopo, il
predetto frate si ammalò, ed era ormai prossimo a morire. C'erano dei frati
attorno a lui, ed egli cominciò a dire gridando con voce terribile e grande
tremore: « Sono dannato, ed ecco, i demoni, ai quali sono consegnato, mi portano
maledetto ai supplizi dell'eterna dannazione e maledizione ».
Da quell'esperienza tremenda davanti
a quel doloroso spettacolo e al giudizio orrendo e pauroso, quanti erano
presenti impararono che colui che è stato maledetto dal beato Francesco è
maledetto e condannato da Dio per l'eternità. Infatti non dava la sua
benedizione o maledizione a qualcuno mosso da affetto o sentimento umano, ma,
reso cristiforme, manifestava gli arcani dei divini giudizi e della divina
volontà e vedeva come scritti in parole gli avvenimenti futuri quasi
appartenessero già al passato
2170 Udendo una volta gli enormi eccessi di alcuni
frati --come scrive frate Tommaso da Celano--e il cattivo esempio dato ai
secolari, invaso da infinita tristezza, si rivolse tutto a Cristo. Giungendo
invece altri che gli riferivano la santa condotta e vita di alcuni frati, e
l'edifica~ione dei secolari, e la conversione di molti operata tramite loro ad
una vita di penitenza, ascoltando quelle buone notizie se ne rallegrò, lui che
amava la salvezza delle anime. Allora, illuminato da una celeste rivelazione,
conobbe la dirittura della divina giustizia, che misericordiosamente attrae a
sé e benedice i buoni e giustamente allontana da sé e maledice i cattivi.
E in tanta efficacia e potenza di
spirito, maledisse quanti apostatavano dalla perfezione della vita promessa e
quanti diffamavano la Religione con le loro opere perverse, e benedisse coloro
che osservano le promesse e con l'esempio della loro santa condotta edificano
il prossimo e fanno crescere la Religione col profumo della loro buona fama.
Quanti ascoltavano capirono che queste cose venivano da Dio e che erano
confermate in cielo la benedizione e la maledizione che il beato Francesco dava
e annunciava sulla terra.
Era manifesto a quanti frati erano
sapienti sanamente ed amavano la verità in Cristo, che le parole e le opere di
lui procedevano da Cristo e dal suo spirito e che, accogliendo e ascoltando
lui, accoglievano e ascoltavano Cristo che in lui parlava; e quanti erano retti
e mondi di cuore non esitavano ad ascoltarlo e a seguirlo.
2171 7.
Ma quelli che invece amano se stessi e, gonfiati di scienza umana, cercano le
cose proprie e non quelle di Cristo, avevano paura e timore dove non c'era da
temere, e non I'accolsero, perché non invocavano Dio. Come potevano credere,
essi che bramavano e cercavano la gloria umana e non cercavano invece quella
gloria che viene solo da Dio? Dio distrugge le ossa di coloro che cercano di
piacere agli uomini; e saranno confusi, perché Dio li disprezza.
Diceva san Francesco ai suoi frati:
« Coloro che antepongono la scienza alla santità, non prospereranno; e sono
servi della menzogna coloro che amano la lode degli uomini. Ma Dio è verità e
manderà in rovina gli adoratori della menzogna ».
Vedendo per grazia dello Spirito
Santo le cose future, diceva: « I frati, a motivo della predicazione e della
edificazione degli altri, abbandoneranno la loro vocazione, e cioè la pura e
santa semplicità, la santa orazione, I'umiltà e la nostra signora santa
povertà. Ma avverrà ad essi che, per quelle cose attraverso le quali pensavano
di infiammarsi alla devozione e all'amore di Dio, per le stesse diventeranno
frigidi e vuoti di carità. E così non potranno ritornare alla loro vocazione,
avendo perduto ormai il tempo di vivere secondo la loro vocazione, e c'è da
temere che quanto credevano di possedere, sia loro tolto e si trovino con le
mani vuote nel giorno della tribolazione. Invero, quelli che essi credono di
convertire a Dio con le loro prediche, sono invece convertiti al Signore dalle
preghiere dei santi frati, che in luoghi deserti piangono i peccati loro e
degli altri. Infatti solo ai veri frati minori è dato da Cristo di conoscere i
misteri di Dio, agli altri solo mediante parabole. Ma sono tanti coloro che
volentieri accedono alla scienza, che sarà beato colui che si farà sterile per
amore del Signore Dio ».
2172 Un giorno arrivarono dei frati dalla Francia e
gli riferirono che in quei giorni a Parigi era stato ammesso alI'Ordine un uomo
famoso, maestro di sacra teologia, e il fatto aveva suscitato grande
edificazione tra il popolo e il clero. Ma Francesco, sospirando disse: « Temo,
figliuoli, che tali maestri alla fine distruggeranno la mia botte. Infatti veri
maestri sono coloro che mostrano la loro condotta al prossimo con le opere
buone, con mansuetudine di scienza, perché tanto l'uomo sa quanto opera e tanto
è sapiente quanto ama Dio e il prossimo; un religioso poi tanto è buon oratore,
quanto lui stesso, fedelmente e umilmente compie le cose buone che intende ».
2173 8. Venne allora dalla Alemagna un grande
maestro di santa teologia, un santo frate, per vedere san Francesco e per
certificarsi con lui circa la comprensione e la intenzione che egli aveva della
Regola. E, avendo con tutta diligenza ascoltato e inteso da lui l'intenzione di
tutta la vita regolare, quale gli era stata ispirata e rivelata da Cristo, la sua mente fu così
pacificata e consolata nelle parole e ragioni di san Francesco, come se avesse
ascoltato parlare lo stesso Cristo Gesù e non un uomo.
Alla fine del colloquio, umilmente e
inginocchiandosi davanti a lui, disse: «Prometto nuovamente in questo momento
nelle tue mani di osservare fedelmente e puramente fino alla fine della vita,
che la grazia di Cristo vorrà concedermi, la vita e questa Regola evangelica,
secondo la pura e fedele intenzione che lo Spirito Santo ha manifestato
attraverso la tua bocca. Ma ti chiedo una grazia: se capitasse, durante i miei
giorni, che i frati tanto si allontanassero dalla pura osservanza della Regola,
secondo che tu hai preannunciato sotto ispirazione dello Spirito Santo, che, a
motivo della loro opposizione, io non possa liberamente osservarla secondo
quella santa e perfetta intenzione che ti è stata rivelata dal Signore, (ti
chiedo) che io possa con la tua obbedienza e licenza ritirarmi da loro e vivere
solo, o con alcuni frati soltanto, ed osservarla perfettamente ».
Ascoltando queste parole, il beato
Francesco fu ripieno di immenso gaudio e, benedicendolo, gli disse: « Sappi che
ti è concesso da Cristo e da me quanto hai domandato ». E, ponendo la sua mano
destra sul capo di lui, continuò: « Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine
di Melchisedech. Quelli infatti che portano il giogo soave della vita di Cristo
e della Regola forzatamente, sono figli della carne e sempre piegano al loro
sentimento carnale la santa e pia intelligenza della Regola. Come Ismaele, nato
secondo la carne, era contrario ad Isacco ch'era nato secondo la promessa dello
Spirito Santo, e viveva spiritualmente e santamente, così sarà in questa vita e
Religione: i figli della carne perseguiteranno i figli dello spirito. Ma Dio,
che divise i figli di Israele dagli Egiziani con mano forte e braccio disteso,
separerà i veri figli della Regola dai figli della prudenza della carne, abbandonando
questi ultimi nelle tenebre dell'errore e nel freddo della cupidigia e
dell'amore proprio, mentre i figli della Regola li introdurrà nella luce della
divina chiarità e nella perfezione cruciforme della serafica carità, rendendoli
conformi al corpo della sua chiarità per quella potestà con la quale può
rendere soggetta a sé ogni cosa ».
2174 9. Dunque, al tempo di san
Francesco, tra i frati, per quanto appariva all'esterno, nell'abito, nella
coabitazione e nell'obbedienza, c'era unità; ma quanto alla osservanza pura e
amorosa della Regola e all'obbedienza all'intenzione del fondatore e alla
sequela interiore di lui, c'era invece scisma e grande diversità. Era ben
lontana da loro l'unanimità: nel sapere, nella stessa carità, nell'agire
insieme, nel non fare nulla per spirito di contesa e per ricerca della gloria
vana, nel ritenersi vicendevolmente
l'uno superiore dell'altro, nel non ricercare le cose di utilità propria, ma
come fondatori, ricercare solo le cose di Cristo e quelle di utilità degli altri
e di mutua edificazione.
2175 Frate Elia, che si era dedicato
alle sublimità della filosofia, segretamente trascinava dietro di sé una
caterva di frati, sovvertiti dallo spirito di cupidigia e di vanità, mentre
scavava sotto i suoi piedi la fossa, nella quale, sedotto, cadde e perì. E non
capiva le sottigliezze e le astuzie di Satana, ché anzi, ignorandolo, gli
preparava le strade, districava il cammino e raddrizzava i sentieri,
opponendosi a Cristo nel fondatore.
2176 Segue il
racconto di una mirabolante visione avuta da un certo santo sacerdote, di nome
Bartolomeo, di Massa Trabaria confidente e direttore dei frati e anche di
Francesco. Si tratta di un conciliabolo diabolico per scoprire nuovi metodi con
i quali sconfiggere Francesco e i suoi. Prevale finalmente il consiglio del
secondo nel regno li Satana: piegare a penitenza quegli uomini che già tengono
nelle loro mani sì che entrino nell'Ordine poi farli ripiegare agli antichi
desideri di sapienza e di potenza sì che raggiungano le cariche. Ecco i nuovi
ministri che daranno man forte a frate Elia per scalzare il principio e
proposito dell'osservanza letterale della Regola.
2177 Intanto, mentre i mali crescono, Francesco si
sente impotente a porvi rimedio e si ritira nell'orazione, nel digiuno e nel
pianto. Seguono pagine e dialoghi tratti dagli scritti di frate Leone,
riproducendo un testo più simile alla Leggenda perugina che allo Specchio di
perfezione .
2178 12. Poiché dunque il beato Francesco non
cessava di gridare a Dio con umili preghiere e infuocati affetti, perché
conservasse grata a Dio la sua Religione e donasse certa salvezza a tutti i
frati presenti e futuri, l'AItissimo esaudì le preghiere del suo servo, e così
gli fu detto dal Signore: « Francesco, vai e fermati quaranta giorni in un
luogo deserto. Ordinerai la tua Regola secondo quello che io ti dirò e--- come
tu domandi--ti darò brevi, chiari e certi rimedi che tu porrai in essa, per
mezzo dei quali i trasgressori saranno rimproverati di colpa davanti alle loro
coscienze e saranno inescusabili davanti alla mia Chiesa, e quelli invece che
amano e conservano la Regola con purezza e fedeltà, avranno una testimonianza
certa della pura e fedele osservanza di essa, e non potranno dubitare della tua
intenzione, che è secondo il beneplacito della mia volontà ».
Queste cose avvennero prima che egli
rinunciasse al suo ufficio di ministro, volendo ritirarsi a vivere per sé, e
rassegnasse la Religione nelle mani dei ministri.
2179 Si appartò, dunque, in
conformità alla rivelazione fattagli da Dio e si rinchiuse nell'eremitaggio di
Fonte Colombo, in una celletta ricavata nella fessura di una roccia sotto il
luogo dei frati. Soltanto due di essi, frate Leone di Assisi e frate Bonizzo di
Bologna, che si era presi come compagni, osavano avvicinarsi a lui. Là, mentre
Cristo gliela rivelava, scrisse la Regola, non mettendoci nulla di suo, ma
scrivendo in essa soltanto quello che Cristo Gesù gli rivelava dal cielo.
Mentre questo nuovo Mosé è solo con
Dio, tumultuano e si infiammano frate Elia con i suoi seguaci e alcuni
ministri. Quelli che non osavano essere contro di lui palesemente, sottraggono di nascosto e furtivamente il
testo della Regola a frate Leone, uomo di Dio, il quale l'aveva ricevuta e la
conservava. Pensavano essi di impedire in questo modo che san Francesco
mandasse ad esecuzione il suo proposito di presentare la Regola al sommo
Pontefice ed ottenerne l'approvazione, secondo la parola di Cristo che gli era
venuta dal cielo. Non volevano capire, questi che compivano tale cosa--poiché
avevano l'intelletto oscurato dalle tenebre--, la gravità della loro
presuntuosa colpa e che, anteponendo le loro volontà alle divine ispirazioni e
comandi, commettevano un peccato di divinazione e di rifiuto d'obbedienza e
delitto di idolatria, non prestando fede alle parole del santo fondatore, che
le aveva ricevute da Dio.
2180 Ma
l'uomo santo comprese la gravità del peccato commesso dai frati, per invidia
del demonio. Ispirato da Cristo, la cui bontà non si lascia vincere dalla
malignità degli uomini, si reca una seconda volta nello stesso luogo e
devotamente consacra a Dio un'altra quaresima. E lassù, ammaestrato da Cristo,
scrive nuovamente con le stesse parole e con gli stessi pensieri, la Regola
malamente sottratta dal peccato dei suoi, e come un nuovo Mosé, ripara questa
seconda Regola, fatta e scritta dal dito del Dio vivo.
Frattanto, mentre è tutto elevato in
Dio con celesti e infiammati desideri e impetra da Cristo la riparazione della
Regola che gli è stata sottratta, il diavolo stimola e incita i ministri di
diverse province. E questi, agitati dallo spirito infernale, si radunano con
frate Elia. Decisi a presentare querela con protesta, audacemente salgono verso
di lui, con l'intenzione -- dal momento che non erano riusciti a fargli
revocare la Regola e a farlo desistere dal suo proposito sottraendogliela--, di
impedire, ritrarlo e turbarlo con lamenti avvallati dalla loro autorità.
2181 Stanno da lontano e gridano, ostentando
obbedienza al suo divieto, che nessuno, cioè, avesse la presunzione di recarsi
da lui fino a quaresima finita; e mostrano gridando che avevano una causa
necessaria e urgente, per la quale, radunatisi insieme, erano venuti a
cercarlo.
San Francesco chiama a sé col solito
segno frate Leone, e gli comanda di investigare chi fossero quei frati che
strepitavano e perché erano venuti. Gli rispose frate Leone: « Padre, sono
venuti i ministri assieme a frate Elia, allo scopo di discutere alcune cose
necessarie con te ». Gli dice di rimando san Francesco: « Dicano quello che
vogliono ed io li ascolterò, ma non si avvicinino a me ».
Si fermarono dunque di fronte, sotto
la cella, in un posto dal quale la loro voce poteva essere sentita chiaramente.
E frate Elia gli dice, nella persona di tutti: « Frate Francesco, questi frati
sono i ministri. Essi hanno udito nelle
loro province che, per ottenere una più perfetta osservanza della vita
promessa, hai decretato di aggiungere o mutare qualcosa nella Regola.
Considerando la debolezza loro e dei frati loro sudditi, e il fervore di
spirito che il Signore ha concesso a te, e come, fortificato dalla grazia di
Dio, anche le cose più ardue e difficili a te sembrano dolci e leggere, sono
venuti qui sia per se stessi sia per i frati che sono loro sudditi, per
denunciare a te e ricordarti che per la loro debolezza è sufficiente fin troppo
osservare le cose già promesse, e che la loro debolezza ha bisogno più dl
comprensione e dispensa suIIe cose già promesse, piuttosto che essere
obbligati, al di là delle loro forze a cose più perfette, per quanto grande sia
il merito di esse ». Udite queste parole, Francesco ammutolì e, addolorato nel
profondo del cuore. non diede nessuna risposta a quelle domande. Ma subito,
rientrato nella cella, raccogliendosi nel rifugio della preghiera abituale ed
elevando le mani al cielo, gridò con tutto il cuore al Signore e disse: «
Signore Gesù Cristo, ecco, io ti ho seguito, senza contraddirti in nulla, e
tutto quello che tu mi hai comandato, I'ho eseguito con piena obbedienza.
Invero io non sono tale e tanto grande che sia in mio potere compiere senza il
tuo aiuto alcuna cosa che a te sia grata e bene accetta e per essi utile e
salvifica. Tu, che mi hai comandato di fare e scrivere queste cose che, a tua
lode e a salvezza loro, io scrivo ed ho scritto, rispondi ad essi per me ed
anche dimostra loro che sono parole tue e non mie >>.
Dette queste parole a Cristo, con
cuore pieno di fiducia, si sentì sopra il luogo dove san Francesco pregava, una
voce nell'aria, che in modo meraviglioso disse in persona di Cristo: «Questo è
il mio servo Francesco, che io ho scelto, ed ho posto il mio spirito in lui e
gli ho comandato di fare quello che fa e di scrivere la Regola che scrive, e
quella vita e Regola che egli scrive è mia e viene da me e non da lui. Chi
ascolta lui, ascolta me; chi lo disprezza, disprezza me. Io, a coloro che
chiamerò ad osservare questa vita e Regola, darò spirito e fortezza perché
l'osservino. E voglio che questa Regola sia osservata alla lettera ».
Ascoltando queste parole con stupore
e ammirazione ciascuno se ne tornò alla sua provincia e desistettero dai
contrariarlo in quelle cose, come avevano cominciato a fare.
2182 13. Compiuta la Regola, san Francesco, secondo
il comando di Cristo, se ne andò col suo compagno frate Leone dal signor papa Onorio,
che era allora sommo Pontefice, e che amava il beato Francesco di singolare
amore e lo venerava con profondo affetto, perché da certa esperienza aveva
appreso che in lui aveva riposato pienamente lo spirito di Cristo.
Il sommo Pontefice fu pieno di gioia
per la venuta del povero di Cristo Francesco e lo ricevette benignamente e
caritativamente, come padre amoroso, e lo benedisse con volto ilare ed animo
gioioso. Ascolta con grande attenzione tutte le cose che egli propone e domanda
da parte di Cristo, prende tra le mani e legge la Regola che aveva scritto, la
considera molto attentamente e l'esamina con diligenza. E dopo averla letta con
vigile cura ed esaminata attentamente, sull'esempio del suo predecessore papa
Innocenzo, di buona memoria, col consenso dei suoi fratelli i cardinali
l'approva e conferma.
2183 Ma, -- secondo la testimonianza di frate
Leone, che era presente--dopo aver diligentemente e attentamente esaminato
tutto il contenuto della Regola, il signor sommo Pontefice disse al beato
Francesco: « Veramente beato è colui che, fortificato dalla grazia di Dio,
osserverà fino alla fine fedelmente e devotamente questa vita e Regola, perché
tutte le cose che in essa sono scritte, sono pie e perfette. Tuttavia, quelle
parole del capitolo decimo, e cioè: " Ovunque ci fossero dei frati che
sapessero e conoscessero di non potere osservare puramente e semplicemente alla
lettera e senza chiose la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro ministri.
I ministri poi siano tenuti per obbedienza a concedere loro liberamente e
benignamente quanto richiedono; che se i ministri non lo volessero fare, gli
stessi frati abbiano licenza e obbedienza di osservarla liberamente, perché
tutti i frati, siano ministri o sudditi, devono essere soggetti alla Regola
", potrebbero diventare causa di rovina per quei frati che non fossero
pienamente fondati nella conoscenza della verità e nell'amore delle virtù, e
motivo di divisioni della Religione; perciò voglio che queste parole di questo
capitolo vengano mutate, così che venga eliminata ogni occasione di pericolo e
di divisione per la Religione e per i frati ».
A lui rispose il beato Francesco: «
Padre santo, queste parole della Regola non le ho poste io ma Cristo, che
meglio conosce quanto è necessario e utile per la salvezza delle anime dei
frati e per il buono stato e la conservazione della Religione e al quale è noto
e presente quanto avverrà nella Chiesa e nella Religione. E perciò io non devo
e non posso mutarla in nessun tratto, perché verranno tempi nei quali i
ministri e gli altri che governeranno in questa Religione recheranno molte e
amare tribolazioni a coloro che vorranno osservare la Regola letteralmente
secondo la volontà di Dio. Perciò, come è volontà e obbedienza di Cristo che si
osservi letteralmente questa vita e Regola, che è sua, così deve essere vostra
volontà e obbedienza che si faccia e si scriva nella Regola ».
Allora riprese il sommo Pontefice: «
Frate Francesco, io farò in modo tale che, conservando pienamente il senso
delle parole, la lettera della Regola venga così mutata in modo che i ministri
capiscano di essere obbligati a compiere quello che Cristo vuole e la Regola
comanda, e che i frati capiscano che essi hanno la libertà di osservare la
Regola; e così non si offrirà occasione di mancare a quelli che vanno spesso
alla ricerca di una occasione, sotto pretesto di osservare la Regola ».
Il sommo Pontefice cambiò dunque le
parole di questo punto dicendo: « Dovunque ci sono dei frati, che sapessero e
conoscessero di non poter osservare spiritualmente la Regola, debbano e possano
ricorrere ai loro ministri. I ministri poi li accolgano con carità e bontà e
dimostrino con loro tale familiarità che essi possano dire e fare come il
padrone con i suoi servi. Infatti così deve essere, che i ministri siano i
servi di tutti i frati ».
2184 Ma per rimuovere dal cuore di tutti i frati
ogni scrupolo e incertezza, il beato Francesco, circa la fine della sua vita,
dichiarò esplicitamente la verità della intenzione, che aveva nella Regola,
come l'aveva ricevuta da Cristo, e comandò « fermamente a tutti i frati
chierici e laici, per obbedienza, di non inserire glosse nella Regola e nelle
parole del Testamento, dicendo: Vanno intese così, ma come semplicemente e
letteralmente il Signore aveva » a lui « concesso (di scrivere la Regola e il
Testamento), così essi la dovevano intendere puramente e semplicemente ed
osservare sino alla fine », benedicendo tutti quelli che l'avrebbero così
osservata e sbarrando, con fermissimo precetto, la strada del ricorso alla Curia
romana per impetrare lettere o privilegi da sé o per interposta persona, contro
la pura e letterale osservanza della Regola a lui data da Cristo.
2185 14. Dunque, dai precetti e dalle parole dello
stesso Santo, risulta chiaramente che egli ricevette la Regola e il Testamento
da Cristo per rivelazione e che la propria, vera, pura, fedele e spirituale
osservanza e intelligenza della Regola è l'osservanza letterale.
Le altre dichiarazioni poi sono pie
accondiscendenze fatte da medici pietosi agli infermi, e dispense utili e
necessarie alla salvezza delle anime che non hanno forza sufficiente o non
vogliono obbligarsi a quell'ardua, stretta e perfetta osservanza della Regola,
che il fondatore insegnò e adempì ed aveva ricevuto direttamente da Gesù Cristo.
2186 Ma la riforma della Regola
rivelata a san Francesco dopo il mistero segnato nella sua croce, dovrà farsi
nella pura, semplice e letterale osservanza della Regola e del Testamento,
poiché lo Spirito Santo riempirà seraficamente, cherubicamente e tronicamente
quelli che chiamerà ed eleggerà a predicare con la parola e le opere la vita di
Cristo. Seraficamente, cioè porteranno nel corpo e nell'anima Cristo
crocifisso, certi della inabitazione di lui--e di questa certezza ne è stato
dato un segno in Francesco, che apparve, prima nell'anima e poi nel corpo,
confitto alla croce, prefigurando l'opposta situazione degli avversari;
cherubicamente, perché l'Intelletto increato, generato eternamente dal Padre,
entrerà nell'intelletto degli umili frati minori attraverso l'affetto e la
virtù, li illuminerà e verificherà, rendendoli sapienti, comunicando loro la
sua luce--come fu prefigurato nel settimo frate ( Francesco), quando, quasi
nuovo Elia, apparve nella figura di un carro di fuoco ai sei fratelli e la coscienza
di ciascuno fu nuda e aperta all'altro; tronicamente, perché la potenza del
Padre onnipotente sarà loro vicina e li assisterà come potenza e chiarità di
fede, e con viva efficacia così che siano soddisfatte e attuate le loro
domande, compiuti i loro desideri, siano temute le minacce e maledizioni, e le
benedizioni siano guardate con amore e riverenza.
Non sarebbero infatti in grado di
sostenere il peso di quell'ultima tribolazione, nella quale incorreranno gli
eletti --quando, sciolta la potenza del Dragone infernale, essa si eleverà e
innalzerà per la perdizione dell'uomo, al punto che ponendosi a sedere nel
tempio di Dio, si manifesta sopra tutto ciò che viene chiamato e adorato come
Dio--, se Cristo Gesù non abiterà in essi seraficamente e non li illuminerà
cherubicamente, e non riposi e abiti in loro tronicamente.
Tratta già la conclusione di questa
prima tribolazione che, per il Clareno, è la duplice affermazione: Francesco ha
ricevuto direttamente da Dio la Regola e
il Testamento, e perciò la vera osservanza della Regola è solo quella
letterale; il Clareno continua in considerazioni di carattere generale su san
Francesco e sull'Ordine, rapportati alla storia sacra, per poi perorare la
causa con quest'ultimo passo.
2187 15. Infatti frate Pacifico che,
sopraelevato sui sensi vide e udì che al]'umile Francesco era riservata la sede
di Lucifero; e frate Salvo che lo vide prescelto da Dio, tra tutti i santi, per
una singolare battaglia contro Lucifero, e quell'altro frate che vide Lucifero
entrato nella Religione dei frati minori e vestito dell'abito per potere più
facilmente in questa maniera vincere Francesco: queste visioni, ed altre
simili, se hanno qualche verità, questo vogliono principalmente significare,
quello che Cristo dice nel Vangelo: che i primi saranno ultimi e gli ultimi i
primi; che molti sono i chiamati ma pochi gli eletti, che i nemici dell'uomo,
con l'abito ma non con la vita di Cristo, sono i suoi familiari; che i figli di
Abramo e della circoncisione negarono Cristo; che i successori di Cristo e di
Pietro arrossiranno della povertà e dell'umiltà nel tempo della vicina
desolazione; e che i Minori, di abito e di nome, impugneranno e perseguiteranno
la minorità con le parole e con le opere, e la odieranno, agendo da uomini fantastici
e pazzi e ostinati, fatti seguaci del principe dell'insipienza dell'errore e
dell'incredulità, Lucifero, nemico di Francesco umilissimo e poverissimo e
imitatore di Cristo, che essi figli della propria carne, da lui sedotti,
esasperarono e addolorarono straziandolo finché visse, con la loro irriverenza
incredulità e disobbedienza.
2188 La prima guerra fu, dunque,
quella della incredulità irriverenza e disobbedienza, contro Francesco, il
fondatore per volere di Cristo e contro quelli che aderivano a lui con amore e
verità; contro di essa, Cristo uscì vincendo in Francesco e nei suoi compagni,
per vincere mediante la vera povertà e umiltà e regnare trionfalmente nella
carità.
Così sia. Amen.
III.
SECONDA TRIBOLAZIONE O PERSECUZIONE
DELL' ORDINE DEL BEATO FRANCESCO
2189 1. Avvicinandosi finalmente l'ora del
transito del servo di Dio, I'umile e povero Francesco, fece chiamare attorno a
sé tutti i frati presenti nel luogo e rivolse a loro parole di consolazione per
la sua morte. Con paterno affetto e parole efficaci li esortò all'osservanza
della vita e Regola promessa, al divino mutuo amore, alla riverenza e
obbedienza alla santa Madre Chiesa romana e a tutti i chierici che vivono
secondo la forma della stessa santa romana Chiesa. Lasciò e legò ad essi, come
sua eredità, il possesso della povertà, umiltà, pace, e mutua carità, per
seguire con ardore le orme di Cristo, e li infiammò con parole efficacissime e
fedelissime al disprezzo e all'odio del mondo.
E mentre essi sedevano tutti intorno, comandò
di scrivere un breve testamento, nel quale fece scrivere, puramente e
chiaramente, tanto per i frati presenti che per quelli che sarebbero venuti
alla Religione fino alla fine del mondo, tutta intera la sua intenzione,
iniziale e finale, a lui rivelata da Cristo, e comandò quanto più strettamente
poté che fosse conservato e osservato, ponendovi come segno la benedizione
dell'Altissimo Padre celeste, del suo benedetto figlio Gesù Cristo e sua
propria. Poi, stendendo su di loro le mani intrecciate a forma di croce,
insignite delle stimmate di Gesù Cristo, con le braccia fermate l'una
sulI'altra, benedisse tutti i frati presenti e assenti nella potenza e nel nome
di Cristo Gesù crocifisso.
2190 Fece quindi chiamare vicino a sé frate
Bernardo da Quintavalle, che fu il primo frate. .. .
. . . Contro questo uomo di Dio,
santo e ardente per l'amore della perfezione (cioè frate Bernardo) e contro gli
altri frati e figli più cari di san Francesco, il nemico d'ogni bene organizzò
la seconda persecuzione.
2191 2. Essendo, infatti, uscito dal
mondo quell'angelo segnato, Francesco, profeta fedele, nello spirito e nella
potenza di Elia, mandato agli uomini poveri, ed avendo premesso davanti a sé al
Cristo gran parte dei frati ferventi di spirito, la moltitudine dei ministri e
dei custodi, all'unanimità concordarono con frate Elia, a motivo della distinta
scienza e singolare prudenza che vedevano in lui, e tutti insieme, dopo la
morte di san Francesco, lo vollero avere come rettore e governatore.
Questi, accettando l'ufficio del
generalato per la concorde elezione di tutti i frati, e libero--come malamente
pensava --, dall'eccesio dell'indiscreto fervore e dal fuoco dello spirito che
riteneva, alla maniera umana e con la prudenza della carne, esserci stati nel
fondatore, cominciò audacemente a fare e ad insegnare cose discordi e contrarie
a quelle che il Santo aveva amato e insegnato. Ebbe anche moltissimi imitatori
e sostenitori, astuti e in gran numero, le insidie e intromissioni dei quali
non soltanto non si preoccupava di
reprimere e guardarsene, ma le accettava spontaneamente e le compiva con
piacere.
2192 Frate Elia lasciò cadere nella dimenticanza
e ritenne che si dovessero svilire quasi e calpestare molte cose di quelle che
aveva udito e visto dall'uomo di Dio Francesco e, sedotto dalle parole e
dall'errore dei suoi seguaci e adulatori, inorgoglito dalla stima e favore
dell'imperatore, del sommo Pontefice e di altri magnati,--che ritenevano che
egli superasse di gran lunga tutti gli altri per la scienza la naturale
prudenza e l'apparente onestà dei costumi-- incominciò a proporre a tutti i
frati, come certe ed utili alla salvezza e possibili e prudenti a farsi, quelle
cose che erano solo frutto del suo pensiero.
2193 3. Vivevano ancora molti dei compagni del
beato Francesco, tra i quali il predetto frate Bernardo e frate Cesario di
Alemagna, uomo illustre per scienza, per spiccata santità e vita, frate
Rizzerio, frate Simone della Contessa, nobile e di meravigliosa santità, frate
Angelo, frate Masseo, e non pochi altri, dei quali alcuni li vidi io stesso e
da loro ascoltai quelle notizie che narro.
Questi si sforzavano di osservare
fedelmente e puramente con tutto il cuore le cose che avevano promesse e che
erano state rivelate al loro Padre e guida, e confermate con l'autorità della
Chiesa. E non potevano tacere davanti alle opere e alle decisioni devianti e
discordanti dai comandi e dalle tradizioni del fondatore. Si rammaricavano
dunque, per l'offesa a Dio e per il danno delle anime, e, aderendo cordialmente
alle umili parole e alle pie opere del loro Padre, dimostravano che non era
piccolo il pericolo nascosto nel seguire gli incominciati rilassamenti e
impurità.
2194 Frate Elia con i suoi seguaci ne è turbato e,
dissimulando, per un tempo più opportuno, I'impazienza e l'ira che aveva
concepite nella sua mente, questi, che camminano nella semplicità, li diffama e
cerca di oscurare astutamente e falsamente con calunnia e lamenti presso il
sommo Pontefice, prima di perseguitarli ed opprimerli. E, per apparire
scusabile davanti a quelli che potevano dolersi e turbarsi per l'ostilità
esercitata sui santi frati, e per dare a vedere che egli faceva queste cose e
li perseguitava giustamente e per comando del sommo pastore per utilità di
quelli stessi che ne erano colpiti, finalmente, giunto il momento propizio, si
recò dal Vicario di Cristo, che era allora papa Gregorio e, come è costume di
tale gente, propose davanti a lui una lamentela bugiarda e dorata di grande
santità, discrezione, onestà, e che aveva, all'apparenza, la pretesa di utilità
per la Chiesa e per tutta la Religione.
2195 Così, dunque, parlò al Papa: « Padre santo,
in una moltitudine, specialmente di uomini semplici, si compiono di frequente,
sotto sembianza di bene e di fervore di spirito, tali cose che, se non vengono
corrette al momento opportuno, una volta che hanno messo radici, sebbene
sembrino leggere, generano grandi mali. Ci sono infatti tra noi alcuni frati,
che sono tenuti in concetto di grande santità presso il popolo e il clero, a
motivo della familiarità che ebbero con san Francesco. Questi, governandosi
secondo il proprio parere, rotto il freno della santa obbedienza, se ne vanno
qua e là, acefali, e parlano e insegnano cose che alla fine ridonderanno in
scandalo di tutta la Religione, se non viene posto un rimedio da parte della
vostra Paternità al male già cominciato. Infatti, costrettovi dalla mia
coscienza sono venuto a riferire alla vostra Santità cose che volentieri avrei
taciuto, se non temessi che, tramite costoro, non venisse seminato qualche
grave scandalo, e se avessi potuto con la mia sola autorità ricondurli e
frenarli mediante caritatevoli e pie esortazioni e correzioni ».
Il sommo Pontefice, che aveva in grande
considerazione frate Elia, credendo fermamente che le cose riferite
corrispondessero a verità, e mosso da affetto di sincera carità e dallo zelo
del suo fervore di spirito col quale si impegnava in modo tutto particolare per
promuovere il buono stato di tutta la Religione, disse a frate Elia: « Vai, e
secondo lo spirito e la prudenza che ti è data, correggi in modo tale quelli
che sotto sembianza di spirito, posposta la regola della disciplina e rigettato
il freno dell'obbedienza, se ne vanno vagando qua e là, che non possa sorgere
per causa loro o da loro nessuno scandalo nella Religione e sia dato motivo di
qualsiasi contagio o dissidio per il loro esempio ai più semplici e fedeli
all'obbedienza. Invero troppe volte i mali, che vengono giudicati da nulla, se
tralasciati, costruiti e irrobustiti con l'andar del tempo, diventano non più
correggibili ».
2196 Davvero, papa Gregorio, di santa memoria,
aveva troppa fiducia di frate Elia a motivo della grande onestà dei costumi che
scorgeva in lui e della singolare prudenza e scienza, per la quale si riteneva
che fosse superiore a tutti gli altri religiosi di quel tempo. Non sapeva,
infatti, il sommo Pontefice, in qual modo frate Elia era stato contrario a san
Francesco e che seguiva ed operava e insegnava molte cose curiose segretamente,
e che incoraggiava e seminava idee e modi di vivere contrari o discordanti
dalla regolare perfezione, e che era operatore e autore .li rilassamento e
impurità e che si sforzava di estinguere lo spirito e seppellire l'intenzione
del fondatore e tentava con i suoi seguaci, mediante opinioni di nuovo conio,
di insegnare principi umani al posto di quelli divini.
2197 Ma poiché egli fu il primo e
cosciente inventore di questa seduzione contro il sommo Pontefice e confidò
nelle sue idee e nella sua prudenza più che nella santità e volontà e comando
di Dio, che aveva ascoltato e ricevuto dal fondatore Francesco, mandato dal
cielo sia per lui sia per gli altri; perciò, imitando la cecità della sua mente
e inceppato e imprigionato dal laccio del compiacimento di se stesso, divenuto
il principe della neroniana persecuzione dei santi, alla fine, con la stessa
spada con la quale aveva percosso i santi suoi frati, percosse anche se stesso
con i suoi seguaci e si uccise.
Infatti, scomunicato dal predetto
santo pontefice Gregorio, perché sembrava passato al seguito dell'imperatore,
nella scomunica morì per colpa o negligenza del suo successore, frate Alberto,
che trascurò di presentare al Papa la lettera di scusa e di soddisfazione di
frate Elia. Quando lo stesso frate Alberto da Pisa morì, nella tasca interna
della tonaca fu trovata la lettera di soddisfazione che doveva essere portata
al Papa. E, come per causa di lui fu nascosta al sommo Pontefice la verità
sulla vita dei santi frati, ed anzi fu convinto di una menzogna, così la sua
lettera di soddisfazione, che dichiarava il suo proposito e la sua obbedienza,
in qualsiasi maniera fossero ritenute, non giunse al sommo Pontefice, ed egli
mori disobbediente alla Chiesa e separato dalla Religione assieme ai suoi
compagni.
2198 Ma ritorniamo ai fatti da lui compiuti contro
il primo frate di san Francesco e contro gli altri uomini spirituali.
2199 4. Fondato, dunque, sull'autorità del sommo
Pontefice, colui che aveva scelto come sua regola di rettitudine e di virtù il
compiacimento di se e la sua volontà.