Seconda lettera ai fedeli - Ordine Francescano Secolare - fraternità di Monza

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L’ Ordine Francescano Secolare è costituito da cristiani che per una vocazione specifica, mediante una Professione Solenne, si impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di San Francesco, nel proprio stato secolare, osservando una Regola specifica approvata dalla Chiesa.
LETTERA   AI   FEDELI  (Seconda redazione)
[179] 1Nel nome del Signore, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.
A tutti i cristiani religiosi, chierici e laici, uomini e donne, a tutti gli abitanti del mondo intero, frate Francesco, loro servo e suddito, ossequio rispettoso, pace dal cielo e sincera carità nel Signore.
[180] 2Poiché sono servo di tutti, sono tenuto a servire tutti e ad amministrare le fragranti parole del mio Signore. 3E perciò, considerando che non posso visitare personalmente i singoli, a causa della malattia e debolezza del mio corpo, mi sono proposto di riferire a voi, mediante la presente lettera e messaggio, le parole del Signore nostro Gesù Cristo, che è il Verbo del Padre, e le parole dello Spirito Santo, che sono spirito e vita.
 
I.
IL VERBO DEL PADRE
[181] 4L'altissimo Padre celeste, per mezzo del santo suo angelo Gabriele, annunciò questo Verbo del Padre, così degno, così santo e glorioso, nel grembo della santa e gloriosa Vergine Maria, e dal grembo di lei ricevette la vera carne della nostra umanità e fragilità.
[182] 5Lui, che era ricco sopra ogni altra cosa, volle scegliere in questo mondo, insieme alla beatissima Vergine, sua madre, la povertà.
[183] 6E, prossimo alla passione, celebrò la pasqua con i suoi discepoli, e prendendo il pane, rese grazie, lo benedisse e lo spezzò dicendo: " Prendete e mangiate, questo è il mio corpo". 7E prendendo il calice disse: " Questo è il mio sangue della nuova alleanza, che per voi e per molti sarà sparso in remissione dei peccati". 8Poi pregò il Padre dicendo: " Padre, se è possibile passi da me questo calice".  9E il suo sudore divenne simile a gocce di sangue che scorre per terra. 10Depose tuttavia la sua volontà nella volontà del Padre dicendo: " Padre, sia fatta la tua volontà; non come voglio io, ma come vuoi tu".
[184] 11E la volontà di suo Padre fu questa, che il suo figlio benedetto e glorioso, che egli ci ha donato ed è nato per noi, offrisse se stesso, mediante il proprio sangue, come sacrificio e vittima sull'altare della croce, 12non per se, poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose,ma in espiazione dei nostri peccati, 13lasciando a noi l'esempio perché ne seguiamo le orme. 14E vuole che tutti siamo salvi per mezzo di lui  e che lo riceviamo col cuore puro e col nostro corpo casto.
[185] 15Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero.
 II.
DI QUELLI CHE NON VOGLIONO OSSERVARE I COMANDAMENTI DI DIO.

[186] 16Coloro che non vogliono gustare quanto sia soave il Signore e  preferiscono le tenebre alla luce, rifiutando di osservare i comandamenti di Dio, sono maledetti; 17di essi dice il profeta: " Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti". 18Invece, quanto sono beati e benedetti quelli che amano il Signore e fanno così come dice il Signore stesso nel Vangelo: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima, e il prossimo tuo come te stesso".
III.
DELL'AMORE DI DIO E DEL SUO CULTO.

[187] 19Amiamo dunque Dio e adoriamolo con cuore puro e mente pura, poiché egli stesso, ricercando questo sopra tutte le altre cose, disse: I veri adoratori adoreranno il Padre nello spirito e nella verità.
20Tutti infatti quelli che lo adorano, bisogna che lo adorino nello spirito della verità.

[188] 21Ed eleviamo a lui lodi e preghiere giorno e notte, dicendo: " Padre nostro, che sei nei cieli", poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci.
IV.
DELLA VITA SACRAMENTALE.

[189] 22Dobbiamo anche confessare al sacerdote tutti i nostri peccati e ricevere da lui il corpo  e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo. 23Chi non mangia la sua carne e non beve il suo sangue, non può entrare nel regno di Dio. 24Lo deve però mangiare e bere degnamente, poiché chi lo riceve indegnamente mangia e beve la sua condanna, non discernendo il corpo del Signore, cioè non distinguendolo dagli altri cibi.
[190] 25Facciamo, inoltre, frutti degni di penitenza. 26E amiamo i prossimi come noi stessi. 27E se uno non vuole amarli come se stesso, almeno non arrechi loro del male, ma faccia del bene.
V.
DEL GIUDICARE CON MISERICORDIA.

[191] 28Coloro poi che hanno ricevuto l'autorità di giudicare gli altri, esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; 29infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia.
[192] 30Abbiamo perciò carità e umiltà e facciamo elemosine, perché l'elemosina lava l'anima dalle brutture dei peccati. 31Gli uomini infatti perdono tutte le cose che lasciano in questo mondo, ma portano con se la ricompensa della carità e le elemosine che hanno fatto, di cui avranno dal Signore il premio e la degna ricompensa.
VI.
DEL DIGIUNO CORPORALE E SPIRITUALE.
[193] 32Dobbiamo anche digiunare e astenerci dai vizi e dai peccati e da ogni eccesso nel mangiare e nel bere ed essere cattolici. 33Dobbiamo anche visitare frequentemente le chiese e venerare e usare reverenza verso i chierici, non tanto per loro stessi, se sono peccatori, ma per l'ufficio  e l'amministrazione del santissimo corpo e sangue di Cristo, che sacrificano sull'altare e ricevono e amministrano agli altri.
[194] 34E siamo tutti fermamente convinti che nessuno può essere salvato se non per mezzo delle sante parole e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo , che i chierici pronunciano, annunciano e amministrano. 35Ed essi soli debbono amministrarli e non altri. 36Specialmente poi i religiosi, i quali hanno rinunciato al mondo, sono tenuti a fare molte altre cose e più grandi, senza però tralasciare queste.

VII.
DELL'AMORE VERSO I NEMICI.
[195] 37Dobbiamo avere in odio i nostri corpi con i vizi e i peccati, poiché il Signore dice nel Vangelo: Tutte le cose cattive, i vizi e i peccati escono dal cuore.
[196] 38Dobbiamo amare i nostri nemici e fare del bene a coloro che ci odiano. 39Dobbiamo osservare i precetti e i consigli del Signore nostro Gesù Cristo. 40Dobbiamo anche rinnegare noi stessi e porre i nostri corpi sotto il giogo  del servizio e della santa obbedienza, così come ciascuno ha promesso al Signore.
VIII.
DELL'UMILTA' NEL COMANDARE.
[197] 41E nessun uomo si ritenga obbligato dall'obbedienza ad obbedire a qualcuno la dove si commette delitto o peccato. 42E colui al quale è affidata l'obbedienza e che è ritenuto maggiore sia come il minore e servo degli altri fratelli, 43e usi e abbia nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di sé qualora si trovasse in un caso simile.
[198] 44E per il peccato commesso dal fratello non si adiri contro di lui, ma lo ammonisca e lo conforti con ogni pazienza e umiltà.

IX.
DEL FUGGIRE LA SAPIENZA CARNALE.
[199] 45Non dobbiamo essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo essere semplici, umili e puri. 46Teniamo i nostri corpi in umiliazione e dispregio, perché noi, per colpa nostra, siamo miseri, fetidi e vermi, come dice il Signore per bocca del profeta: " Io sono un verme e non un uomo, l'obbrobrio degli uomini e scherno del popolo".
47Mai dobbiamo desiderare di essere sopra gli altri, ma anzi dobbiamo essere servi e soggetti ad ogni umana creatura per amore di Dio.
 
X.
DEL SERVO FEDELE CHE DIVIENE DIMORA DI DIO.  
[200] 48E tutti quelli e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e dimora. 49E saranno figli del Padre celeste, di cui fanno le opere, 50e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. 51Siamo sposi, quando l'anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l'azione dello Spirito Santo.  52E siamo fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo. 53Siamo madri , quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l'amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri.

[201] 54Oh, come è glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre!
55Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!
56Oh, come è santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi, dicendo: " Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato. 57Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me.
58E  le parole che desti a me, le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te ed hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro e non per il mondo. Benedicili e santificali. 59E per loro io santifico me stesso affinché siano santificati nell'unità come lo siamo noi. 60E voglio, o Padre, che dove io sono  ci siano anch'essi con me, affinché vedano la mia gloria nel tuo regno".

[202] 61A colui che tanto patì per noi, che tanti beni ha elargito e ci elargirà in futuro, a Dio, ogni creatura che vive nei cieli, sulla terra, nel mare e negli abissi, renda lode, gloria, onore e benedizione, 62poiché egli è la nostra virtù e la nostra fortezza. Egli che solo è buono, solo altissimo, solo onnipotente, ammirabile, glorioso e solo è santo, degno di lode e benedetto per gli infiniti secoli dei secoli. Amen.
 XI.
DI COLORO CHE NON FANNO PENITENZA.
[203] 63Invece, tutti coloro che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, 64e compiono vizi e peccati, e che camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri, e non osservano quelle cose che hanno promesso, 65e servono con il proprio corpo il mondo, gli istinti della carne, le cure e le preoccupazioni del mondo le cure di questa vita, 66ingannati dal diavolo, di cui sono figli e ne compiono le opere, costoro sono ciechi, poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo. 67Questi non posseggono la sapienza spirituale, poiché non hanno in se il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre. Di essi dice la Scrittura: " La loro sapienza è stata divorata". 68Essi vedono, conoscono, sanno e fanno il male e consapevolmente perdono le loro anime.
[204] 69Vedete, o ciechi, ingannati dai nostri nemici, cioè dalla carne, dal mondo e dal diavolo, che al corpo è dolce fare il peccato ed è cosa amara servire Dio, poiché tutte le cose cattive, vizi e peccati, escono e procedono dal cuore degli uomini come dice il Signore nel Vangelo. 70E così non possedete nulla né in questo mondo né nell'altro. 71Credete di possedere a lungo le vanità di questo secolo, ma vi ingannate, perché verrà  il giorno e l'ora che non pensate, non conoscete e ignorate.
XII.
IL MORIBONDO IMPENITENTE.
[205] 72Il corpo è infermo, si avvicina la morte, accorrono i parenti e gli amici e dicono: " Disponi delle tue cose". 73Ecco, la moglie di lui, i figli, i parenti e gli amici fingono di piangere. 74Ed egli, sollevando gli occhi, li vede piangere e, mosso da un cattivo sentimento, pensando tra se dice: " Ecco, la mia anima e il mio corpo e tutte le mie cose pongo nelle vostre mani". 75In verità questo uomo è maledetto, poiché colloca la sua fiducia e affida la sua anima, il suo corpo e tutti i suoi averi in tali mani. 76Perciò dice il Signore per bocca del profeta: " Maledetto l'uomo che confida nell'uomo". 77E subito fanno venire il sacerdote. Gli domanda il sacerdote: " Vuoi ricevere la penitenza per tutti i tuoi peccati?". 78Risponde "Si". " Vuoi dare soddisfazione con i tuoi mezzi, così come puoi, per tutte le colpe e per quelle cose che hai defraudato e nelle quali hai ingannato gli uomini?". 79Risponde: "No". E il sacerdote: "Perché no?". 80"Perché ho consegnato ogni mio avere nelle mani dei parenti e degli amici". 81E incomincia a perdere la parola e così quel misero muore.
82Ma sappiamo tutti che ovunque e in qualsiasi modo un uomo muoia in peccato mortale senza compiere la soddisfazione sacramentale, e può farlo e non lo fa, il diavolo rapisce la sua anima dal suo corpo con una angoscia e sofferenza così grandi che nessuno può sapere se non chi ne fa la prova. 83E tutti i talenti e l'autorità e la scienza che credeva di possedere, gli sono portati via. 84Egli li lascia ai parenti ed agli amici, ed essi prendono il patrimonio e se lo dividono e poi dicono: "Maledetta sia la sua anima, poiché poteva darci e acquistare più di quanto acquistò!". 85I vermi divorano il corpo; e così quell'uomo perde l'anima e il suo corpo in questa breve vita e va all'inferno ove sarà tormentato eternamente.
86Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

[206] 87Io frate Francesco, il più piccolo servo vostro, vi prego e vi scongiuro, nella carità che è Dio, e col desiderio di baciarvi i piedi, che queste parole e le altre del Signore nostro Gesù Cristo con umiltà e amore le dobbiate accogliere e attuare e osservare. 87bisE coloro che non sanno leggere, se le facciano leggere spesso, e le imparino a memoria, mettendole in pratica santamente sino alla fine, perché sono spirito e vita. E coloro che non faranno ciò, ne renderanno ragione nel giorno del giudizio davanti al tribunale di Cristo. 88E tutti quelli e quelle che con benevolenza le accoglieranno e le comprenderanno e ne invieranno copie ad altri, se in esse persevereranno fino alla fine, li benedica il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.    
LETTERA  A TUTTI I CHIERICI
SULLA RIVERENZA DEL CORPO  DEL  SIGNORE.
[207] 1Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all'ignoranza che certuni hanno riguardo al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle sue parole scritte, che santificano il corpo.
2Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.
3Niente infatti possediamo e vediamo corporalmente in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il corpo e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali siamo stati creati e redenti "da morte a vita".

[208] 4Tutti coloro, poi, che amministrano così santi ministeri, considerino tra sé, soprattutto quelli che li amministrano senza discrezione, quanto siano miserandi i calici, i corporali e le tovaglie sulle quali si compie il sacrificio del corpo e del sangue del Signore nostro.
5E da molti viene lasciato in luoghi indecorosi, viene trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato agli altri senza discrezione.

[209] 6Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate, 7perché "l'uomo carnale non comprende le cose di Dio".
8Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si consegna nelle nostre mani e noi l'abbiamo a nostra disposizione e ce ne comunichiamo ogni giorno?
9Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani?
10Orsù, di tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci;
11e ovunque troveremo il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo collocato e lasciato in modo illecito, sia rimosso di là e posto e custodito in un luogo prezioso.
12Ugualmente, ovunque siano trovati i nomi e le parole scritte del Signore in luoghi sconvenienti, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo decoroso.
13E sappiamo che è nostro dovere osservare tutte queste norme, sopra ogni altra cosa, in forza dei precetti del Signore e delle costituzioni della Santa Madre Chiesa.
14E colui che non si diporterà in questo modo, sappia che dovrà rendere "ragione" al Signore nostro Gesù Cristo "nel giorno del giudizio".
15E coloro che faranno ricopiare questo scritto perché esso sia meglio osservato, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio.  

LETTERA  AI  REGGITORI  DEI  POPOLI
[210] 1A tutti i podestà e consoli, magistrati e reggitori di ogni parte del mondo, e a tutti gli altri ai quali giungerà questa lettera, frate Francesco, vostro servo nel Signore Dio, piccolo e spregevole, a tutti voi augura salute e pace.
[211] 2Considerate e vedete che il giorno della morte si avvicina. 3Vi supplico perciò, con tutta la reverenza di cui sono capace, di non dimenticare il Signore, assorbiti come siete dalle cure e preoccupazioni di questo mondo, e di non deviare dai suoi comandamenti, poiché tutti coloro che dimenticano il Signore e si allontanano dai comandamenti di lui, sono maledetti e saranno dimenticati da lui.
4E quando verrà il giorno della morte, tutte quelle cose che credevano di possedere saranno loro tolte.
5E quanto più sapienti e potenti saranno stati in questo mondo, tanto maggiori saranno i tormenti che dovranno patire nell'inferno.

[212] 6Perciò io con fermezza consiglio a voi, miei signori, che, messa da parte ogni cura e preoccupazione, riceviate volentieri il santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo in sua santa memoria.
[213] 7E siete tenuti ad attribuire al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera si annunci, mediante un banditore o qualche altro segno, che siano rese lodi e grazie all'onnipotente Signore Iddio da tutto il popolo. 8E se non farete questo, sappiate che dovrete renderne ragione a Dio davanti al Signore vostro Gesù Cristo nel giorno del giudizio.
9Coloro che riterranno presso di se questo scritto e lo metteranno in pratica, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio.
  
LETTERA   A   TUTTO   L'ORDINE.

[214]1 Nel nome della somma Trinità e della santa  Unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!
 
[215]2 A tutti i frati a cui debbo reverenza e grande amore, a frate... A., ministro generale della Religio­ne dei frati minori, suo signore, e agli altri ministri ge­nerali che succederanno a lui, e a tutti i ministri e custo­di e sacerdoti della stessa fraternità, umili in Cristo, e a tutti i frati semplici che vivono nell'obbedienza, primi e ultimi, 3 frate Francesco, uomo di poco conto e fragile, vostro piccolo servo, augura salute in Colui che ci ha re­denti e ci ha lavati nel suo preziosissimo sangue ([i]). 4 Ascoltando il nome di lui, adoratelo con timore e ri­verenza proni verso terra ([ii]): Signore Gesù Cristo, Figlio dell'Altissimo ([iii]) è il suo nome, che è benedetto nei secoli ([iv]).
[216] 5 Ascoltate, miei signori, figli e fratelli, e prestate orecchio alle mie parole ([v]). 6 Inclinate l'orecchio ([vi]) del vostro cuore e obbedite alla voce del Figlio di Dio. 7 Custodite nella profondità del vostro cuore i suoi pre­cetti e adempite perfettamente i suoi consigli. 8 Lodatelo poiché è buono ([vii]) ed esaltatelo nelle opere vostre ([viii]), 9poiché per questo ([ix]) vi mandò per il mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di lui con la parola e con le opere e facciate conoscere a tutti che non c'è nessuno Onnipotente eccetto Lui ([x]). 10 Perseverate nella disciplina ([xi]) e nella santa obbedienza, e adempite con proposito buono e fermo quelle cose che gli avete promesso. 11 Il Signore Iddio si offre a noi come a figli ([xii]).
 
I.
DELLA RIVERENZA VERSO IL CORPO DEL SIGNORE
 
[217]    12 Pertanto, scongiuro tutti voi, fratelli, ba­ciandovi i piedi e con tutto l'amore di cui sono capace, che prestiate, per quanto potete, tutta la riverenza e tut­to l'onore al santissimo corpo e sangue del Signore no­stro Gesù Cristo, 13 nel quale tutte le cose che sono in cielo e in terra sono state pacificate e riconciliate a Dio onnipotente ([xiii]).
 
II.
DELLA SANTA MESSA
 
[218]    14 Prego poi nel Signore tutti i miei frati sa­cerdoti, che sono e saranno e desiderano essere sacerdoti dell'Altissimo, che quando vorranno celebrare la Messa puri, in purità offrano con riverenza il vero sacrificio del santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo, con intenzione santa e monda, non per motivi terreni, né per timore o amore di alcun uomo, come se dovessero piacere agli uomini ([xiv]). 15 Ma ogni volontà, per quanto l'aiuta la grazia divina, si orienti a Dio, desi­derando con la Messa di piacere soltanto allo stesso sommo Signore, poiché in essa egli solo opera come a lui piace. 16 Poiché è lui stesso che dice: «Fate questo in memoria di me» ([xv]), se uno farà diversamente, diventa un Giuda  traditore e si fa reo del corpo e del sangue del Signore ([xvi]).
[219]    17 Ricordatevi, fratelli miei sacerdoti, ciò che è scritto riguardo alla legge di Mosè: colui che la trasgre­diva, anche solo nelle prescrizioni materiali, per senten­za del Signore, era punito con la morte senza nessuna misericordia ([xvii]).
18 Quanto maggiori e più gravi pene meriterebbe di patire colui che avrà calpestato il Figlio di Dio e contaminato il sangue dell'alleanza, nel quale è santi­ficato, e recato oltraggio allo Spirito della grazia ([xviii]).
19 L'uomo, infatti, disprezza, contamina e calpesta l'Agnello di Dio quando, come dice l'Apostolo, non distin­guendo nel suo giudizio ([xix]), né discernendo il santo pane di Cristo dagli altri cibi o azioni, lo mangia indegna­mente o, pur essendone degno, lo mangia con leggerezza e senza le dovute disposizioni, sebbene il Signore dica per bocca del profeta: «Maledetto l'uomo, che compie con frode l'opera di Dio» ([xx]).
20 E il Signore condanna i sa­cerdoti che non vogliono prendere a cuore con sincerità queste cose, dicendo: «Maledirò le vostre benedizioni» ([xxi]).
 
[220]    21 Ascoltate, fratelli miei. Se la beata Vergine è così onorata, come è giusto, perché lo portò nel suo san­tissimo seno; se il beato Battista tremò di gioia e non osò toccare il capo santo del Signore; se è venerato il se­polcro, nel quale egli giacque per qualche tempo; 22 quanto deve essere santo, giusto e degno colui che stringe nelle sue mani, riceve nel cuore e con la bocca ed offre agli altri perché ne mangino, Lui non già morituro, ma eternamente vincitore e glorificato, sul quale gli an­geli desiderano volgere lo sguardo ([xxii])! 23 Badate alla vostra dignità, fratelli sacerdoti, e siate santi perché egli è santo ([xxiii]).
24 E come il Signore Iddio vi ha onorato sopra tutti gli uomini, con l'affidarvi questo ministero, così voi amatelo, riveritelo e onoratelo più di ogni altro uomo. 25 Grande miseria sarebbe, e miseranda meschini­tà se, avendo lui cosi presente, vi curaste di qualunque altra cosa che esista in tutto il mondo.
 
[221]    26 Tutta l'umanità trepidi, I'universo intero tre­mi e il cielo esulti, quando sull'altare, nella mano del sa­cerdote, si rende presente Cristo, il Figlio del Dio vivo ([xxiv]). 27 O ammirabile altezza e degnazione stupenda!
O umiltà sublime! O sublimità umile, che il Signore dell'universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascon­dersi, per la nostra salvezza, sotto poca apparenza di pane!
28 Guardate, fratelli, I'umiltà di Dio, ed aprite da­vanti a lui i vostri cuori ([xxv]); umiliatevi anche voi, perché siate da lui esaltati ([xxvi]).
29 Nulla, dunque, di voi trat­tenete per voi, affinché totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si offre.

III.
DELL'UNICA MESSA DELLA FRATERNITÀ
[222]  30 Per questo motivo ammonisco ed esorto nel Signore, che nei luoghi in cui i frati dimorano, si celebri una sola Messa al giorno, secondo le norme della santa Chiesa.
 
[223]    31 Se poi nel luogo vi fossero più sacerdoti, I'uno, per amore di carità, si accontenti dell'ascolto della celebrazione dell'altro sacerdote, 32 poiché il Signore Gesù Cristo riempie di se stesso presenti ed assenti che sono degni di lui. 33 Egli, infatti, sebbene sembri es­sere in più luoghi, tuttavia rimane indivisibile e non co­nosce detrimento di sorta, ma uno e ovunque, come a lui piace, opera insieme con il Signore Iddio Padre e con lo Spirito Santo Paraclito per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
IV.
DELLA VENERAZIONE PER LA SACRA SCRITTURA
 
[224]    34 E poiché chi è da Dio ascolta le parole di Dio ([xxvii]), perciò noi, che in modo tutto speciale siamo de­putati ai divini uffici, dobbiamo non solo ascoltare e praticare quello che Dio dice, ma anche, per radicare in noi l'altezza del nostro Creatore e la nostra sottomissione a lui, custodire i vasi sacri e i libri liturgici, che conten­gono le sue sante parole.
 
[225]    35 Perciò, ammonisco tutti i miei frati e li in­coraggio in Cristo perché, ovunque troveranno le divine parole scritte, come possono, le venerino 36 e, per quanto spetti a loro, se non sono ben custodite o giaccio­no sconvenientemente disperse in qualche luogo, le rac­colgano e le ripongano in posto decoroso, onorando nelle sue parole il Signore che le ha pronunciate ([xxviii]). Mol­te cose infatti sono santificate ([xxix]) mediante le parole di Dio e in virtù delle parole di Cristo si compie il sacra­mento dell'altare.
 V.
CONFESSIONE DEL SANTO
 
[226]    38 Ed ora confesso al Signore Dio Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, alla beata sempre vergine Maria e a tutti i santi in cielo e in terra, a frate H. (Elia), ministro della nostra Religione, come a mio ve­nerabile signore, e ai sacerdoti del nostro Ordine e a tut­ti gli altri miei frati benedetti, tutti i miei peccati. 39 Ho peccato molto per mia grave colpa, specialmen­te perché non ho osservato la Regola, che ho promesso al Signore, e non ho detto l'ufficio, come la Regola pre­scrive, sia per negligenza sia a causa della mia infermità, sia perché sono ignorante e illetterato.
 
VI.
DELLA REGOLA E DELL'UFFICIO
 
[227]    40 Perciò scongiuro, come posso, frate H. (Elia) ministro generale, mio signore che faccia osservare da  tutti inviolabilmente la Regola, 41 e che i chierici di­cano l'ufficio con devozione, davanti a Dio, non preoccu­pandosi della melodia della voce, ma della consonanza della mente, così che la voce concordi con la mente, la mente poi concordi con Dio, 42 affinché possano piacere a Dio, mediante la purezza del cuore, piut­tosto che accarezzare gli orecchi del popolo con la mol­lezza del canto.
 
[228]    43 Per quanto mi riguarda, io prometto di os­servare fermamente tutte queste cose, come Dio mi darà la grazia, e le insegnerò ai frati che sono con me perché le osservino, riguardo all'ufficio e alle altre norme stabi­lite dalla Regola.
 
[229]    44 Quei frati, poi, che non vorranno osservare queste cose, non li ritengo cattolici, né miei frati; non li voglio neppure vedere né parlare con loro, finché non abbiano fatto penitenza.
 
[230]    45 Lo stesso dico anche per tutti gli altri che vanno vagando, incuranti della disciplina della Regola; 46 poiché il Signore nostro Gesù Cristo dette la sua vita per non venir meno all'obbedienza del Padre santis­simo ([xxx]).
 
[231]    47 lo, frate Francesco, uomo inutile e indegna creatura del Signore Iddio, dico in nome del Signore Ge­sù Cristo a frate H. (Elia), ministro di tutta la nostra Re­ligione e a tutti i ministri generali che succederanno a lui, e agli altri custodi e guardiani dei frati, che sono e saranno, che tengano presso di sé questo scritto, ad esso si conformino e lo conservino scrupolosamente. 48 E supplico gli stessi di custodire con sollecitudine e di fare osservare con grande diligenza le cose che vi sono scrit­te, secondo il beneplacito di Dio onnipotente, ora e sem­pre, finché durerà questo mondo.
 
[232]    49 E voi che farete queste cose siate benedetti dal Signore ([xxxi]), e il Signore sia con voi in eterno. Amen.
VII
PREGHIERA CONCLUSIVA
 
[233]    50 Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio concedi a noi miseri di fare, per la forza del tuo amore, ciò che sappiamo che tu vuoi, e di volere sempre ciò che a te piace, 51 affinché, interiormente purifica­ti, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spi­rito Santo, possiamo seguire le orme del tuo Figlio dilet­to, il Signore nostro Gesù Cristo, 52 e, con l'aiuto della tua sola grazia, giungere a te, o Altissimo, che nella Tri­nità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorio­so, Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.
 
LETTERA   AD   UN   MINISTRO.
[234]  1 A frate N... ministro. Il Signore ti benedica!
2 Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua  anima, che quelle cose che ti sono di impedimento nell'amare il Signore Iddio, ed ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri anche se ti coprissero di battiture, tutto questo devi ritenere come una grazia. 3 E così tu devi volere e non diversamente.
4 E questo tieni in conto di vera obbedienza da parte del Si­gnore Iddio e mia per te, perché io fermamente ricono­sco che questa è vera obbedienza.  5 E ama coloro che agiscono con te in questo modo, e non esigere da loro altro se non ciò che il Signore darà a te. 7 E in questo amali e non pretendere che diventino cristiani migliori.
 
[235]    8 E questo sia per te più che stare appartato in un eremo.
9 E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa ma­niera, e cioè: che non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; 10 e se non chiedesse per­dono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. 11 E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Si­gnore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli.
 
[236]    12 E avvisa i guardiani, quando potrai, che tu sei deciso a fare così.
 
[237]    13 Riguardo poi a tutti i capitoli della Regola che trattano dei peccati mortali, con l'aiuto del Si­gnore, nel Capitolo di Pentecoste, raccolto il consiglio dei frati, ne faremo un Capitolo solo in questa forma:
14 Se qualcuno dei frati, per istigazione del nemi­co, avrà peccato mortalmente, sia tenuto per obbedien­za a ricorrere al suo guardiano, 15 E tutti i frati, che fossero a conoscenza del peccato di lui, non gli fac­ciano vergogna né dicano male di lui, ma ne abbiano grande misericordia e tengano assai segreto il peccato del loro fratello, perché non i sani hanno bisogno del me­dico, ma i malati ([xxxii]). 16 E sempre per obbedienza sia­mo tenuti a mandarlo con un compagno dal suo custo­de.
17 Lo stesso custode poi provveda misericordiosa­mente a lui, come vorrebbe si provvedesse a lui medesi­mo, se si trovasse in un caso simile.
 
[238]    18 E se fosse caduto in qualche peccato venia­le, si confessi ad un fratello sacerdote. I9 E se in quel luogo non ci fosse un sacerdote, si confessi ad un suo fratello, fino a che possa trovare un sacerdote che lo as­solva canonicamente, come è stato detto. 20 E questi non abbiano potere di imporre altra penitenza all'infuori di questa: «Va' e non peccare più!» ([xxxiii]).
 
[239]    21 Questo scritto tienilo con te, affinché sia meglio osservato, fino al capitolo di Pentecoste; là sarai presente con i tuoi frati. 22 E queste e tutte le altre cose, che sono ancora poco chiare nella Regola, sarà vo­stra cura di completarle, con l'aiuto del Signore Iddio.
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